
DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE…
Umberto Rosso per "la Repubblica"
Verso il voto il 24 febbraio. Il balletto delle date lo ferma Giorgio Napolitano che «prende atto» delle ultime valutazioni trasmesse al Colle dal ministro Cancellieri, e indica appunto nell'ultima domenica di febbraio «la data più idonea per agevolare il compimento di tutti gli adempimenti necessari».
Ovvero, il tempo necessario per mettere a punto gli elenchi degli elettori all'estero, come appunto richiesto dal ministro degli Interni nella lettera inviata ieri al Colle. Il timing ipotizzato slitta dunque di una settimana (rispetto alla previsione del 17 febbraio) ma questa sembra proprio la volta buona. Napolitano stoppa la melina di Berlusconi, che puntava addirittura al 2 marzo, avvertendo che «non è nell'interesse del paese prolungare la condizione di incertezza istituzionale» che si è aperta, e che «nessuna forzatura o frettolosità c'è stata nelle ipotesi di data per lo scioglimento delle Camere».
Una risposta diretta alle accuse lanciate in tv dal Cavaliere. A questo punto, dice il presidente della Repubblica, non resta che mettere in moto l'iter che porta al voto senza «prolungare eccessivamente la campagna elettorale». Arriva il sì sia del Pd sia del Pdl. In realtà il partito di Berlusconi aveva provato a resistere nella tattica del rinvio, cercando di far slittare ancora l'approvazione della legge di Stabilità , ma alla Camera è arrivato lo stop di Fini che ha imposto l'approvazione in aula per domani.
Rispettando questa tabella di marcia, Monti potrebbe salire al Colle per le dimissioni sabato, con scioglimento indetto dal capo dello Stato fra lo stesso giorno e domenica. Ma a complicare le cose c'è la guerra degli emendamenti sul decreto taglia-firme. La Russa è partito all'assalto per evitarne del tutto la raccolta per il suo neonato "Centrodestra nazionale" chiedendo che sia esentate le liste con 25 parlamentari.
Ma lo stesso fanno i centristi, che non vorrebbero la raccolta firme per chi ha un gruppo in una delle due Camere (come Fli e Udc). Ci prova anche Scilipoti: la sua proposta è esentare pure chi ha solo un parlamentare (lui stesso, in questo caso). A rischiare la raccolta-firme restano le liste senza deputati o senatori, come Sel, Grillo, Arancioni e Destra.
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