grillo draghi

COME SONO LONTANI I TEMPI IN CUI GRILLO DEFINIVA DRAGHI "UNA MARY POPPINS UN PO’ SUONATA", ORA SUPERMARIO E’ IL NUOVO PUPILLO DELL’ELEVATO CHE SI AUTONOMINA "SARTO" DELLA COALIZIONE CON ‘RENZIE IL KILLER’, ‘LO PSICONANO’ E IL ‘TRADITORE SALVINI’ – LO SHOW CON I VERTICI DEL M5S. A CONTE: “POTRESTI FARE IL MINISTRO DEL RECOVERY” (AGLI ESTERI NO, PERCHE’ TIFAVA TRUMP, AGGIUNGE UN PENTASTELLATO),  LE BATTUTE A FRACCARO E BONAFEDE: “NON AVETE FATTO GRANCHÉ, VI SIETE FATTI FREGARE DAL PD”, CASALEGGIO SI IMBUCA E CHIEDE IL VOTO SU ROUSSEAU. MA AL SENATO RESTA LA FRONDA DI DIBBA&CO. ALLA FINE SARANNO 8-10… - IL DAGO-REPORT

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/mentre-grillo-ha-gia-nuovo-pupillo-si-chiama-mario-draghi-260346.htm

 

Alessandro Trocino per corriere.it

 

grillo crimi

Le risate si sentono cinque piani più sotto, con i cronisti che allungano orecchie e microfoni per captare le voci dal palazzo dei gruppi parlamentari, ma si ode solo l’eco di un vocione teatrale e ogni tanto un applauso, a puntellare le battute. Non somiglia granché a una riunione di partito quella che tengono i 5 Stelle prima dell’incontro con il premier incaricato Mario Draghi;

 

è piuttosto qualcosa a metà tra un team building, una seduta per rinvigorire un gruppo demotivato, e uno di quegli show che riempivano i teatri. «Beppe Grillo is back» e molti dei presenti devono ridere tanto per dimenticare che il Movimento si sta per sedere al tavolo con Mario Draghi (che il fondatore definì una «Mary Poppins un po’ suonata») con «Renzie» il «killer politico», con lo «psiconano» Silvio Berlusconi e con l’ex alleato «traditore», Matteo Salvini.

 

MARIO DRAGHI

Il ruolo dell’ex premier, sindaco o ministro

Il gruppo è allo sbando, decine di senatori sono ostili a Draghi, che a loro ricorda il governo tecnico di Mario Monti («Rigor Monti» o «Bin Loden», per citare altri epiteti del fondatore).

 

Riconvertire idee e pregiudizi è un’operazione a cuore aperto e per questo Grillo si dedica innanzitutto al gruppo dirigente (seguirà post). Gli avevano chiesto in molti un incontro, compreso Giuseppe Conte, ma il fondatore non ne può più di richieste, suppliche e lamentele, quindi indice la riunione-show collettiva. Ed è prodigo di battute, quelle che fanno ridere tutti meno l’interessato. All’ex premier dice: «Tu dovresti fare il ministro al Recovery».

 

L’alternativa sarebbe un ruolo agli Esteri, ma Luigi Di Maio non apprezza. E poi, sussurrano, «può andare alla Farnesina uno che tifava per Trump?». Il protagonismo di Conte piace e preoccupa. Si iscriverà? Entrerà nel direttorio? Farà parte della Nato? «Ma ci vuole andare Renzi». Il Commissario europeo? «Ma Gentiloni non si schioda, fanno 30 mila euro lorde al mese».

grillo di maio

 

E perché non sindaco di Roma? Grillo scherza anche con Fraccaro e Bonafede: «Non avete fatto granché, vi siete fatti fregare dal Pd». A Federico D’Incà: «Ti piacerebbe fare ancora il ministro eh». Uno dei partecipanti la chiama «festicciola delle medie» e lo spirito di questi 45 minuti è quello.

 

 

Le critiche al figlio del fondatore

C’è anche un «imbucato speciale», come viene chiamato: è Davide Casaleggio. Raccontano che stesse per andare altrove quando ha saputo dell’incontro e si è autoinvitato. «A che titolo? - protestano in chat - Ha passato anni a dire che non aveva un ruolo politico». Ad aumentare i mugugni, Casaleggio arriva accompagnato da Enrica Sabatini, di Rousseau. Stessa domanda: a che titolo?

 

grillo

Casaleggio ha bisogno di rientrare in gioco, vede con favore il governo («pensa agli affari») e preme perché si voti sulla sua creatura digitale. L’ipotesi non piace a molti, perché riattiva un legame che si era raffreddato. Ma i vertici sono favorevoli soprattutto per consentire ai riluttanti - se i militanti diranno sì - di cambiare idea e sposare Draghi senza troppi rimorsi.

 

I dubbi a Palazzo Madama

Gli indecisi sono troppi. Al Senato si parla di una quarantina. In molti scommettono che alla fine i no saranno 8-10, oltre a qualche assenza strategica. Laura Bottici, questore, è in attesa: «Parto da un no, ma sto aspettando che qualcuno mi convinca. Quando sento la parola Draghi mi viene la pelle d’oca, ma per decidere voglio capire bene cosa ci propone». Di Battista, invece, non ha dubbi. Carlo Sibilia è sferzante: «Se parla da solo non può certo cambiare idea. Forza Italia? Abbiamo digerito Lega e Pd, possiamo digerire anche Berlusconi».

