GRILLO DI LOTTA, CASALEGGIO DI GOVERNO - OGGI IN TV SVOLTA ISTITUZIONALE DEL COFONDATORE: “SE SAREMO IL PRIMO PARTITO DOPO IL VOTO, DIREMO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CHE IN CASO DI CRISI DI GOVERNO NOI SIAMO PRONTI A RICEVERE UN INCARICO”

Jacopo Iacoboni per La Stampa

Immaginate il Movimento cinque stelle di questa fase come un vinile, due lati. Il lato A è Grillo, che arriva in piazza Castello a Torino e si lancia in invettive, contro Schultz, Renzi, la Merkel, ma stranamente poco approfitta dei tanti casi in area Pd piemontese. Schulz l'aveva paragonato a Stalin, e Grillo nelle risse mena sempre più forte, è un vecchio principio della strada (accanto all'altro, di menare per primi), «guarda, Schulz, se non c'era Stalin tu e i tedeschi a quest'ora stavate coi nazisti e la svastica in fronte».

Poi, colpendo Renzi, in realtà ferisce la Merkel, «l'ebetino in Europa va solo a fare due leccate al c... della Merkel». «Dicono che io sono Hitler?! Io sono oltre, Hitler. Senza di noi, in Italia avreste i nazisti». La frase girerà il mondo. Mentre la dice, Grillo strabuzza gli occhi come quando fa l'invasato. In piazza la vedono come una performance, non come le dichiarazioni di un politico. «Grillo è così», dice una placida pensionata sabauda, capelli azzurrini, due figli, tutta la famiglia pro M5S. È così, e loro lo accettano. Non gli importa della volgarità.

Poi ci sono i b-sides. Gianroberto Casaleggio ieri ha registrato una puntata di «In mezz'ora», la trasmissione di Lucia Annunziata, prima giornalista a portarlo in tv. Si presenta con il cappellino giallo in testa, ci tiene a mostrarsi guarito e in forma, racconta di sé - cosa inusuale - attacca molto Renzi ma, sorpresa, compie una svolta diciamo così «istituzionale» del Movimento: «Se saremo il primo partito dopo il voto - dice più o meno - diremo al presidente della Repubblica che in caso di crisi di governo noi siamo pronti a ricevere un incarico, se lui ce lo desse». Insomma, dal no no no a una forma di responsabilità.

In realtà lato A, roco, e b-side, istituzionale, sono d'accordo. Il Grillo della città antifascista, la città di Gobetti, una città intimamente, umanamente, si potrebbe dire, "di sinistra", è sì pugilistico («le manette non mi interessano, mi interessa fare un processo pubblico, non violento, - aggiunge dopo - a chi è stato connivente»), ma soprattutto nazionalpopolare; è lo stesso che poi domani sarà da Vespa. Lui nazionalpopolare, Casaleggio invece a parlare di scenari al pubblico della terza rete.

Funziona, dal punto di vista elettorale, questa doppiezza? In piazza Castello ieri c'era tanta gente, fin oltre le fontane a terra; ma non era la piazza dello Tsunami tour. Tuttavia più che la sterile gara delle piazze, al voto conteranno le astensioni; il che rende tutto imprevedibile. Grillo qui poteva affondare nel burro su Greganti - iscritto al Pd a Torino, San Donato - e non l'ha fatto. Poteva devastare i personaggi torinesi vicini al sistema Fassino-Chiamparino, s'è limitato a una battuta sul sindaco, «quando ha alzato il dito medio moscio a momenti sveniva, è l'unico globulo rosso che ha».

Poteva attaccare sul caso Genovese, niente. Sul Tav ha lasciato che fosse il no tav Perino a dire «se i 4 arrestati sono terroristi, allora siamo tutti terroristi»; in piazza la saldatura no tav-M5s era simboleggiata da uno striscione «per ogni azione di lotta efficace e si prepara la gabbia del terrorismo», issato, pensate, sul milite sardo davanti a Palazzo Madama.

Pare un po' provato. Anche se mai come ora il M5s dipende dal Capo. La cosa più utile da registrare è sulla vexata quaestio dell'euro: uscita o no? «Chiederemo di eliminare il vincolo del 3%. Se ci dicono no, faremo un referendum e chiederemo di uscire dall'euro». Secco, chiaro, anche se di dubbia praticabilità giuridica e costituzionale. Poi lui è convinto che «ormai digos, dia e carabinieri votano tutti per noi». Inverificabile, ma lo ripete sempre; qui c'è qualcosa che non capiamo.

A Torino, tra no tav, no agli F35, molto reddito di cittadinanza, Grillo si sposta sempre a sinistra. In piazza ci sono i pannelli solari, allo stand-bar i cannoli siciliani (Torino è una città sicula, in certe aree tipo Regio parco), tra gli organizzatori spicca la consigliera Chiara Appendino, una che nel 2016 potrebbe sfidare il Pd per fare lei il sindaco. «Il vero problema di Torino è il sistema degli amici degli amici, la Cerchia; fanno affari anche senza bisogno, magari, di fare reati». È una tipa tosta, e andrà seguita.

 

GIANROBERTO CASALEGGIO E ELENA SABINA DEL MONEGOIL MATRIMONIO DI CASALEGGIO CASALEGGIO GIANROBERTO CASALEGGIO AL FORUM AMBROSETTI DI CERNOBBIO