PARACULISMO DI MALTA SCUOLA - PER RIEMPIRE LE CASSE, IL GOVERNO DI MALTA METTE IN VENDITA LA CITTADINANZA (E QUINDI I DIRITTI DI “EUROPEO”) AI RICCONI DI TUTTO IL MONDO - MENTRE GLI IMMIGRATI CHE LAVORANO A LA VALLETTA SE LA PRENDONO IN SACCOCCIA

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Dal "Corriere della Sera"

Cittadini si diventa, basta aver compiuto 18 anni e disporre di 650 mila euro in contanti, più 500 mila da investire. Succede a Malta, perla mediterranea 80 km a Sud della Sicilia, porta europea sulle rotte migratorie dal Nord Africa, Stato tra i più piccoli e densamente popolati del mondo.

Secondo i calcoli dell'intraprendente premier Joseph Muscat, laburista quarantenne con studi economici tra Bristol e La Valletta, il nuovo piano del governo per attrarre nuovi cittadini porterà alle casse dello Stato fino a un miliardo di euro nei prossimi cinque anni, innescando una dinamica virtuosa a beneficio di scuole, sanità e occupazione.

Più che sull'amore per i tesori paesaggistici e archeologici dell'arcipelago che nei secoli ha accolto fenici, greci, romani, arabi, normanni, aragonesi... l'esecutivo punta sulla capacità d'investimento degli aspiranti maltesi. Non è una prima assoluta, programmi per attirare capitali e investimenti esistono già in Paesi come Gran Bretagna, Spagna, Grecia, Cipro, dove però i criteri - come l'obbligo di residenza - sono più selettivi.

Malgrado ogni singolo Stato Ue possa decidere in piena autonomia come concedere il passaporto, la flessibilità maltese ha richiamato l'attenzione di Bruxelles, tanto che la commissaria alla Giustizia Viviane Reding è intervenuta per ricordare che «non si vende» la cittadinanza europea - con l'annesso corredo di diritti, accesso al welfare e libertà di movimento in tutti i 28 Paesi dell'Unione (Malta ne fa parte dal 2004).

Proprio sotto le pressioni europee, negli ultimi giorni il governo Muscat ha introdotto l'obbligo di residenza di almeno un anno e ha garantito che le candidature saranno esaminate scrupolosamente. Un tetto massimo di 1.800 passaporti, proposto nei mesi scorsi, non è stato invece approvato.

L'opposizione di centrodestra non ha esitato a giocare la carta identitaria: «È come vendere l'anima che ci rende maltesi», tuona il leader nazionalista Simon Busuttil. Secondo i sondaggi oltre metà della popolazione è contraria al programma. «E i profughi che vivono qui da anni, lavorano duro, pagano le tasse? - si domanda Herman Grech del quotidiano Times of Malta -. Per loro niente passaporto. Concederlo solo ai ricchi è una forma di cinica xenofobia».

Un dibattito che incrocia il nodo irrisolto dei migranti in fuga dalla sponda Sud, pronti a rischiare la vita sui traghetti d'anime del Mediterraneo, al centro di penose dispute tra Stati, respinti o rinchiusi nelle strutture di identificazione e permanenza preventiva - in stridente contrasto con i paperoni arabi, cinesi, russi e americani accolti a braccia aperte.

 

JOSEPH MUSCATviviane redingSimon Busuttil