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QUESTO GOVERNO È UNA CAMERA A GAS PER L’INDUSTRIA ITALIANA – GIAVAZZI: LA “GUERRA DEI DAZI” È UN COMODO DIVERSIVO, MOLTO PIÙ GRAVE È LA PRODUTTIVITÀ DELLA NOSTRA ECONOMIA - L’INCAPACITÀ DI RIDURRE IL COSTO DELL’ENERGIA, ALTISSIMO RISPETTO A FRANCIA, SPAGNA, GERMANIA, È UNO DEI FALLIMENTI DELLA MELONI – E NON C’ENTRA LA NOSTRA DIPENDENZA DAL GAS: A DECIDERE IL COSTO DELL’ENERGIA CHE AZZOPPA LA COMPETIVITÀ DELLE NOSTRE IMPRESE SONO POCHI OPERATORI (ENEL ENERGIA, ENI PLENITUDE, A2A, ERG, ETC.), CHE ANCORA OGGI INCASSANO I SUSSIDI ALLE RINNOVABILI MALGRADO COPRANO IL 52,5% DEL NOSTRO FABBISOGNO ELETTRICO – MA QUANDO LA CONFINDUSTRIA DI ORSINI TIRA IN BALLO IL COSTO DELL’ENERGIA, PERCHE' IL GOVERNO MELONI SI INFASTIDISCE TANTO? AH, NON SAPERLO…

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Francesco Giavazzi per il “Corriere della Sera”

Giavazzi Draghi

 

Per capire ciò che sta accadendo all’economia del mondo dobbiamo alzare lo sguardo al di là dei capricci di Trump e delle incertezze dei suoi interlocutori, a cominciare da Ursula von der Leyen.

 

In realtà, i problemi che entrambi i continenti, Stati Uniti ed Europa, oggi sono chiamati ad affrontare riguardano questioni più esistenziali di una disputa doganale che si sta trasformando in un grande cinema, peraltro già smorzato rispetto agli annunci del 2 aprile scorso, e destinato ad attenuarsi ulteriormente nel momento in cui i dazi, come già sta accadendo, rallenteranno l’economia americana alzando l’inflazione.

 

LA RESA DI URSULA VON DER LEYEN A DONALD TRUMP SUI DAZI - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

L’Ufficio per il bilancio del Congresso di Washington prevede per la fine dell’anno un rallentamento della crescita (da 1,8 del 2024 a 1,3%) e un’inflazione di un punto più alta a causa dei dazi che hanno già iniziato a spingere all’insù il prezzo dei prodotti importati: da 2 a 3%.

 

Ricordiamoci che fu l’inflazione il motivo più importante che indusse gli americani a votare per Trump, e che fra poco più di un anno negli Usa si voterà per rinnovare l’intera Camera dei deputati e un terzo dei senatori.

 

GIORGIA MELONI SU TIME

Ma quali sono le due questioni esistenziali? Negli Usa, è la centralità del dollaro come perno dell’economia mondiale, e di conseguenza la possibilità che gli Stati Uniti possano continuare, come hanno fatto per 80 anni, ad attirare risparmio dal resto del mondo e con questo finanziare il crescente eccesso delle spese, pubbliche e private, sulla produzione.

 

Questo dipende dalla possibilità che il dollaro, e le attività finanziarie denominate in dollari, in primis i titoli pubblici americani, continuino ad essere il rifugio sicuro per i risparmi dei cittadini di tutto il mondo, come lo sono stati, appunto per 80 anni. Da quando Trump è arrivato alla Casa Bianca questa certezza è meno solida, come mostrano la caduta del dollaro (un po’ più dell’11% negli ultimi sei mesi) e un po’ di fatica nelle emissioni di debito pubblico Usa.

 

tralicci energia elettrica 1

Per l’Europa la sfida è la produttività della nostra economia. Dopo mezzo secolo (1945-1995) durante il quale eravamo riusciti ad annullare la distanza dagli Stati Uniti nel nostro reddito pro-capite, questo divario negli ultimi trent’anni si è di nuovo allargato. I motivi ovviamente variano da Paese a Paese.

