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Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"
Non è piaciuto a Magistratura Democratica l'apprezzamento delle norme pdl sui sequestri dei beni mafiosi fatto dal procuratore antimafia Pietro Grasso a La Zanzara di Radio24, sintetizzata dai conduttori in «premio speciale a Berlusconi per la lotta alla mafia». «Parole sconcertanti» per il segretario di Md, Pier Giorgio Morosini.
Ma il capo della Dna chiarisce: «Non sono diventato pazzo. Non do premi a nessuno, figuriamoci a Berlusconi. à solo una frase sballata che non ho pronunciato e non sono stato rapido a smentire. Ho solo dato atto al governo Berlusconi di quelle norme, che con Giovanni Falcone attendevamo dal '91. Ma, da anni, non gli ho mai risparmiato critiche sulla delegittimazione dei magistrati e sul non aver varato norme contro il riciclaggio, la corruzione, il falso in bilancio, l'evasione fiscale e così via».
Ad innescare la polemica era stata sabato la domanda se Berlusconi non meritasse un «premio» per gli aumentati sequestri ai beni dei mafiosi: alla quale Grasso non aveva risposto se non specificando il suo apprezzamento relativo però solo a quelle norme. A farla divampare anche l'altro quesito relativo all'intervento del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia al congresso dei Comunisti Italiani (con l'affermazione «sono un partigiano della Costituzione»).
Grasso si danna: «Non ho parlato io di premio. Anche se per onestà intellettuale devo dire che quella riforma è assolutamente positiva. Nel 2008 Alfano, appena insediato, mi domandò cosa ci servisse. Chiesi quella norma che Martelli aveva promesso 17 anni fa e che facilita l'azione di prevenzione per magistrati e poliziotti».
«Su Ingroia - continua Grasso - mi è stato chiesto se avrei fatto come lui. Ho detto di no perché ritengo che un magistrato non debba parlare su un palco. Da sempre condivido il monito del presidente Napolitano che un magistrato deve apparire oltre che essere indipendente». Il pdl Gasparri vi legge una sua discesa in politica. à così? «Ma quando mai?».
Morosini, gip a Palermo, evidenzia: «La politica antimafia del governo Berlusconi è stata di tanti proclami e poca sostanza». Secondo il vice presidente del Gruppo Pdl della Camera, Jole Santelli, si tratta di «parole inquietanti». «Sui sequestri ci sono leggi collaudate - continua Morosini - e gli esiti positivi sono dipesi da magistrati e poliziotti. La denigrazione sistematica dei magistrati non può essere annoverata nella lotta alla mafia. Il codice antimafia brilla per lacune. Non ha fatto nulla in tema di evasione fiscale e corruzione, per non parlare delle leggi che hanno agevolato il rientro di capitali mafiosi e delle mancate norme per colpire le alleanze tra politici e boss».
«Sono tutte cose che ho sempre sostenuto - evidenzia Grasso -. Ho solo detto che il pacchetto Maroni conteneva una norma giusta, che avevo contribuito ad approvare in memoria di Falcone. Non posso andar bene quando chiedo la verità sulle stragi, contesto i tagli ai fondi sui pentiti e sento per primo Spatuzza ed essere crocifisso su una frase mai detta».
L'ex ministro dell'Interno, Maroni, ringrazia per il «riconoscimento postumo» e rivendica: «Quelle leggi le ho introdotte io». Mentre per Fabrizio Cicchitto «l'intervento di Md dimostra che Ingroia non è un caso a sé stante, ma che c'è una associazione organizzata di magistrati collocata in modo organico nella lotta politica».
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