UNA STORIA VECCHIA COME IL CRUCCO - INTERVISTA DEL ‘DER SPIEGEL’ A CARLO, IL BOSS ‘ILLUMINATO’ CHE RACCONTA COME IL PORTO DI AMBURGO SIA “UNO DEI PRINCIPALI PUNTI DI ARRIVO DELLA COCAINA DAL SUD AMERICA”, CHE “GIOIA TAURO È LA CAPITALE DEL NARCOTRAFFICO” E CHE ALLE COSCHE INTERESSANO “I GROSSI APPALTI PUBBLICI E IL DENARO CHE RUOTA INTORNO ALLA POLITICA” - I TEDESCHI SCOPRONO LA ‘NDRAGHETA IN GERMANIA, MA LA STRAGE DI DUISBURG NON BASTAVA PER CAPIRLO?...

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Articolo di Andreas Ulrich per "Der Spiegel" pubblicato dal "Fatto quotidiano"

La 'ndrangheta è diventata una delle più potenti organizzazioni criminali del mondo occidentale, specialmente grazie al traffico della cocaina in Europa. La 'ndrangheta è una miscela esplosiva di talento imprenditoriale, capacità manageriale e brutale violenza.
Carlo, un boss della 'ndrangheta, che preferisce restare nell'anonimato, ha accettato di incontrarci alla periferia di Monaco. È un uomo robusto di quasi 60 anni con lo sguardo sveglio e il capo rasato. Ci spiega perché quelli come lui non finiscono mai in prigione anche se trasportano cocaina in Germania a tonnellate.

"Sono un illuminato", ci dice. Negli ambienti mafiosi c'è una netta distinzione tra "illuminati" e "manovali" e il vistoso brillante che porta al dito è un segno della sua importanza nell'organizzazione. "D'estate o nei giorni delle vacanze di Natale e Capodanno facciamo arrivare in città una tonnellata di cocaina ogni due o tre giorni", dice Carlo. Naturalmente lui non ne fa uso.

Giorgio Basile, cresciuto in Germania occidentale e coinvolto in circa 30 omicidi fino al 1998, anno del suo arresto, era affiliato alla 'ndrangheta. Gli uomini armati che assassinarono sei persone in una pizzeria di Dortmund nel 2007 venivano dall'Italia meridionale. E i sette mafiosi arrestati dalla polizia tedesca all'inzio del 2011 facevano parte di quello che è ritenuto il più importante cartello mondiale della cocaina. Secondo la polizia, la Germania è uno "snodo di smistamento organizzativo" della cocaina in Europa.

Francesco Sbano, 48 anni, è nato a Paola, dove da ragazzo ha giocato a calcio. Ha studiato comunicazione e fotografia e ha deciso di guardare con la lente dell'arte la sua regione natale. Sbano poco alla volta ha avvicinato l'organizzazione. Li conosce e lo conoscono. Il suo compito era metterci in contatto con esponenti della 'ndrangheta. E alla fine è riuscito ad avere la meglio sulla loro naturale diffidenza. "Se accettano di vedere i media è perché si sentono molto forti", commenta. "Desiderano alimentare il mito dell'invincibilità".

Carlo ciò nonostante non si è fatto vivo al primo appuntamento. Doveva avere l'autorizzazione dalla Calabria. La seconda volta ha cambiato data e luogo dell'appuntamento diverse volte. Quando finalmente lo abbiamo incontrato, per prima cosa ci ha chiesto una lettera di referenze in italiano. L'ha letta con attenzione, poi ci ha detto che "poteva fornirci informazioni solo se non danneggiavano l'organizzazione".

Carlo vive in Germania da 30 anni ed è stato "battezzato", cioè a dire è entrato a far parte della 'ndrangheta, a 18 anni grazie a un suo zio. Ed è proprio grazie a questi legami familiari che i pentiti di 'ndrangheta sono pochissimi. Secondo dati forniti dalla Dia, a tutto il 2008 c'erano mille pentiti di Cosa nostra, duemila di Camorra e solo 42 di 'ndrangheta. Carlo da giovane, durante una vacanza estiva, lavorò in una fabbrica della Baviera. Al suo ritorno in Calabria mise incinta la cugina di un 'ndranghetista, si rifiutò di sposarla e riparò in Germania.

"Riuscii a sfuggire alla vendetta solo perché due anni dopo il cugino della ragazza morì". Quando i pezzi grossi della 'ndrangheta si recavano in Germania, Carlo faceva l'autista portandoli fino a Brema e Amburgo, "i porti dove arrivava la cocaina". Faceva anche l'interprete e piano piano si guadagnò la loro fiducia.