 

Ma il tratto comune è la lentezza nell’adozione delle tecnologie digitali, da Internet all’intelligenza artificiale, proprio quelle tecnologie che hanno guidato l’aumento della produttività americana negli ultimi trent’anni. E poi, e forse è il fattore più importante, il non essere stati capaci di sfruttare i benefici di un mercato unico, potenzialmente più esteso di quello Usa, e che invece rimane fortemente segmentato.

 

EMANUELE ORSINI ALL INIZIATIVA Piano industriale per l'Italia e l'Europa di Forza Italia

Da entrambi i lati dell’Atlantico sono problemi la cui soluzione richiede una forza politica che, per motivi diversi, né Trump né Ursula von der Leyen sembrano avere. E quindi per entrambi la «guerra dei dazi» è un comodo diversivo che consente loro di rimandare scelte che non vogliono o non hanno la forza di affrontare.

 

Ma gli effetti sui due lati dell’Atlantico sono diversi. Negli Stati Uniti un po’ più di inflazione e un rallentamento della crescita colpiscono un’economia solida, forte soprattutto nei settori che più spingono la crescita. Il rischio maggiore, uno sciopero negli acquisti di titoli pubblici americani, sembra molto poco probabile.

 

ENEL

Diversa è la situazione in Europa, e se vogliamo guardare più vicino a casa, in Italia. 

Nei suoi primi mille giorni di governo, Giorgia Meloni si è molto dedicata alle questioni internazionali e ultimamente si è molto spesa sui dazi, ma gli interventi del suo esecutivo sul nostro problema esistenziale, la produttività, quasi non si ricordano.

 

A2A

Cominciamo dai dati. Il livello della produttività del lavoro (dati Eurostat) era 102,6 nel 2022, è sceso a 100,6 nel 2023, a 100 nel 2024. Nel primo trimestre 2025 è sceso di nuovo: 98,8.

 

La caduta della produttività ha probabilmente due spiegazioni: interventi fiscali che hanno ulteriormente incentivato la nascita di mini-aziende (ad esempio il regime Iva forfettario per aziende con fatturato inferiore a 100.000 euro), e uno spostamento delle ore lavorate verso settori con minore valore aggiunto, cioè dall’industria ai servizi, ad esempio la ricezione turistica, e infatti i salari medi scendono riflettendo posti di lavoro con minore produttività.

 

enel energia - bollette

Né ha aiutato, dal 2024, l’abolizione dell’Ace, una norma che incentivava la capitalizzazione delle aziende. Facendo le somme, il prof Marco Leonardi calcola in circa 15 miliardi le risorse sottratte alle imprese dal 2022, a fronte dei quali ne sono state restituite 6-7, ma con misure che fanno fatica a partire.

 

Infine rimane eccessivo il costo dell’energia. 

comunita energetiche rinnovabili.

Per l’industria esso è stato, anche nei primi mesi del 2025, significativamente più alto rispetto alla Germania, non tanto per la nostra dipendenza dal gas ma soprattutto a causa della struttura del nostro mercato, fortemente interconnesso con il prezzo del gas naturale.

 

 

L’incapacità di ridurre questa dipendenza dal prezzo del gas è uno dei fallimenti del governo Meloni. Il risultato è che mentre in Germania il costo dell’elettricità si attesta intorno ai 66 €/MWh (megawatt per ora), a inizio maggio 2025 in Italia si registrava un prezzo medio di circa 80 €/MWh.

 

PLENITUDE

Infine, ma non meno importante, non aiuta il fastidio che il governo pare avvertire verso la concorrenza, quando si tratta di energia. I sussidi alle rinnovabili erano opportuni quando si trattava di far partire un nuovo mercato, ma lo sono ancora oggi quando l’energia prodotta da fonti rinnovabili copre il 52,5% del nostro fabbisogno elettrico, con l’idroelettrico che ha visto un incremento del 36,1%, l’eolico del 15,1% e il solare del 10,6? E chi riceve questi incentivi?

