RADICALI LIBERI - DALLA PANNELLA ALLA BRACE: “SILVIO, VAI IN GALERA E STRAVINCI LE ELEZIONI”

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Paolo Conti per il Corriere della Sera

«Se Silvio Berlusconi segue il nostro invito, se davvero capisce fino in fondo l'opportunità che gli offriamo, può veramente buttarsi alle spalle tutti gli sputtanamenti che lo inseguono, tutte le fesserie che ha fatto. Cioè mobilitare il partito, organizzare la raccolta di firme, arrivare al voto sui quesiti».

Un colpo di tosse:« E dopo può davvero presentarsi non solo agli italiani ma anche sulla scena politica internazionale in una veste nuova. Come l'uomo che ha cambiato l'Italia, come il vero innovatore. A quel punto può fare tutto. Può andare in esilio, può andare in galera, può andare a quel paese, può insomma continuare a fare il leader ma guadagnando un sacco di consensi...».

Una pausa per riprendere fiato: «Ma sì, Silvio potrebbe persino andarsene in carcere col coraggio che non ebbe Bettino Craxi. Io lo dissi, a Craxi: guarda Bettino che se accetti la galera, alle Europee non prendi il 12 per cento ma il 25... Non ebbe il coraggio, non mi ascoltò. E sbagliò!».

Marco Pannella è sempre Marco Pannella. Incontenibile quando segue il suo filo politico e logico. Come sempre, un fiume in piena che ignora quei limiti biologici noti ad altri ottantaquattrenni in circolazione. Quindi non riducibile alle domande che vorresti sottoporgli. Intanto, una novità. Pannella ha annunciato a Radio Radicale di aver sospeso (ma solo fino alla mezzanotte di ieri) lo sciopero della fame e della sete che conduceva da tre giorni «in omaggio nonviolento, in particolare per i contributi de Il Foglio, di Vittorio Feltri, di Luciano Violante, come doveroso atto di riconoscenza».

Pannella ha citato l'articolo su Il Giornale e quello sul quotidiano di Giuliano Ferrara che invitano Pdl e Berlusconi ad adottare la «soluzione Pannella», e le parole usate da Luciano Violante ieri ad un dibattito a Rimini con i ministri Cancellieri ed Alfano.

E quale sarebbe la soluzione Pannella?
«La questione è chiara. Ci sono i dodici referendum radicali. Che non sono solo sulla giustizia giusta, attenzione! Prendiamo il divorzio breve. Significherebbe far crollare il numero di cause civili che ci vengono rimproverate dall'Unione europea e che rappresentano l'1% del nostro Pil. E che dire della limitazione del carcere preventivo? Adesso tante anime belle piangono sui problemi delle carceri e del loro sovraffollamento. Ma andate a morì ammazzati!».

E gli altri referendum?
«Lo stesso vale per la Bossi-Fini e per la Fini-Giovanardi sulla questione dell'immigrazione. Se si potesse votare per questi referendum e farli approvare abbatteremmo il numero dei carcerati. E nel complesso il Paese più rapido nella conclusione dei processi».

Ma non crede che Berlusconi potrebbe cavarsela con l'amnistia? O con la grazia?
«Ma a me non me ne importa nulla... Non è questo il punto, lo ripeto. Qui si continua a impapocchiare, a ragionare seguendo le regole della partitocrazia di questo schifoso regime. È lo stesso posto in cui il Quirinale non invia i messaggi alle Camere, come dovrebbe, ma continua a ricevere i partiti. Ecco, se Berlusconi seguita a lasciarsi coinvolgere in tutto questo, davvero non se ne esce....».

Lei, Pannella, giorni fa ha scritto così a Berlusconi: «Tra l'altro, caro Silvio, hai anche persino l'obbligo morale rispetto a te stesso di risparmiare quella cretinata, imbecille, stupida e irresponsabile che hai fatto tredici anni fa quando, nel 2000, essendoci questi referendum sulla giustizia, sul caso Tortora e via dicendo, facesti mancare tu il quorum, di cui stai pagando il fio, dicendo di andare al mare, che appena saresti andato al governo avresti fatto tu le riforme».

Perché mai dovrebbe darle retta dopo tutta questa recriminazione ?
«Beh, per la verità con Rita Bernardini abbiamo mandato un conto politico ben più ampio, a Berlusconi. Abbiamo sempre avuto una regola: dialogo aperto con i diversi da noi ma nella totale chiarezza, nella sincerità. E io spero che Silvio ci ascolti. Dovrebbe riflettere su un punto: pensa, caro Silvio, che costringeresti anche il Pd a seguirti sui referendum a darti retta.

Così come successe al Pci di Berlinguer che no, il referendum sul divorzio proprio non lo voleva, ma si ritrovò costretto a sostenerlo. E così tu oggi ti ritroveresti campione del cambiamento, di un'Italia rinnovata e più giusta... Il problema dell'agibilità politica? Nemmeno si porrebbe più. Pensaci, Silvio, pensaci».

 

 

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