Carlo ci conferma che il porto di Amburgo è uno dei principali punti di arrivo della cocaina dal Sud America. "Ci comportiamo esattamente come una società importatrice. Compriamo la merce, la facciamo imballare, incarichiamo qualcuno della spedizione e paghiamo la stecca". Si riferisce alle mazzette per i funzionari della dogana.
Nel corso degli anni Carlo ha scalato la gerarchia dell'organizzazione in Germania.

Oggi non si tiene alcun incontro importante senza la sua presenza. "Gli incontri sono strumenti della massima importanza per la 'ndrangheta", dice Carlo che, per ragioni di sicurezza, usa solo schede prepagate che getta dopo ogni conversazione. "In Germania i principali clienti sono i papponi e i giri di piccoli criminali.Consegniamo dai 50 ai 70 chili di cocaina per volta, molto spesso direttamente nelle case di appuntamento. Cosa ne è dopo della droga non lo sappiamo. Noi non spacciamo per le strade", precisa.

L'importanza della 'ndrangheta nella criminalità organizzata tedesca è una realtà che polizia e investigatori conoscono benissimo. Secondo la polizia la 'ndrangheta dispone di strutture organizzatissime di cui fanno parte insospettabili professionisti, uomini d'affari e killer.

Agli inizi la 'ndrangheta era un insieme di piccoli clan che, nei loro paesini di provenienza, imponevano il pizzo e si aggiudicavano piccoli appalti pubblici. Le 'ndrine cominciarono a essere conosciute fuori dell'Italia negli anni '70, quando numerosi furono in Aspromonte i sequestri di persone ricche. Nel 1973, a esempio, alcuni esponenti della 'ndrangheta sequestrarono Paul Getty III e la sua prigionia durò cinque mesi. Il denaro riscosso con i riscatti costituì il capitale iniziale con il quale l'organizzazione entrò nel settore del traffico di cocaina.

Il narcotraffico era molto più redditizio dei sequestri di persona, ma comportava la necessità di una organizzazione più efficiente. Secondo gli esperti della polizia tedesca la 'ndrangheta "non ha più una organizzazione orizzontale suddivisa in famiglie, o 'ndrine, ma, al pari di Cosa nostra, ha una struttura piramidale". Nella provincia di Reggio Calabria è divisa in tre "mandamenti": una "commissione provinciale" che governa l'intera organizzazione elegge ogni anno un capo. Queste informazioni sono entrate in possesso della magistratura e delle forze dell'ordine per lo più a seguito del caso Oppedisano.

Domenico Oppedisano, 81 anni, sembrava un contadino come tanti. Ogni giorno, a bordo di un'Ape, percorreva il suo aranceto, ma in realtà era il n° 1, il "capocrimine" delle 'ndrine calabresi. Di affari parlava solo nel suo aranceto. Per sua sfortuna la polizia aveva piazzato delle cimici tra gli alberi. Il 13 luglio 2010 furono effettuati in tutta Italia 300 arresti, oltre a quello di Oppedisano. Tra gli arrestati anche uomini politici e funzionari pubblici. La polizia nel corso dell'operazione sequestrò anche beni per un miliardo di euro.

Stando agli investigatori la cosca di Oppedisano ha investito moltissimo denaro in società e in immobili e persino nell'Expo 2015 di Milano. A novembre Oppedisano e altri 109 imputati, tra cui Bruno Nesci, capo della 'ndrangheta a Singen sul lago di Costanza, sono stati condannati a Milano. Sebbene la 'ndrangheta operi in tutto il mondo, tutte le decisioni importanti vengono prese in Calabria. Nell'era della globalizzazione il narcotraffico resta in qualche misura anacronistico.

La cocaina dal Sud America arriva in Italia meridionale prima di essere distribuita in tutto il continente . Secondo un dispaccio diplomatico inviato nel 2008 dal console di Napoli al Dipartimento di Stato a Washington "nessuno crede che il governo centrale abbia un qualche controllo sulla Calabria: se la Calabria non facesse parte dell'Italia sarebbe uno ‘Stato fallito', come l'Afghanistan, la Somalia, Haiti".

L'espressione "Stato fallito" non è assurda come potrebbe sembrare a prima vista. Goia Tauro ospita uno dei più grandi porti per container del Mediterraneo. Grazie alla sua posizione strategica, Gioia Tauro funge da hub per 60 porti europei e asiatici. La 'ndrina Piromalli-Molé è tra le più potenti della piana di Gioia Tauro. Sono grossisti nel campo del traffico di cocaina, hanno rapporti di tipo familiare con il Sud America e dispongono di agenti come Carlo in Germania. L'uomo che fa attraversare l'Atlantico alla droga per conto della cosca Piromalli-Molé ci dice di chiamarlo Vincenzo. Ci sono voluti mesi per organizzare un incontro con lui. Vincenzo ci dà appuntamento nella piazza centrale di Gioia Tauro.

