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Paolo Colonnello per "La Stampa.it"
Sono 22 gli inviti a comparire che stanno per essere consegnati in queste ore (e altri ne dovrebbero partire nei prossimi giorni) ad altrettanti consiglieri regionali della Lombardia in maggioranza del Pdl e della Lega.
Ma nei prossimi giorni i provvedimenti dovrebbero colpire anche consiglieri dell'opposizione del Pd e arrivare complessivamente a oltre una quarantina di iscritti sul registro degli indagati della procura di Milano. L'ipotesi per tutti è peculato, avere cioè utilizzato i rimborsi elettorali e regionali anziché per l'attività politica per spese personali. Camuffate sotto la voce "comunicazione" o "espletamento del mandato" o media "viaggi istituzionali della presidenza" o ancora "spese per collaboratori" si nascondevano pranzi, cene, sigarette, cioccolatini e munizioni per fucili da caccia per svariati milioni di euro.
Tra gli scontrini acquisiti negli ultimi mesi di indagini della Guardia di Finanza (migliaia) risultano anche cene da McDonald's o in ristoranti lussuosi, acquisti per chili di carne, cocktail per decine di persone offerti all'una di notte. Ci sono persino quattro pizze da asporto e un pranzo per cinque persone più due menù baby in un agriturismo. Insomma, nell'indagine portata avanti in questi mesi dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dal pm Paolo Filippini, gli inquirenti hanno trovato di tutto.
E in gran quantità se si pensa che la totalità del Consiglio Regionale è di ottanta consiglieri e oltre la metà risultano ormai iscritti sul registro degli indagati. Tra questi oltre al capogruppo del Pdl e a quello della Lega compare anche Nicole Minetti, raggiunta da un invito a comparire la quale avrebbe messo nelle spese "per la politica" persino l'acquisto di un libro che la riguardava: "Mignottocrazia", nonchè consumazioni all'hotel Principi di Savoia per 800 euro e 400 euro al ristorante dei vip "Da Giannino".
Nel mirino è finito anche il Trota, al secolo Renzo Bossi, che si sarebbe fatto rimborsare giganteschi consumi di Red Bull, nonché sigarette e videogiochi da Mediaworld.
A dare il via al nuovo scandalo, sono state le verifiche sull'ex presidente del Consiglio Regionale, il leghista Davide Boni, indagato per corruzione e l'ex assessore Pdl Franco Cristiani Nicoli, arrestato l'anno scorso per mazzette in seguito alla concessione dei permessi di una cava per l'amianto. Vicenda per la quale è finito sotto esame lo stesso Roberto Formigoni, firmatario della delibera che diede i via alla concessione.
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