 

 

BEPPE GRILLO INDICA LA VIA: SARÒ IO IL SARTO DI QUESTA COALIZIONE

Tommaso Labate per corriere.it

 

GRILLO CRIMI DRAGHI

«Giuseppe, non ha senso che ci vediamo io e te da soli. Vieni ché ho molte cose da dirvi, ho parlato con Draghi». Durante il viaggio che l’ha portato a Roma, venerdì sera, Beppe Grillo ha ricevuto una telefonata di Giuseppe Conte. L’«elevato», come il garante del M5S aveva ribattezzato l’ex premier all’epoca in cui aveva dovuto lanciare secchiate d’acqua per spegnere le fiamme del fuoco amico, chiede se è possibile anticipare l’incontro del gotha pentastellato con un faccia a faccia per chiarirsi bene prima le idee e dare una regia a una situazione che poteva sfuggire di mano.

mandraghi

 

Se Grillo ha lasciato cadere la cosa, invitando Conte a sedersi direttamente al tavolo assieme a Di Maio e compagnia, è perché le idee, al garante, non sono mai state così chiare come adesso. E così, quando si è trovato di fronte tutti i pezzi da novanta del M5S più Conte, Grillo ha spiegato come Draghi «sarà la nostra salvezza» perché «non esiste in questo momento una soluzione migliore per il Paese». La telefonata dell’altro giorno col premier incaricato gli ha aperto gli occhi; e l’ha convinto, tanto per fare un esempio, che la maggioranza dei provvedimenti che saranno nel cuore dell’agenda di governo e del Recovery plan sono in realtà figli dello spirito originario del Movimento: sviluppo sostenibile, green, giovani, l’attenzione a un mercato del lavoro che contempli risorse ai non garantiti e altro ancora.

 

GRILLO CRIMIdraghi poppins

Quanto al reddito di cittadinanza — di cui anche Di Maio aveva parlato settimane fa sottolineando la necessità di un «tagliando» soprattutto per quanto riguarda la parte delle politiche attive — non c’è nulla da temere. In fondo, misure di sostegno simili, in Europa, ci sono praticamente ovunque; e non è detto che finisca in quel «debito cattivo» di cui l’ex presidente della Bce aveva parlato a Rimini mesi fa, anzi. Fedele o meno che sia stata la ricostruzione della telefonata col presidente del Consiglio incaricato, Grillo ha spiegato che il M5S, su Draghi, deve puntare tutto.

drag queen

 

Con la stessa foga con cui nell’agosto del 2019 aveva respinto al mittente le ipotesi che portavano al voto anticipato («Se si vota, il M5S è fi-ni-to», disse ricevendo Di Maio e Di Battista a Marina di Bibbona), ieri il garante ha delineato un orizzonte in cui l’ex presidente della Bce può essere nel medio periodo «il punto di riferimento» di «un’area moderata», trainata da M5S e Pd, che contempli tutti gli oppositori di Salvini e della Meloni.

 

beppe grillo

E che per questo non è possibile, né immaginabile, che l’occasione di questo governo venga lasciata nelle mani di chicchessia, men che meno della Lega. «In questa fase sarò un sarto», si è lasciato sfuggire nella sua trasferta capitolina Grillo, anche davanti a Draghi. Il «sarto» della coalizione Draghi, per essere più precisi. L’uomo che più di ogni altro ha soffiato sul fuoco della politica italiana negli ultimi vent’anni cambia parte in commedia e prende per sé il ruolo — come spiega un ex ministro grillino — «di rammendare e ricucire là dove il tessuto di questa svolta politica sembrerà scucito o strappato». Per ridurre al minimo la scissione nei M5S, certo; ma anche per evitare di muoversi in distonia con «l’alleato», e cioè il Pd.

 

 

BEPPE GRILLO E GIUSEPPE #CONTE

Quando di buon mattino gli ambasciatori del Nazareno lo contattano per avvertirlo dei problemi legati all’ingresso di ministri leghisti, Grillo ci pensa su e poi tira fuori dal cilindro la citazione di Platone, che userà qualche ora dopo. «Non conosco una via infallibile per il successo ma una per l’insuccesso sicuro: voler accontentare tutti». Al Pd la leggono come un messaggio a Draghi riferito alla smania dei salviniani di entrare nell’esecutivo; tra i M5S dell’ala anti-governista arriva invece il segnale che stavolta non ci sarà margine per tenere tutti dentro, chi non si allinea all’ortodossia è fuori, anche se riuscisse a portarsi via nome e simbolo (Casaleggio?).

ivan draghi

 

Certo, da qui a mercoledì — ultimo giorno di consultazioni — il «sarto» dovrà ricucire ancora. Ma la strada è segnata. «Le fragole sono mature», scrive sul blog segnalando una serie di proposte che, in un modo o nell’altro, sono già state concertate con Draghi. E poi sale in macchina e va via, evitando lo show del post-consultazione. Il sarto cuce e rammenda. Con l’obiettivo che buchi e strappi, se ci saranno, non debbano vedersi.

BEPPE GRILLO ALL HOTEL FORUMDI BATTISTA DRAGHIGRILLO