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SANTORO CONTRO GRILLO E I GIORNALI
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=DW3_6BBAU5o
SANTORO CONTRO "REPUBBLICA"
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=DW3_6BBAU5o#t=628s
C.T. per il "Fatto quotidiano"
Una settimana trascorsa in silenzio a osservare il botto di ascolti, di commenti, di sondaggi, e Michele Santoro torna lì dove aveva ospitato Silvio Berlusconi. E riprende un discorso mai interrotto, mentre la musica ricorda che "il Piave mormora calma e placido al passaggio dei fanti...". Comincia Servizio Pubblico: "Guardiamoli negli occhi questi patrioti che ci accusano di essere scappati di fronte al nemico".
Inizia da Beppe Grillo: "Il generale Pound Beppe è diventato Gesù, ma non è mai stato San Francesco - allude ai suoi beni mobili, auto e barche - e pretende che io mi debba liberarlo dei soldi che lui ha guadagnato con l'orribile televisione e con gli sponsor che non ho mai avuto". E poi invita il fondatore del Movimento 5 Stelle a un incontro in piazza, visto che Grillo si rifiuta di farsi intervistare in televisione.
Poi il giornalista racconta la sua personalissima rassegna stampa, passata a scovare i sondaggi che celebravano il trionfo del Pdl grazie a Berlusconi da Servizio Pubblico: "Ma sempre, piccolo piccolo, c'era scritto che si riferivano a un mese prima. B. è stato ovunque, ma non conta nessuno, contiamo solo noi".
Sistemato Grillo, si occupa di Repubblica: "I fanti sul Piave dei giornali di destra e sinistra hanno fatto gli stessi titoli. Peccato che quelli di destra ci volevano chiudere, sono fessi come me. Quelli di sinistra (La Repubblica e l'Unità ) ci accusano di aver tradito l'antiberlusconismo. Ma io considero una dimostrazione di democrazia aver avuto qui Berlusconi che entrato senza ricevere nemmeno un insulto".
Non manca la stoccata al Pd: "Il generale Bersani dice che noi dovevamo dire di no a Berlusconi, così certificavamo che non siamo giornalisti né servizio pubblico, ma suoi addetti stampa". Santoro non dimentica le polemiche sulle "regole concordate": "Erano di comportamento: qui si parla di tutto senza conoscere niente, ma non si entra nelle dinamiche processuali.
Questi colleghi la conoscono la par condicio? Le regole non sono patti segreti. Ma per Repubblica c'è stato un compromesso. E così Roberto Saviano saprà che c'è il fango di destra e di sinistra". Prima di aprire la puntata, Santoro risponde a distanza all'ex presidente di La7, Gianni Stella, che aveva detto al Corriere: "Più fa share più lo pagano, ma non oltre il 12 per cento". Il giornalista ripete, dopo aver bacchettato il quotidiano di via Sol-ferino: "Abbiamo un contratto che ci premia per il nostro prodotto, non me, ma l'intero prodotto sino al 12% di share e il 12 è la media esatta delle nostre puntate. Piove, Santoro ladro".
Anche Marco Travaglio, nel secondo intervento, ritorna sulla letterina di Silvio Berlusconi, e lo rettifica: "Per la precisione, questo è il mio casellario giudiziale: condanne "Nulla". Né per diffamazione, né tantomeno per falso in bilancio, corruzione, frode fiscale, prostituzione minorile, concussione ecc. Non so come, ma sono ancora incensurato. Però devo confessare una colpa terribile: in 30 anni di carriera, 20-30 mila articoli, 200 trasmissioni tv, 2 mila conferenze e 30 libri, ho perso alcune cause civili su un totale di 200. Giovedì ho tentato di spiegare a B. la differenza fra civile e penale, ma non c'è stato verso: non l'hanno capita nemmeno i giornalisti".
C. T.
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