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1 - I MILIONARI DELLA CASA BIANCA. DA IVANKA A BANNON, SVELATI I REDDITI
Federico Rampini per “la Repubblica”
I PATRIMONI DEL CERCHIO MAGICO DI TRUMP
Siamo straricchi e ce ne vantiamo. «Un gruppo di individui di straordinario successo»: così il portavoce della Casa Bianca presenta l' elenco delle ricchezze della squadra Trump. Esibendole come un trofeo, la prova che loro sono competenti per governare l' America. Il vanto è esagerato perfino sul primo aspetto, quello monetario. Nella superpotenza capitalista la somma di tutti i patrimoni dichiarati dai 180 collaboratori del presidente arriva a 12 miliardi di dollari: è "soltanto" poco più della metà di quel che possiede l' ex sindaco di New York, Michael Bloomberg.
Se osservati dalle sommità del capitalismo americano - Bill Gates ha una ricchezza di 86 miliardi - i vanagloriosi della Casa Bianca sono appena dei medio- ricchi. Ma l' esibizionismo fa parte dell' aureola di Donald Trump e non è mancato nell' operazione "financial disclosure" che ha reso pubbliche le finanze di tutti i suoi collaboratori. Trasparenza finanziaria molto parziale, in verità, visto che manca proprio il numero uno, quel presidente fanfarone che probabilmente ha vantato in pubblico una ricchezza dieci volte superiore a quella che ha.
Resta il fatto - certificato dall' agenzia d' informazione dello stesso Bloomberg - che questa Casa Bianca ha il diritto di fregiarsi almeno di un titolo: «La più ricca della storia». Ai primi posti nella classifica interna c' è la coppia della First Daughter e del Primo Genero: Ivanka Trump e Jared Kushner valgono 741 milioni, e vista la giovane età il successo qui c'entra poco, è quasi tutta roba ereditata dai genitori. Poi c' è un ex banchiere di Goldman Sachs (uno dei tanti), Gary Cohn che dirige la squadra dei consiglieri economici: la sua ricchezza è valutata tra i 252 e i 611 milioni.
Della mente diabolica Stephen Bannon, l'influentissimo consigliere presidenziale di estrema destra, veniamo che ha guadagnato 2,3 milioni in un anno e gran parte sono pagamenti da comitati elettorali e altre organizzazioni politiche.
L' informazione fornita dalla Casa Bianca brilla più per le lacune e l' opacità. In perfetta sintonia con il capo supremo, che per tutta la campagna elettorale si è rifiutato (e si rifiuta tuttora) di pubblicare le proprie dichiarazioni dei redditi come tutti i presidenti e i candidati fanno da 40 anni. Anche il "financial disclosure" dei suoi collaboratori più stretti, offre molte meno informazioni di quelle che sono contenute nella dichiarazione dei redditi.
A cominciare da quella essenziale: quante tasse pagano questi signori e signore (nel caso di Donald, solo grazie a qualche limitato scoop giornalistico, sappiamo la risposta: pochissime). Ma gli elettori - almeno quelli repubblicani - hanno dimostrato di oscillare fra tre atteggiamenti: benevola indifferenza sulle questioni fiscali; simpatia e ammirazione verso il businessman di successo; cinismo sul "così fan tutti" (vedi le parcelle di Goldman Sachs a Hillary Clinton).
E questo include anche tanti metalmeccanici che lo hanno votato. La "financial disclosure" getta nuova luce sul tema dei conflitti d' interessi. Per Ivanka e marito, tornano a galla i legami debitori con tante banche di Paesi esteri, inclusi quelli che Trump minaccia di guerra commerciale: dalla Cina alla Germania.
C' è anche di mezzo una banca israeliana sotto inchiesta da parte del Dipartimento di Giustizia per avere aiutato facoltosi clienti a evadere le tasse. Altri interrogativi sul conflitto d' interessi riguardano l' azienda Trump in quanto tale, come possibile vettore di favori e tangenti occulte: i governi stranieri possono affittare camere o saloni di ricevimento nei vari hotel del gruppo a prezzi stratosferici, come gesto di generosità e per accattivarsi la benevolenza dell' Amministrazione. Poi c' è il peric
olo dell' insider trading: tutta questa gente maneggia portafogli azionari che possono salire o scendere in conseguenza di annunci e decisioni che dipendono da loro stessi. Le leggi in materia si rivelano molto più inadeguate di quanto si poteva credere. Non sarà Trump a lamentarsene, né a cercare di migliorarle. E la sua risposta ai giornalisti che vogliono più trasparenza (vera) rimane invariata: «It' s none of your business ». Non sono affari nostri.
2 - GLI INTERESSI (IN CONFLITTO) DEI FAMILIARI-CONSIGLIERI DI TRUMP
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
ivanka e donald trump jared kushner
Dove finiscono gli interessi economici privati e dove cominciano gli affari di Stato? A questa semplice domanda quasi nessuno dei consiglieri di Donald Trump è in grado di dare una risposta lineare. A cominciare dalla seconda coppia presidenziale: la «consigliera» Ivanka Trump e il «senior advisor» Jared Kushner, proprietari di un patrimonio stimato 740 milioni di dollari.
Come si legge nei documenti resi pubblici venerdì 31 marzo, il genero di «The Donald» è tuttora avviluppato in una fitta rete di società immobiliari e partecipazioni finanziarie. Kushner, riporta il New York Times , ha lasciato 200 incarichi nella holding di famiglia e nelle sue ramificazioni.
Ma continua a raccogliere frutti copiosi dalla maggior parte delle attività, comprese quelle in Paesi cruciali per la politica estera Usa, come Cina, Medio Oriente e Russia. Il conflitto di interessi è quotidiano, pervasivo, visto che Kushner è coinvolto al più alto livello in manovre diplomatiche. E' stato lui, per esempio, a facilitare la visita del presidente cinese Xi Jinping, che arriverà in settimana nel resort Mar-a-Lago in Florida.
Anche Ivanka resta in affari. Formalmente ritiene di aver troncato ogni discussione, conferendo la sua linea di abbigliamento a un «trust» finanziario. Il problema è che ha affidato la gestione dei suoi business non a una figura indipendente, ma al cognato Josh Kushner e a sua moglie Nicole Meyer. Basta una cena in famiglia per mettere a punto le strategie commerciali. Inoltre Ivanka rimane azionista del Trump International Hotel, aperto pochi mesi fa a poche centinaia di metri dalla Casa Bianca.
Mescolare patrimoni privati e potere pubblico pare la regola nella White House . Il «consigliere strategico» Steve Bannon dichiara 53,9 milioni di ricchezze personali, accumulate soprattutto con il sito ultra conservatore Breitbart News, con cui continua a mantenere un collegamento almeno editoriale.
L'altra consigliera di primo piano, Kellyanne Conway, possiede «asset finanziari» con un valore oscillante tra gli 11 e i 44 milioni di dollari. Christopher Liddell e e Reed Cordish, collaboratori del presidente, denunciano investimenti per un miliardo di dollari. Liddell ha partecipato a incontri con manager di aziende di cui detiene robusti pacchetti azionari, come General Motors.
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