
FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO…
1 - PERFINO...
Jena per "la Stampa" - Tutti i cittadini italiani hanno il diritto di candidarsi alle elezioni, perfino Minzolini.
2 - MINZOLINI: "MI AVEVANO MESSO IL BAVAGLIO, MEGLIO FARE IL SENATORE"
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"
IL Direttorissimo, come lo chiamava Berlusconi, diventa senatore. Augusto Minzolini è il candidato numero due al Senato nella lista Pdl in Liguria. Davanti a lui, solo Berlusconi.
Andrà al Nord a fare comizi?
«Stavo ore dietro alle porte a spiare le riunioni dei politici. Vuole che mi spaventi una campagna elettorale?».
In Liguria non l'hanno presa bene. Si ribellano contro i paracadutati. Scajola minaccia battaglia.
«Non ho parlato con Scajola. Ma andrò a prendere i voti. La Liguria la conosco, è una bella regione».
Da fustigatore della politica a uomo di Palazzo, passando per la controversa direzione del Tg1. Non le piaceva più fare il giornalista?
«Il giornalismo è la mia malattia».
Berlusconi non le poteva dare un posto a Mediaset invece di offrirle il Parlamento?
«Ho mai chiesto qualcosa nella mia carriera? Mai. Non ho chiesto posti a Mediaset. Ho avuto invece la proposta di un seggio. Sarà interessante vedere la politica dall'altra parte. E non mi sembra di essere solo in questa scelta. Prima di me l'hanno fatta tanti: da Scalfari a Santoro a Gruber per dire alcuni nomi».
Si sente il rimpianto per l'addio al giornalismo.
«Mi hanno messo il bavaglio. Non avevo più diritto di parola. Che altro dovevo fare?».
Per cinque anni basta col giornalismo?
«Vediamo. Anche Santoro divenne eurodeputato. Quanto durò?».
Un paio di anni, più o meno.
«Esatto. E la Gruber? Anche lei lasciò prima della fine del mandato».
Sta già preparando la fuga?
«Ma no. Mi sento impegnato in un passaggio importante per il Paese. Da cronista ho raccontato il palcoscenico, da retroscenista il dietro le quinte. Da senatore entrerò nei camerini. Ho la sensazione che mi arricchirà prima di tornare al giornalismo».
Cosentino fuori dalle liste. Condivide?
«Mah... Io sono garantista. Capisco l'esigenza delle liste pulite, ma in politica cambia tutto velocemente. E questo clima spero che cambi in fretta. Ho seguito passo passo il mio processo per peculato, rinunciando a fare il corrispondente da New York per rimanere a Roma...».
A proposito anche lei è imputato per peculato.
«Sì, appunto. Al tribunale di Roma c'è il 95 per cento di rinvii a giudizio. A quanti condannati corrispondono? A una percentuale molto inferiore. Per questo non si possono negare dei diritti a persone non ancora condannate».
Sarà senatore d'opposizione.
«E chi lo dice».
I sondaggi.
«Dieci giorni fa non c'era partita. Oggi si parla di altri scenari. Ci sono tanti elettori disorientati. Bisogna aspettare prima di cantare vittoria».
3 - MENTANA: "NO AI GIORNALISTI IN POLITICA. MINZO? VIVEVA L'ADDIO COME UN CASO"
Federico Geremicca per "la Stampa"
Un paio di tweet per dire che lui - Enrico Mentana - questa faccenda dei giornalisti che si candidano al Parlamento, proprio non la capisce. «Pongo un problema generale, naturalmente, che prescinde da questo o quel caso - spiega - e che si riassume, in fondo, nella domanda che ognuno dei colleghi candidati da domani dovrebbe temere: e cioè, un signore che ti avvicina e ti dice "l'ho sempre seguita pensando che lei fosse al di sopra delle parti, ora vedo che si candida... com'è successo? E com'è che quel partito l'ha chiesto proprio a lei? Ha fatto dei favori?"...».
Mentana sostiene che, per i giornalisti, il rischio è assai simile a quello che corrono i magistrati quando decidono di entrare in politica. La gente finisce per chiedersi: ma non è che questa candidatura era concordata da tempo, e magari le indagini di quel magistrato ne sono state influenzate?
L'ultimo caso di giornalisti-candidati è quello di Augusto Minzolini - ex direttore del Tg1 e per anni prima firma politica de "La Stampa" - inserito da Berlusconi nelle liste per la Camera. «Bravo collega - ricorda Mentana - grandissimo appassionato di politica: ed è noto che, quando dirigevo il Tg5, lo volevo come mio vice...». L'operazione non andò in porto: successivamente, invece, diventò direttore del Tg1 in quota - come si disse allora - berlusconiana.
«E credo che la sua decisione di accettare la candidatura nel Pdl c'entri molto con la sua avventura al Tg1 - annota Mentana -. Ha vissuto il suo addio come un caso politico, evidentemente: e ha immaginato che il modo migliore per reagire, fosse appunto passare alla politica». Quella politica - pure - che aveva impietosamente raccontato per anni, inventando perfino un genere: il cosiddetto minzolinismo. Uno stile super-aggressivo, creato ma poi sepolto...
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