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“IL REFERENDUM È UN REGALO A MELONI, LEI È IN DIFFICOLTÀ E LORO PENSANO AD ATTACCARE I GOVERNI DEL PASSATO” – RENZI METTE NEL MIRINO LA PREMIATA DITTA SCHLEIN-LANDINI: “LEGITTIMO ASTENERSI MA VOTO 'NO' SUI DUE QUESITI SUL LAVORO. CON CHE FACCIA QUELLI CHE LO HANNO VOTATO ADESSO VOTANO UN REFERENDUM CONTRO IL JOBS ACT? CHE DICONO I MINISTRI, COME ORLANDO O FRANCESCHINI? LE BORDATE ALLA CGIL (“SEMBRA PIÙ INTERESSATA A LITIGARE A SINISTRA, CHE NON A MANDARE A CASA LA DESTRA”) E A ELLY: “IL PD HA CAMBIATO PELLE E LE IDEE RIFORMISTE NON HANNO PIÙ CITTADINANZA TRA I DEM”
Niccolò Carratelli per la Stampa - Estratti
matteo renzi - question time al senato - foto lapresse
Dice Matteo Renzi che «astenersi al referendum è del tutto legittimo», come lo è impegnarsi per non far raggiungere il quorum: «In passato lo hanno fatto tutti i partiti», spiega il leader di Italia viva.
Quasi una difesa d'ufficio di Ignazio La Russa, ma i bersagli dell'ex premier sono Maurizio Landini, Elly Schlein e tutti quelli che sono insorti contro il presidente del Senato e sostengono i cinque sì per la consultazione dell'8 e 9 giugno: «Questo referendum è un regalo a Meloni - spiega - lei è in difficoltà e loro pensano ad attaccare i governi del passato».
In particolare il suo, senatore Renzi, colpevole di aver approvato il Jobs Act.
«I referendum vogliono abrogare norme dei governi Renzi, Gentiloni e Conte, non solo Renzi. È un paradosso: la Meloni mostra le prime difficoltà e noi attacchiamo i vecchi governi? La Cgil sembra più interessata a litigare a sinistra, che non a mandare a casa la destra. Oggi sarebbe opportuno parlare di questo governo: abbiamo Lollobrigida, Salvini e Urso e contestiamo le riforme di Padoan, Poletti e Pinotti?».
Però lei andrà a votare, contribuendo al raggiungimento del quorum. Conferma?
«Certo. Voto sì per dimezzare i tempi della cittadinanza. E voto no sui due referendum legati al Jobs Act. Peraltro, se passa il referendum della Cgil, paradossalmente, i lavoratori avranno solo 24 mesi di indennizzo, anziché 36 come oggi.
Se passa il sì, non torna l'articolo 18, ma si abbassano le tutele. Ormai nessuno legge più i quesiti nel merito».
Allora non è meglio far fallire il referendum e invitare all'astensione, come fa La Russa?
Trova opportuno che il presidente del Senato dica ai cittadini di non andare a votare?
«La Russa è inopportuno per definizione, perché interpreta il suo ruolo di presidente del Senato non come arbitro, ma come giocatore. Da mesi non riesco a finire un discorso in Senato senza essere interrotto dagli insulti della maggioranza e dai commenti fuori luogo del camerata Ignazio. Detto questo, non dimentichiamo che astenersi in un referendum del tutto legittimo».
Da Fratelli d'Italia ricordano che nel 2016 era stato il Pd, all'epoca il segretario era lei e al governo c'era lei, a chiedere di disertare il referendum sulle trivelle.
«Sì. Come pure nel 2003 c'erano i manifesti dei Ds che spiegavano perché non si doveva andare a votare i referendum sul lavoro di Bertinotti per allargare le tutele dell'articolo 18. Ora io andrò a votare e ho dato la disponibilità a fare anche i dibattiti in tv. Ma, nel momento in cui il referendum prevede un quorum, cercare di non farlo raggiungere è legittimo. Lo hanno fatto tutti i partiti, nessuno escluso».
Nel 2016 il vostro celebre «ciaone» non portò benissimo. Comunque, per Schlein si deve votare sempre e ribadisce i suoi cinque "sì", in segno di discontinuità con il passato del Pd. Ma chi tra i dem all'epoca ha condiviso il Jobs Act si è già smarcato. Resta un'ambiguità di fondo nel suo ex partito, non trova?
«C'era. Ora non c'è più: è un'ambiguità che Schlein ha definitivamente risolto. Il Pd ha cambiato pelle e le idee riformiste della terza via blairiana non hanno più cittadinanza tra i dem. C'è anche un problema di credibilità: con che faccia quelli che hanno votato il Jobs Act adesso votano un referendum contro il Jobs Act?
Che dicono i ministri, come Orlando o Franceschini? Nella mia segreteria le responsabili delle politiche del lavoro erano Madia e Serracchiani. Loro regolano i conti con il passato, mentre io penso a fare opposizione alla Meloni».
matteo renzi - question time al senato
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