DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Paolo Mastrolilli per La Stampa
«La gente in questa città non ha davvero una soglia per la sopportazione del dolore». Così parlava Hillary Clinton, mentre lo scandalo Lewinsky e l'impeachment del marito minacciavano di distruggere la sua famiglia e le loro carriere politiche. «Era quasi allegra», notava la sua amica Diane Blair, dopo che la First Lady le aveva raccontato di essere andata in chiesa, al ristorante cinese e al teatro per vedere Shakespeare, insieme a Bill e Chelsea. Era sorpresa che i loro avversari si logorassero, vedendo come «loro non si piegano, e non danno l'impressione di soffrire».
Queste memorie sono contenute nell'archivio di Diane Blair, una professoressa di Scienze politiche che Hillary considerava la sua miglior amica. Diane è morta nel 2000, e il marito Jim ha donato tutte le sue carte alla University of Arkansas Special Collections Library di Fayetteville.
Fino al 2010 le carte erano rimaste segrete, ma ora i giornalisti conservatori di Free Beacon sono andati a guardarle, per scovare rivelazioni che potrebbero influenzare l'eventuale corsa alla Casa Bianca della ex First Lady. Hanno trovato la conferma di una donna determinata, spesso spietata, per realizzare le ambizioni sue e della famiglia. Disposta anche a giustificare le scappatelle del marito.
I documenti contengono le confidenze che Hillary faceva a Diane, e lei registrava su carta. Si comincia da un sondaggio realizzato nel 1992 da Stan Greenberg, da cui emerge che secondo il pubblico «solo una persona troppo ambiziosa politicamente, troppo forte, troppo spietata, potrebbe sopravvivere a simili controversie così bene». E stiamo parlando dei problemi dell'Arkansas, prima ancora che i Clinton andassero alla Casa Bianca.
Una volta arrivati a Washington, e finiti nel vortice dello scandalo Lewinsky, Hillary difende il marito davanti all'amica. Dice che «non c'è stato sesso significativo», e lui ha cercato di liberarsi di Monica. Ha ceduto alle lusinghe di questa «lunatica narcisista», perché era sotto pressione a causa degli attacchi dei nemici politici, e la First Lady arriva a rimproverare se stessa per l'infedeltà del marito: le scappatelle erano anche frutto «dei suoi limiti come moglie».
Hillary invece si lamentava perché il marito lasciava passare troppe cose ai suoi collaboratori: «In questa Casa Bianca non c'è nessuno abbastanza forte». Lei aveva discusso come trattare Jennifer Flowers, che doveva essere «denunciata come una frode», e si lamentava di avere intorno solo «donne piagnucolanti», mentre cercava di riformare la sanità .
Sulla Bosnia invece era contraria all'intervento, perché «laggiù si ammazzano da secoli», e quello sarebbe diventato il loro Vietnam. Queste confidenze sono uno spaccato che conferma tutte le voci su Hillary, cioè la donna che portava i pantaloni in casa, e rappresentano insieme la più grande forza e la più grande debolezza della sua possibile corsa alla Casa Bianca.
2. I DIARI DELL'AMICA IMBARAZZANO CLINTON
Massimo Gaggi per âIl Corriere della Sera'
«Hillary Clinton è un'amica leale e una madre devota, ma nella vita pubblica è spietata: le sue strategie sono quelle di una tagliagole, è vendicativa con gli avversari e si lamenta in privato che alla Casa Bianca non c'è nessuno che sia abbastanza duro e cattivo». Storie e leggende su una Hillary molto coriacea ne sono sempre circolate parecchie, ma queste parole sono particolarmente significative perché vengono da Diane Blair: una politologa dell'Arkansas morta nel 2000 che la ex first lady descriveva come la sua migliore amica negli anni in cui era alla Casa Bianca.
Anni nei quali le due si scambiarono messaggi e confidenze. Carteggi che a distanza di quasi 15 anni il marito di Diane, Jim Blair, ha deciso di far diventare documenti storici consegnando tutto alla biblioteca della University of Arkansas. Solo che Hillary non è ancora un personaggio consegnato alla storia: è la probabile candidata democratica alle presidenziali del 2016.
Quelle carte sono state, quindi, prese d'assalto dai cronisti. Primo atto della inevitabile rivisitazione da parte dei media dei punti più controversi della vita di Hillary e Bill. A partire dal caso più clamoroso: i rapporti che l'allora presidente ebbe con Monica Lewinsky. Si raccontò di una Hillary furiosa, ma le note lasciate da Diane Blair descrivono una first lady che, pur non giustificando il marito, lo difendeva sostenendo che aveva ceduto al peso della solitudine presidenziale, allo stress per gli attacchi politici, mentre anche lei come moglie aveva qualcosa da rimproverarsi. E liquidava la stagista come un personaggio ridicolo.
E quando nel '97 un'altra donna, Kathleen Willey, accusò Hillary di averla molestata sessualmente, Diane mandò via fax una copia dell'articolo a un assistente della Casa Bianca chiedendo solo: «Dobbiamo prendere la cosa seriamente?». Quanto alla durezza, il giudizio non era solo dell'amica ma anche del superconsulente Stan Greenberg che nel maggio 1992, durante la campagna elettorale che portò Bill alla Casa Bianca, preparò una nota interna intitolata «ricerca su Hillary Clinton» nella quale sosteneva che gli elettori ammirano la forza dei coniugi Clinton, ma ne temono anche l'eccessiva ambizione che può sfociare in prepotenza. E «mentre Bill è percepito come suadente, Hillary appare ai più spietata».
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