DITE A DONALD TRUMP DI AGGIORNARE LA PLAYLIST ELETTORALE: I R.E.M. E NEIL YOUNG LO DIFFIDANO DALL’USARE LE LORO CANZONI PER I SUOI COMIZI - IL TYCOON HA USATO “ROCKIN’ IN THE FREE WORLD” CHE E' L’INNO UFFICIALE ANTI-GLOBALIZZAZIONE…

Maurizio Crippa per “il Foglio”

DONALD TRUMP

È ’anche vero che “rock and roll can never die”, mentre le rockstar spesso invecchiano incazzose, ma la playlist di Donald Trump dev’essere più vintage della mia. E’ un problema. Perché per scegliersi “It’s the end of the world as we know It (And I feel fine)” – ispirata com’è a Orson Welles e ai disastri delle guerre fra i mondi – come soundtrack di un comizio contro il deal iraniano, bisogna essere dadaisti, o molto fessi.

Vuoi che i R.E.M., quel che resta dei R.E.M., stessero a guardare? Loro, vecchi liberal che scrissero una canzone contro la guerra di George W. Bush, loro che parteciparono al Vote for change, il tour contro la rielezione di Dubya (sempre lui)? Hanno preso carta e penna, chitarre non ancora, per intimare non solo a Trump, ma a tutti i politici che non gli stanno simpatici, di “smettere di usare le nostre canzoni per le vostre stupide campagne elettorali”. Del resto non sono i soli.

neil young musicares

Un altro vecchio leone del rock, che se gli dici liberal forse s’offende, lui è proprio un hippie degli anni che furono, insomma Neil Young, qualche settimana fa aveva deposto per un attimo la chitarra (lui ancora la imbraccia come un mitra) e tramite avvocato aveva fatto sapere che “Donald Trump non è stato autorizzato a usare ‘Rockin’ in the free world’ durante la sua campagna elettorale”, perché lui, “cittadino canadese” (testuale), “è sostenitore di Bernie Sanders”.

Michael Stipe dei REM

Ci risiamo: va bene il dadaismo, ma quello è proprio l’inno ufficiale anti-globalizzazione dell’irriducibile Loner, fuckin’ the free world, come si permette il maledetto riccastro? E’ come se Orbán trasmettesse con gli altoparlanti sopra il suo filo spinato “C’era un ragazzo che come me”. S’incazzerebbe pure Gianni Morandi.

Ora, è vero che persino Ricky Martin e Shakira hanno sputazzato Trump, ma quelli sono due sòle, non mostri sacri. Il fatto è che Trump, come tutti, è uno che una volta è stato un’altra cosa. Ma forse è venuto il momento di aggiornare gli amori musicali alle nuove idee. Perché “rust never sleeps”, ma i vecchi guerrieri non arrugginiscono mai.