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Goffredo De Marchis per "la Repubblica"
Prima prova dell'asse tra dalemiani e renziani e forse primo tentativo di sostenere insieme la candidatura del sindaco di Firenze alla segreteria del Pd. Le due correnti vogliono respingere l'uomo di Bersani alla guida della commissione per il congresso che inizia stamattina i suoi lavori. Quell'uomo è Davide Zoggia, responsabile organizzazione del Pd. Per farlo hanno individuato un nome alternativo: il giovane turco Roberto Gualtieri. Eurodeputato, professore universitario, vicino all'area creata da Matteo Orfini e Andrea Orlando, Gualtieri però è molto legato a Massimo D'Alema.
I renziani sarebbero pronti a votarlo, come garanzia per le regole e per la data del congresso, le due discriminanti che Renzi attende per decidere se buttarsi nella mischia. Un dalemiano garante del rottamatore? Questo spiega quanta acqua è passata sotto i ponti dalle primarie ultime.
La commissione per il congresso, formalmente un gruppo di lavoro chiamato a fissare i confini delle assise, sarà il luogo in cui si misurerà il tasso di scontro del futuro. Il fronte renziano- dalemiano e quello veltroniano respingono l'ipotesi di un fedelissimo dell'ex segretario al comando dell'iter sulle regole. Che sia Zoggia o Nico Stumpo. Nella lite tra i due schieramenti più agguerriti potrebbe però spuntare un terzo nome. à la proposta, ad esempio, di Roberto Morassut, deputato ed ex assessore della giunta Veltroni.
«Un dirigente che viene dai territori, lontano dalle correnti che dominano a Roma». Stefano Bonaccini, segretario regionale dell'Emilia-Romagna, è il nome con maggiori chance in questa ottica. Nonostante la provenienza geografica, non si può dire che sia vicino a Bersani. Anzi, Bonaccini guidò la rivolta dei parlamentari emiliani alla vigilia della votazione per Franco Marini al Quirinale. Una battaglia alla luce del sole, quindi Bonaccini
non può essere accusato di aver tramato alle spalle in quella fase drammatica per il Pd.
Guglielmo Epifani ha delegato alla commissione il compito di dare un assetto alle assise. Ma il segretario sarà coinvolto nella decisione finale. à già successo nella prima riunione della nuova segreteria e succederà ancora perché in questo caso le regole sono decisive per la candidatura Renzi, per la sorte del governo (con la separazione dei ruoli tra segretario e candidato premier), per la tenuta complessiva del Pd e per la struttura stessa del partito.
La battaglia sul peso degli iscritti e dei cittadini nella scelta finale, disegnerà anche il futuro profilo del Pd. Le primarie sono ormai uno strumento irrinunciabile, ma si confrontano l'ipotesi di aprirle a tutti e quella di tenerle riservate agli iscritti. Per dare loro un ruolo che finora non hanno mai avuto. E sul dibattito incombe la polemica sul correntismo. Che Pippo Civati e Renzi pensano di poter evitare solo con una consultazione davvero libera, senza paletti, senza condizionamenti: una testa un voto.
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