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Gianni Barbacetto per “il Fatto Quotidiano”
A tavola con Matteo Renzi, per finanziare il suo partito e sedersi a fianco di Maria Elena Boschi e Marianna Madia, ci doveva essere anche Beniamino Gavio e suo cugino Marcello. Conto salato, almeno mille euro a testa, ma i due rampolli sono abituati a contributi ben più pesanti. Di solito a pagare i politici, in maniera riservata, era Bruno Binasco, il fedelissimo braccio destro del fondatore del gruppo, Marcellino Gavio, che preferiva restare defilato. Vecchi tempi. Oggi loro ci volevano mettere la faccia, ma dopo le polemiche i loro posti a tavola sono saltati.
I malpensanti dicono che, da grandi concessionari di autostrade quali sono, hanno da ringraziare per i regali ricevuti con lo Sblocca Italia. Arturo Scotto, deputato di Sel, sostiene che “nel cosiddetto decreto Sblocca Italia è stato inserito un regalo per i concessionari delle autostrade: la proroga per le concessioni senza gara. Leggiamo dalle cronache dei giornali che nella grande cena di Renzi con gli imprenditori, un posto d’onore sarà per i Gavio. Forse ora comprendiamo il perché di quella inspiegabile norma vergogna”.
MARIA ELENA BOSCHI ALLA LEOPOLDA
Sul fronte destro, Lucio Malan di Forza Italia rincara la dose, ricordando che il gruppo Gavio è lo “stesso che, guarda caso, acquistò dalla Provincia di Milano, guidata allora da Filippo Penati, le azioni dell’autostrada Milano-Serravalle, con un profitto attestato, dalle perizie del tribunale, sui 176 milioni di euro, e con un danno erariale di 119 milioni di euro. Allora – si è chiesto Malan – che cosa fa questo gruppo Gavio a coloro che vogliono far passare queste leggi? Qual è la bacchetta magica?”.
È una lunga storia, quella del gruppo Gavio. Marcellino è stato stroncato da un infarto nel 2009, a 77 anni, nella sua villa di Castelnuovo Scrivia. Le redini del gruppo le ha prese in mano il figlio Beniamino. All’inizio di tutto c’è una cava di ghiaia in Valle Scrivia. Poi Marcellino, zitto zitto, ha messo insieme un impero delle costruzioni (Itinera, Italvie, Codelfa, Marcora...) e ha collezionato una vasta rete di concessioni autostradali.
Sempre molto silenzioso e politicamente bipartisan. I primi passi li fa nella sua Tortona, a fianco di certi politici di un piccolissimo partito che nella Prima Repubblica aveva però il dono di contare tantissimo nel campo degli appalti: il Psdi. È di Tortona la dinastia dei Romita, che mandò Pier Luigi fino a Roma, al ministero dei Lavori pubblici.
Di un altro socialdemocratico asceso allo stesso ministero, Franco Nicolazzi, Gavio era poi come l’ombra. Ma Marcellino aveva relazioni ad ampio spettro politico. Con democristiani (dal ministro Gianni Prandini all’allora sottosegretario andreottiano Vito Bonsignore, con il quale poi romperà, fino a Fabrizio Palenzona, approdato alla Margherita). Ma anche con socialisti e perfino comunisti: come Pier Luigi Bersani e Filippo Penati, per non parlare di quel Primo Greganti, il “compagno G”, che proprio Gavio renderà famoso.
Marcellino era di casa, fin dagli anni Ottanta, all’Anas, al ministero dei Lavori pubblici, a quello dei Trasporti. Risultato: appalti, appalti, appalti. Spesso a trattativa privata: le Colombia-di, i lavori d’emergenza dopo l’alluvione in Valtellina. E poi strade e autostrade, viadotti e gallerie. Fino ai ricchi banchetti dell’Alta velocità.
Il 18 agosto 1992 il primo serio incidente di percorso: Marcellino scappa all’estero per evitare l’arresto. Al suo posto, dopo molti mesi, si presenta l’alter ego Binasco che ammette tangenti per miliardi di lire. Pagate a Bettino Craxi, al democristiano Gianstefano Frigerio, al comunista Greganti. Personaggi di tempra, come dimostra la loro riemersione oggi nelle indagini Expo.
DODICI ANNI dopo, Penati compra da Gavio, a sorpresa, un pacchetto del 15 per cento di azioni Serravalle, che pure la Provincia di Milano già controllava. Lo paga salato: 238 milioni di euro, 8,93 euro ad azione. Solo diciotto mesi prima, Gavio le aveva pagate 2,9. Realizza così una plusvalenza di 176 milioni.
Proprio negli stessi mesi, Gavio sostiene Giovanni Consorte, presidente della “rossa” Unipol, nella scalata alla Bnl: compra lo 0,5 per cento della banca, con 50 milioni di euro. Nelle intercettazioni telefoniche resta registrata (5 luglio 2005) la voce di Penati che dice a Gavio: “Buon giorno, mi ha dato il suo numero l’onorevole Bersani...”. I due poi s’incontrano in un albergo romano. Ora sarebbe toccato ai loro successori sedersi a tavola a Milano.
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