CARAMBA CHE FESTINO! - NELLE CARTE DELL’INCHIESTA “DOMINO” C’È UN PEZZO GROSSO DEL PD PUGLIESE, GIOVANNI DI CAGNO, CHE ANDAVA, SCORTATO DAI CARABINIERI (SIC!) A SCOPACCHIARE CON LE ESCORT PAGATEGLI DAL CASSIERE DEI BOSS - DURANTE UNO DEI TANTI INCONTRI, L’APPARTAMENTO-GARÇONNIERE A MONTECATINI FU SGOMBERATO IN FRETTA E FURIA DAGLI UOMINI DEL CLAN PROPRIO PERCHÉ STAVA ARRIVANDO DI CAGNO CON I CARAMBA…

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Ferruccio Sansa e Valeria Pacelli per il "Fatto quotidiano"

Fosse l'auto blu. Qui si parla di un pezzo grosso di area Pd pugliese che con la scorta dei carabinieri sarebbe andato a incontri hard. Basta? No, perché la signorina Cinzia gli sarebbe stata pagata dal presunto cassiere del clan mafioso più potente di Bari. Amici dei boss sarebbero stati fatti sloggiare in fretta e furia dall'appartamento per far posto agli incontri amorosi.

Piovono carte giudiziarie in Puglia. Da una parte gli atti dell'inchiesta "Domino" sui rapporti tra mafia e colletti bianchi. Dall'altra quelli sulla sanitopoli pugliese, dove sono citati uomini d'affari legati al Pd. Grattacapi in vista per il centrosinistra. Certo, il più nuovo e curioso è l'inchiesta Domino: già s'è detto ieri di Michele Labellarte, presunto cassiere del clan Parisi, che secondo gli investigatori avrebbe organizzato cene - raccontate anche da testimoni - cui avrebbero preso parte Nicola Latorre, Massimo D'Alema e Piero Fassino.

Non solo: secondo le informative della Guardia di Finanza, Labellarte avrebbe contribuito a organizzare la campagna elettorale di Latorre (che non è indagato). Circostanza che Latorre nega annunciando azioni legali. Ma ecco la novità: l'informativa del Gico della Finanza apre un nuovo scandalo escort. Parlano dei rapporti tra Labellarte e Giovanni Di Cagno, il suo avvocato. Si tratterebbe di rapporti "extra-professionali".

Non solo: "Incontri avvenuti tra l'avvocato Di Cagno e ‘donne', organizzati e in alcuni casi anche pagati da Labellarte". Da 400 a 800 euro a incontro. Il punto è che Di Cagno oltre a essere avvocato è figura di spicco del centrosinistra pugliese che lo ha spinto a Roma: prima come componente laico del Csm, poi come membro della Commissione di Garanzia per il diritto di sciopero. "È stato del Pci, poi dei Ds, oggi è Pd", spiega il suo avvocato Michele Laforgia. Di Cagno ha pure collaborato con la fondazione Italianieuropei di D'Alema.

Ma il punto non sono solo le escort, e nemmeno il fatto che fossero pagate, secondo la Finanza, dal presunto cassiere di un clan. Annotano gli investigatori: gli appuntamenti avvenivano a Roma, o a Montecatini Terme. E nella località termale si svolge un curioso siparietto: Labellarte si preoccupa perché l'appartamento per Di Cagno è occupato, forse, da amici di un boss.

È nervoso: si attiva "affinché l'appartamento venga liberato" perché "l'avvocato Di Cagno si sarebbe recato nell'appartamento accompagnato dalla scorta dei Carabinieri". Non pare bello che i militari si trovino di fronte qualcuno della mafia. Perché Di Cagno aveva la scorta? "Era membro della Commissione di Garanzia per il diritto di sciopero, potenziale obiettivo dei terroristi", spiega il suo avvocato. Alla fine tutto fila liscio, anche per i due innamorati. Che al telefono parlano cifrato, di "riunioni", "verbali", "arringhe". Senza toga, secondo gli investigatori.

Ma ci sono anche le diecimila pagine dell'inchiesta sulla sanità pugliese: descrivono una rete che partendo da uomini d'affari di area Pd (non indagati) cerca sponde verso l'Udc, si interessa a grandi affari petroliferi venezuelani condotti da latitanti e da Marcello Dell'Utri, ma punta anche al greggio libico contattando uomini legati a Gheddafi. Storie spesso note.

Ma ci sono dettagli inediti. Una delle figure chiave dell'inchiesta è l'imprenditore Francesco Ritella. Per la gdf è uno di quelli che in Italia "pur non dichiarando alcun reddito conducono una vita agiata, dispone di un'auto di lusso, di un ufficio in pieno centro a Bari e di un immobile di valore in Putignano". Ma non solo: "È faccendiere con conoscenze nel mondo politico e dell'alta finanza.

Si presenta come persona vicina all'allora Presidente dei Democratici di Sinistra, a cui ha espresso il proprio cordoglio per la scomparsa della madre". Il 23 dicembre 2007 l'informativa annota: ecco Ritella "adoperarsi per organizzare il regalo per il Presidente (D'Alema, estraneo all'inchiesta)". Annotano ancora gli investigatori: "È documentata l'amicizia di Ritella con l'allora Vicepresidente della Regione in carica, Sandro Frisullo, la vicinanza all'Assessore alla Salute della giunta Vendola, Alberto Tedesco e con D'Alema".

 

GIOVANNI DI CAGNOMassimo D'AlemaSandro Frisullo