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IL GRANDE FREDDO PISAPIA- RENZI – L’EX SINDACO DI MILANO NON E’ CONVINTO DALL’OFFERTA DI INTESA ELETTORALE DI MATTEUCCIO:" RENZI OFFRE UN ACCORDO PERSONALE MA IO HO UN MIO MOVIMENTO E DEGLI ALLEATI – PISAPIA ASPETTA IL VOTO DELLE AMMINISTRATIVE
matteo renzi giuliano pisapia a milano pranzo con la moda
Goffredo De Marchis per la Repubblica
Chiedere a Giuliano Pisapia se il dialogo con il Pd di Matteo Renzi è partito bene significa ottenere una risposta molto netta: «Il dialogo non è partito né bene né male, non è proprio partito».
Che poi non è solo una valutazione politica, ma anche un punto letterale: «Ho letto sui giornali - si è sfogato l' ex sindaco di Milano con i suoi - che ci sarebbe stata una telefonata tra me e lui, ma io non lo sento da un po' di tempo». Inutile aggiungere quanto Pisapia sia infastidito dall' aver appreso in modo estemporaneo di offerte di alleanze tra il Pd e il suo Campo progressista.
Le puntate in chiaro di questa trattativa tutta da costruire sono queste: fallita la legge elettorale tedesca alla Camera, Renzi si è affrettato a offrire un accordo a Pisapia al Senato, dove la legge elettorale in vigore, scheletro del vecchio Porcellum, prevede la possibilità di correre in coalizione. Pisapia ha chiuso la porta («Non si può fare un' apertura in questo modo») poi ha un po' ammorbidito, mettendo subito in chiaro che, senza un progetto comune che preveda primarie di coalizione, non si va da nessuna parte.
Qualcosa si è mosso nella cerchia stretta renziana, Luca Lotti e Lorenzo Guerini hanno cercato di aprire un canale di comunicazione con l' entourage di Pisapia, ma i primi contatti non hanno ancora prodotto nemmeno un appuntamento. Per ora resta un velo di diffidenza reciproca.
Anche dal Pd ammettono: «Non è una cosa che si fa in due giorni».
Telefonate o no, tempi e modi della mossa renziana non convincono Pisapia: «È tutto molto improvvisato - ha spiegato ieri ai suoi interlocutori - ma non è riscoprendo da un giorno all' altro il valore della coalizione che si può impostare un discorso serio». Ciò che più spiace a Pisapia è il carattere per così dire "personale" dell' offerta politica:
«Renzi si rivolge a me come se io non avessi un mio movimento, come se non avessi degli alleati che vanno coinvolti in una discussione politica». Il senso è: come se si trattasse di accomodare in Parlamento una fetta di ceto politico all' ombra del Pd e non, invece, di provare a riaprire un grande cantiere fatto di idee, programmi e soluzioni conseguenti.
Una legge elettorale che prevede le coalizioni solo in un ramo del Parlamento è già un handicap oggettivo per chi fa della costruzione di un centrosinistra ampio e unito il proprio obiettivo. Ma l' handicap ancora più pesante è, per l' ex sindaco, un altro: «Non mi pare che Renzi abbia ancora le idee chiare su cosa fare». E cioè: è disposto ad aprire un tavolo di confronto sui programmi, a eliminare i veti ad personam e, soprattutto, a escludere la volontà di apparecchiare la prossima legislatura con le larghe intese con Berlusconi? C' è poi il nodo della legge elettorale.
Per Pisapia il Pd dovrebbe provare a spendersi per una riforma che introduca un meccanismo basato sulle coalizioni anche alla Camera. Anche se il progetto politico viene comunque prima della legge elettorale.
Dice Pisapia: «Adesso aspettiamo il voto amministrativo, dove in centinaia di comuni il centrosinistra si presenta unito e vediamo quanta forza può arrivare alle nostre idee dalle urne». La volontà è non spezzare il tenue filo di queste ore, ma senza una mossa convincente Pisapia è determinato a proseguire nel percorso già imboccato: un centrosinistra alternativo al Pd, con la benedizione di qualche padre nobile dell' Ulivo (Prodi in testa) e qualche paletto alla propria sinistra, per escludere dal progetto chi ripudia l' idea stessa di centrosinistra o chi propugna posizioni anti-Ue.
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