È un uomo bassino, sulla trentacinquina, con pantaloni neri, una sgargiante polo rossa e scarpe rosse. Appare tranquillo e rilassato. Il solo segno di nervosismo: un leggero tremolio delle palpebre. Vincenzo non è solo. I suoi uomini ci fanno salire su un'auto, ci fanno fare un lungo giro e finalmente arriviamo in un edificio che, stando alla targa, dovrebbe ospitare gli uffici di una azienda di protesi dentarie. All'interno una stanza disadorna con un tavolo e quattro sedie. Vincenzo ci dice che si occupa di cocaina da anni e che ha fatto carriera perché conosce il mestiere e ha parenti in Sud America.

"Quando ho accetatto di fare quello che faccio ho chiarito che non avrei mai ammazzato nessuno", aggiunge. La 'ndrina gli ha risposto che c'era una sola condizione: non avrebbe mai dovuto fare uso di cocaina. Importare la coca non è difficile, ci spiega Vincenzo. Quando ha raccolto ordini dai 300 ai mille chilogrammi, uno dei suoi si reca in Sud America a fare visita ai parenti di Vincenzo e Vincenzo spedisce il denaro. "Ufficialmente paghiamo le fatture per l'acquisto di macchinari o di mobili", dice.

"I rapporti di fratellanza con il Sud America sono eccellenti", dice Vincenzo. La fratellanza garantisce buoni prezzi e qualità ottima. "È una catena perfetta, senza una smagliatura e le rotte di trasporto sono affidabili. Quando ci scoprono è solo perché la mazzetta era insufficiente".

Vincenzo paga 1.200 euro per un chilo di cocaina in Venezuela o Perù, ma all'arrivo in Calabria quel chilo gli costa altri 17 mila euro. "La spesa più grossa sono le bustarelle per i funzionari della dogana", spiega. Sul mercato all'ingrosso quello stesso chilo viene venduto a 27 - 32 mila euro. Mentre Cosa nostra ha perso colpi, la 'ndrangheta è più forte che mai e ha esteso le sue attività al Nord, in regioni quali la Lombardia e il Piemonte, dove "ha colmato il vuoto lasciato dalle famiglie di origine siciliana". Vincenzo ci dice che la 'ndrangheta investe i proventi del narcotraffico in Borsa e sul mercato immobiliare.

Tre sono le cosche principali in Germania. Nel febbraio del 2011 la polizia tedesca ha arrestato, all'interno della pizzeria "La Cucina" a Oberhausen, Bruno Pizzata considerato dalla stampa italiana "il re dei narcotrafficanti". Uomini come Pizzata, 52 anni, garantiscono il continuo afflusso di cocaina in Germania. Nel mondo della 'ndrangheta fungono da intermediari e organizzano il trasporto dalla Calabria fin nelle città in cui la polvere bianca viene venduta.

Antonio è uno di questi intermediari. Gestisce un ristorante di pesce sulla costa tirrenica. "Tutto questo - dice indicando il ristorante con un ampio gesto del braccio - lo debbo alla 'ndrangheta". Antono dice di essere amico di Vincenzo. "È molto semplice fare affari con i sudamericani. Paghiamo sempre in anticipo e se non ci consegnano la merce li ammazziamo". Ma qualcosa sta cambiando. Mentre sorseggia il secondo cappuccino, Carlo dice: "Fino alla metà degli anni '90 il 75% dei profitti veniva dalla cocaina".

Oggi la coca rende di meno, il traffico e diventato più rischioso e "ci interessiamo molto ai grossi appalti pubblici e al denaro che ruota intorno alla politica". E infatti nel 2008, in occasione delle elezioni, la cosca dei Farao inviò alcuni uomini nel Baden-Wurttemberg con alcune valigie piene di soldi per comprare i voti degli italiani residenti in Germania. Pare che proprio in questo modo abbia ottenuto il seggio al Senato Nicola Di Girolamo, 51 anni, del Pdl di Silvio Berlusconi.

Di Girolamo è stato arrestato all'inizio del 2010 con l'accusa di aver riciclato 2 miliardi di euro per conto della 'ndrangheta servendosi di alcune società telefoniche. Secondo quanto ci dice il suo avvocato, Carlo Taormina, Di Girolamo avrebbe patteggiato. Andrà in prigione per cinque anni e rimborserà allo Stato 5 milioni di euro. Nell'inchiesta Di Girolamo si è fatto anche il nome del proprietario di un lussuoso ristorante di Stoccarda ritenuto vicino alla cosca di Farao.

 

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