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1 - UCRAINA: USA REVOCANO VISTI A RESPONSABILI VIOLENZE
(ANSA) - Gli Usa hanno risposto alle azioni di novembre e dicembre contro i manifestanti a Kiev imponendo sanzioni (ritiro dei visti) ad un certo numero di ucraini (presumibilmente esponenti delle forze dell'ordine) e stanno esaminando ulteriori provvedimenti contro gli autori delle recenti violenze. Lo rende noto l'ambasciata Usa a Kiev.
''In risposta alle azioni contro i dimostranti del Maidan in novembre e dicembre dello scorso anno, l'ambasciata Usa ha revocato i visti di diversi ucraini legati alle violenze'', si legge in una nota postata sul sito della rappresentanza diplomatica statunitense a Kiev, che precisa di non poter commentare i singoli casi perché i dati dei visti sono confidenziali. Pare evidente comunque che le sanzioni riguardano esponenti delle forze dell'ordine. L'ambasciata avvisa inoltre che gli Usa stanno considerando ''ulteriori azioni'' contro i responsabili delle attuali violenze.
2 - UCRAINA, MORTI TRE DIMOSTRANTI NEGLI SCONTRI
Da "Corriere.it"
Gli scontri di Kiev registrano le prime tre vittime: la polizia ucraina conferma la morte di tre persone vicino alle barricate. Due manifestanti sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco, un altro sarebbe morto cadendo mentre era inseguito dalla polizia. Il premier ucraino, Mikola Azarov, aveva minacciato martedì sera: se «le provocazioni» e le violenze di piazza continueranno, il governo di Kiev non avrà altra scelta che «utilizzare la forza nell'ambito della legge».
LO SGOMBERO - Detto, fatto: dopo una nuova notte di violenze, la polizia ha sfondato le barricate stamattina e iniziato a sgomberare il campo dei dimostranti nel centro di Kiev nel corso di una pesante nevicata. La folla non è rimasta inerte e, proteggendosi ancora una volta dietro alle carcasse carbonizzate degli autobus dati alle fiamme tre giorni fa, ha reagito dando vita a ulteriori disordini e bersagliando con pietre e bottiglie incendiarie gli agenti. Sale a 2000 il numero di dimostranti medicati, 120 poliziotti feriti.
NESSUN DIALOGO - La tensione si fa sempre più altan quindi a Kiev, dove da giovedì scorso sono in corso scontri violenti tra polizia e manifestanti anti-governativi. Al momento resta però congelato il dialogo tra governo e opposizione ucraini per mettere fine alla crisi politica che scuote il Paese da ormai due mesi, da quando cioè - sotto le minacce economiche del Cremlino - Kiev rifiutò di firmare un accordo di associazione con l'Ue per riavvicinarsi a Mosca.
L'ex ministro dell'Interno ucraino, Iuri Lutsenko, uno dei leader dell'opposizione, ha negato di aver incontrato esponenti del governo del presidente ucraino Viktor Ianukovich nella notte per cercare di trovare una soluzione alla crisi politica in atto in Ucraina. «Non ci sono state negoziazioni - ha detto Lutsenko, citato dall'agenzia Unian -. Abbiamo solo consegnato le richieste di Maidan (la piazza di Kiev cuore delle manifestazioni di protesta) al presidente attraverso dei mediatori».
Il leader dell'opposione Vitali Klitschko si era recato agli uffici di Yanukovych per un faccia a faccia, ma è stato ricevuto solo dai collaboratori del presidente. Il suo ufficio ha fatto sapere che in quel momento era impegnato in altri colloqui. «Il centro della città di Kiev è in fiamme da due giorni. Il presidente sta seduto a due isolati di distanza e non ascolta», ha detto Klitschko. Intanto la Duma, il ramo basso del parlamento russo, ha approvato una dichiarazione nella quale chiede all'Occidente di non interferire nella crisi politica a Kiev e sollecita l'opposizione a iniziare un dialogo con il governo.
LA LEGGE LIBERTICIDA - A scatenare le proteste è stata l'entrata in vigore della controversa legge «antidemocrazia», come è stata bollata da Europa e Stati Uniti: la nuova legge proibisce, tra l'altro, di erigere barricate, di entrare in massa in luoghi pubblici, di formare cortei con più di cinque veicoli, di allestire tende e palchi e di distribuire ai manifestanti materiali come i caschi protettivi e i megafoni. à previsto l'arresto per chi si copre il volto con un fazzoletto o un casco. Per i trasgressori sono previste multe e in alcuni casi anche il carcere, fino a cinque anni per chi occupa un edificio pubblico. A rischio anche l'immunità dei parlamentari che potrebbero essere processati con il via libera di una commissione indipendente.
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