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Stefano Sansonetti per “il Giornale”
Non c'è niente da fare. La querelle sorta intorno alla mozione per il riconoscimento dello Stato della Palestina rischia di trascinare in un incidente diplomatico con Israele la parte più «renziana» del Pd. In particolare quello spicchio di «giglio magico» che negli ultimi tempi si sta spendendo di più per consolidare rapporti economici tra Italia e il Paese oggi guidato da Benjamin Netanyahu.
Ora, al di là del fatto che le polemiche sembrano essere state momentaneamente disinnescate, la realtà è che dietro le quinte due esponenti renziani sono letteralmente andati su tutte le furie quando hanno appreso la notizia delle mozioni a cui lavoravano Pd, Sel e Psi. I due sono Yoram Gutgeld, israeliano naturalizzato italiano e consigliere economico del premier, e Marco Carrai, amico e collaboratore di vecchia data dell'ex sindaco di Firenze.
Il fatto è che entrambi, sottotraccia, stanno portando avanti con Israele progetti economici destinati a muovere parecchi soldi. Gutgeld, per esempio, è impegnato nell'elaborazione di un piano che ha l'obiettivo di portare in Italia una più massiccia presenza di fondi esteri di venture capital (fondi che investono in imprese ad alto potenziale di sviluppo), naturalmente anche israeliani.
Il piano è già stato scritto nero su bianco e porta la firma di Action Institute, un think tank presieduto da Carlotta De Franceschi, consulente di Renzi a Palazzo Chigi e molto vicina allo stesso Gutgeld. Nel documento, per esempio, viene sponsorizzato «il meccanismo del fondo dei fondi» accompagnato da «una politica fiscale mirata, sul modello israeliano».
E una nota a margine del dossier spiega per filo e per segno come funzionano gli sgravi fiscali per i fondi di venture capital in Israele. Poi ci sono le operazioni di Carrai che riguardano il settore del gas, finora completamente sfuggite ai radar. Si dà infatti il caso che il braccio destro del premier, sfruttando i suoi contatti, stia cercando di «sponsorizzare» il gas israeliano in Europa.
Tutto parte dalla scoperta nel 2011 al largo delle coste israeliane di un maxigiacimento ribattezzato «Leviathan». Secondo Carrai, che citò la scoperta in una lettera al Corriere della sera del 31 ottobre 2014, l'Unione europea dovrebbe sfruttare l'opportunità di acquistare gas da questo giacimento per diversificare le sue fonti di approvvigionamento, ancora oggi troppo dipendenti dalla Russia.
Insomma, Gutgeld e Carrai, tra i più attivi nel coltivare i rapporti con Israele, hanno in mano operazioni sulle quali dal loro punto di vista non era il momento di proiettare l'ombra di un incidente diplomatico conseguente alla mozione di riconoscimento della Palestina. Per questo sono andati su tutte le furie quando il loro stesso partito, il Pd, si è avventurato su un percorso a dir poco sdrucciolevole.
Che poi i rapporti tra il governo Renzi e Israele proprio l'altro ieri sono stati oggetto di un articolo sul Wall Street Journal firmato da Michael Ledeen, animatore di circoli conservatori Usa e amico dello stesso Carrai (è intervenuto anche al suo matrimonio). Ebbene, nell'articolo Ledeen sottolinea l'importanza dei segnali mandati a Israele dal nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il cui primo atto è stato la visita alle Fosse Ardeatine.
E ricorda come lo stesso Mattarella, qualche giorno dopo, durante il discorso di insediamento alle Camere, abbia ricordato il piccolo Stefano Taché, ucciso nel 1982 a soli due anni nella sinagoga di Roma a seguito di un attentato antisemita. Un'ulteriore prova di come la storia della mozione del Pd abbia creato enormi grattacapi al «giglio magico».
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