DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Mattia Ferraresi per "il Foglio"
Il New York Times aveva nel cassetto un articolo pronto, ché la dipartita di un segretario della Difesa non si improvvisa. Da settimane il capo del Pentagono, Chuck Hagel, discuteva con il presidente i termini e la tempistica delle dimissioni, e ieri mattina è arrivato l’annuncio ufficiale.
Nel linguaggio prudente del Times la decisione è arrivata in seguito al “riconoscimento che la minaccia dello Stato islamico richiede una serie di qualità diverse da quelle per cui Hagel era stato nominato”, ma la frase che circola con più insistenza è quella di un anonimo funzionario della Casa Bianca: Hagel non era “up to the job”, non era in grado di affrontare le sfide militari che l’America si trova di fronte.
Un modo alternativo per descrivere la feroce lotta interna al team della Sicurezza nazionale, dove Hagel si è trovato quasi sempre dalla parte opposta rispetto all’esclusivo club dei pretoriani di Obama, l’inner circle che nel tempo ha alzato muri invece di aprire spazi interni di dialogo.
Dettaglio significativo: durante i briefing con il presidente e il team della Sicurezza Hagel spesso taceva, per timore di leak, e aspettava che tutti se ne fossero andati per dire la sua al presidente.
Non proprio un clima di fiducia e collaborazione. In due anni da segretario della Difesa ha avuto scaramucce e incomprensioni con molti colleghi della Casa Bianca, e su diversi dossier delicati – dalla strategia in Siria allo Stato islamico – si è trovato in disaccordo con il cerchio magico di Valerie Jarrett e il consiglio per la Sicurezza nazionale di Susan Rice, inamovibili pilastri del team Obama.
Un recente ritratto di Jarrett apparso sulla rivista New Republic descrive in termini vivaci il senso di terrore che pervade chiunque si trovi a coltivare anche soltanto un pensiero critico nei confronti dell’amica, confidente, consigliere, stratega e protettrice della famiglia Obama. Hagel non era un segretario allineato né avrebbe potuto esserlo, e la logorante frizione è sufficiente a spiegare che quello andato in scena ieri è un licenziamento, non un amichevole ritiro.
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