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CHE GRAN PEZZO DI MERZ – IL CANCELLIERE TEDESCO CON IL SUO APPECORONAMENTO TOTALE A TRUMP HA GIÀ FATTO INCAZZARE I SUOI CONCITTADINI, E GLI ALLEATI DELLA SPD CON CUI HA COSTRUITO UNA (FRAGILE) ALLEANZA – LA SUA POSIZIONE SBILANCIATA VERSO ISRAELE SPACCA ANCHE IL FRONTE EUROPEO: IL CRUCCO HA DETTO CHE NETANYAHU FA IL “LAVORO SPORCO” PER TUTTI CON L’IRAN (MA "BIBI" FA IL LAVORO SPORCO SOLO PER SE STESSO) - MACRON SOSTIENE CHE I RAID (COMPRESO QUELLO AMERICANO) NON SIANO UN’INIZIATIVA LEGITTIMA…

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Estratto da “La Deutsche vita”, la newsletter di Lisa Di Giuseppe per “Domani”

 

friedrich merz e donald trump alla casa bianca foto lapresse 6

[…] Anche stavolta non possiamo fare a meno di passare in rassegna cosa sta succedendo in politica. Come vi abbiamo raccontato già in altre occasioni, il cancelliere ha provato – soprattutto nelle prime settimane del suo mandato – a impostare il suo lavoro soprattutto in chiave estera.

 

Guadagnare credibilità sul piano mondiale, è il senso del ragionamento, è utile per far acquistare a Berlino nuova centralità e per controbilanciare la mancanza di esperienza in fatto di governo che gli rimproverano i suoi detrattori in patria.

 

Una linea che il cancelliere ha ribadito anche dal centro del Bundestag nelle sue comunicazioni al parlamento prima della riunione della Nato di questa settimana.

 

merz netanyahu

Una mossa che nell’ambito turbolenze mediorientali di questi giorni sembra aver funzionato: Merz è stato uno dei due capi di governo europei (insieme a Keir Starmer) che sono stati informati del bombardamento americano sui siti nucleari iraniani mentre gli aerei statunitensi erano in volo.

 

Ciononostante, il governo ha fatto qualche fatica a barcamenarsi nel decidere dove collocarsi sul piano internazionale. A differenza del caso ucraino, in questo contesto per Merz è più difficile proporre una linea alternativa a quella di Trump: dopo che infatti il governo tedesco era arrivato a un livello di durezza inusuale per gli standard di Berlino commentando la pulizia etnica in corso nella Striscia di Gaza, i toni sono cambiati.

 

olaf scholz e friedrich merz foto lapresse

Merz al G7 era finito al centro dell’attenzione mediatica per la sua frase sul fatto che Israele sta «svolgendo il lavoro sporco per noi». Un’espressione molto diretta, che dopo anni di freddezza anseatica scholzesca è musica per alcune orecchie a Berlino.

 

Più di qualcuno dissente, però. Nonostante alcuni tra i cancellieri più amati – Brandt, Schmidt o Kohl – fossero famosi per le loro espressioni sanguigne, la continenza verbale di sedici anni di Angela Merkel ha portato una certa moderazione nel dibattito pubblico.

 

Di conseguenza, Merz si è quasi trovato a dover giustificare la sua uscita.

 

friedrich merz e donald trump alla casa bianca foto lapresse 5

Paradossalmente, a tirarlo fuori d’impaccio è stata l’accelerazione nello scontro tra Israele e Iran: in quella partita, per Berlino (e la gran parte del resto d’Europa, in linea con la strategia di Washington) non ci sono dubbi sulla squadra a cui appartenere.

 

Israele ha il diritto di difendere se stesso e la sicurezza dei suoi cittadini, ha detto il cancelliere: «Senza l’Iran, il 7 ottobre 2023 non sarebbe stato possibile». Merz e il suo governo si sono riservati di esprimersi sulla legittimità dell’attacco di Israele: un punto su cui è arrivata invece dritta la risposta di Emmanuel Macron, che determinando che non si tratta di un’iniziativa legittima apre una faglia nel rapporto tra Parigi e Berlino.

 

[…]

donald trump e friedrich merz alla casa bianca foto lapresse 4