 

73 ferruccio de bortoli

Scrive Ferruccio de Bortoli su CorriereEconomia: «Nell’ipotesi ottimistica che le rinnovabili abbiano sostituito la produzione “a gas”, il costo di ogni tonnellata di CO 2 non emessa nell’atmosfera arriva a 409 euro. Ma il prezzo attuale dei certificati di emissione CO 2 è intorno ai 70 euro».

 

Quanti di questi sussidi vanno a centrali idroelettriche possedute da pochi operatori, ammortizzate da decenni, e che quindi producono ricche rendite? 

Se lo si chiede ci si scontra con limiti di privacy invalicabili. «È giusto?», si chiede de Bortoli.

 

IN ITALIA L’ELETTRICITÀ PIÙ CARA D’EUROPA

https://tg24.sky.it/economia/2025/05/30/energia-prezzo-elettricita-italia-europa#00

 

Il caro energia resta un tasto dolente per l’economia italiana. E le imprese sono tornate a chiedere al governo di intervenire per abbassare i costi: ad oggi l’Italia vanta il non invidiabile primato delle bollette dell’energia più salate d’Europa.

 

enel energia - bollette

Nel 2024 il prezzo all’ingrosso dell’elettricità in Italia è stato di 109 euro per megawattora. In Germania invece il costo si è fermato a 78 euro, in Spagna a 63 euro e in Francia a 58, poco più della metà di quello italiano. E anche nei primi mesi del 2025 si continuano a pagare prezzi ben più alti delle maggiori economie continentali.

 

IL CONFRONTO CON L’EUROPA

Guardando il mese di aprile 2025, emerge come il costo dell’elettricità in Italia è stato di 121 euro per megawattora. La Germania invece è ferma a 78 euro, e la Francia a 43 euro. In Spagna, invece, il prezzo è stato di appena 35 euro per megawattora, meno di un terzo di quello italiano. E queste disparità rendono difficile alle aziende competere con quelle europee.

Costo dell'energia in Italia

 

QUANTO GAS USA L’ITALIA

Tra le cause di questa differenza c’è la percentuale di energia elettrica generata con il gas: se l’Italia infatti vi ricorre per il 40% del totale, la Spagna è ferma al 17% e la Germania all’11%. Quasi nulla la quota della Francia, al 3%. Visto che il gas oggi è più costoso che in passato, l’Italia risente di questa situazione.

 

IL PESO DELLE RINNOVABILI

Costo dell'energia in Italia

Tra le opzioni per ridurre la quota di energia prodotta con il gas c’è quella di aumentare la produzione tramite fonti rinnovabili. E l’Italia sta già performando bene in questo campo: dall’inizio dell’anno infatti il 51% dell’elettricità è arrivata da queste fonti, contro il 49% derivante da gas e altri fossili.

 

LA SITUAZIONE ATTUALE

Guardando solo al mese di maggio, la situazione è ancora migliore: il 66% dell’energia elettrica è infatti prodotta da fonti rinnovabili, contro il 34% di gas e altri fossili. Tuttavia, non è sufficiente: finché è necessario accendere centrali a gas, anche solo poco, e pagheremo tutta l’elettricità come quella fatta con il gas, le bollette resteranno alte.

il costo dell'energia oggi

 

IL DISACCOPPIAMENTO ENERGIA-GAS

Per abbassare il prezzo delle bollette, infatti, potrebbe essere utile disaccoppiare il costo dell’energia, cioè sganciare il prezzo dell’elettricità da quello del gas metano dal quale - come visto - dipendiamo. Allentare questo meccanismo potrebbe abbassare le tariffe, ma per farlo serve una decisione europea e non tutti i Paesi sono d’accordo.