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Giuseppe Guastella per âIl Corriere della Sera'
Se vuole uscire dall'Italia Silvio Berlusconi deve prima scontare per intero la pena alla quale è stato condannato in via definitiva, come stabilisce la legge. Il Tribunale di Milano dice no al Cavaliere che avrebbe voluto partecipare domani e venerdì a Dublino, in Irlanda, al congresso del Partito popolare europeo, di cui fa parte Forza Italia, e rigetta la sua richiesta come inammissibile per «manifesta infondatezza».
Berlusconi è stato condannato nel processo sui diritti tv Mediaset a quattro anni di reclusione, tre dei quali sono stati cancellati dal condono. Dopo che il primo agosto scorso la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna, al Cavaliere (che nel frattempo era stato condannato ad altri sette anni di carcere nel primo grado del processo Ruby) è stato ritirato il passaporto e sulla carta d'identità è stato messo il timbro «non valida per l'espatrio», come avviene per tutti coloro che vengono condannati in terzo grado a una pena detentiva. Subito dopo, l'ex presidente del Consiglio ha chiesto di poter trascorrere gli ultimi 12 mesi rimasti da scontare in affidamento in prova ai servizi sociali. Su questa domanda deciderà il tribunale di sorveglianza di Milano il 10 aprile.
Appellandosi alla normativa comunitaria che consente a tutti i cittadini dell'Unione Europea la «libera circolazione nel territorio degli Stati membri», i legali di Silvio Berlusconi, gli avvocati Franco Coppi e Niccolò Ghedini, ne hanno chiesto ai giudici la «espressa applicazione» affermando il «diritto» del loro assistito di muoversi «senza bisogno di alcuna autorizzazione specifica» o, almeno, di concedergli «un permesso temporaneo di espatrio dalle ore 13 del giorno 6 marzo alle ore 16 del giorno 7 marzo 2014».
Non ci sono le «condizioni di legge», risponde il 25 febbraio il collegio della undicesima sezione penale del tribunale, che si è occupato della questione come «giudice dell'esecuzione». Berlusconi non può avere neppure un permesso temporaneo perché «non è previsto da alcuna norma», puntualizzano i giudici i quali spiegano che la legge, invece, dice che un nulla osta può essere concesso non dal tribunale, ma eventualmente dal magistrato di sorveglianza e solo a coloro che sono stati condannati a una pena pecuniaria che non è stata ancora espiata.
Il tribunale poi non entra neppure nella questione della libertà di circolazione dei cittadini negli Stati dell'Unione Europea, perché se lo facesse si avventurerebbe in una «sorta di interpretazione autentica delle norme fine a se stessa», scrive in un provvedimento di tre pagine che non pare sufficiente a impedire le polemiche e contro il quale il Cavaliere potrà ricorrere in Cassazione. «Vergognosa la decisione del tribunale di Milano» dichiara la deputata di Forza Italia Daniela Santanché secondo la quale «certi magistrati continuano a fare politica, calpestando l'ordinamento».
Quello dei giudici di Milano è «una violazione costituzionale del diritto di rappresentanza di milioni di italiani» per il collega Gianfranco Rotondi, che però se la prende anche con il suo partito: «à tempo che Forza Italia, invece di sfornare comunicati, produca una appropriata iniziativa legale».
Secondo l' europarlamentare azzurra Lara Comi «ancora una volta, il presidente Berlusconi è arginato nella sua libertà , personale e politica, da quella che in Italia è da alcuni concepita come giustizia» con la conseguenza che «il congresso del Ppe, determinante per le elezioni europee di maggio, si svolgerà senza il leader di un partito italiano a causa di una decisione del tribunale di Milano». à la seconda volta che Berlusconi chiede di espatriare. Il 19 dicembre non potè andare a un altro vertice del Ppe a Bruxelles e anche allora si vide rispondere, ma dai pm, che a vietarlo era la legge.
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