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Dario Del Porto per “la Repubblica”
L’arcivescovo di Salerno aveva cambiato le regole della processione di San Matteo in ossequio alle disposizioni anti-inchino diramate dalla Cei. Niente più soste, né “girate” delle statue dei santi patroni, niente fuochi d’artificio. Ma le paranze, i gruppi di quartiere in cui si riuniscono gli organizzatori della festa patronale, si sono ribellate alle nuove disposizioni.
E la celebrazione più amata dal cuore popolare della città, dopo essere partita ieri sera con oltre un’ora di ritardo, si è trasformata in una via crucis per il presule, monsignor Luigi Moretti, bersagliato dai fischi per tutta la durata della processione e invitato a lasciare Salerno da alcuni “portatori” delle statue.
Una contestazione severa, controllata a vista dagli agenti della Digos, che ha spinto il prefetto Gerarda Pantalone ad abbandonare il rito. Non si è visto invece il sindaco Vincenzo De Luca (rappresentato dal vice sindaco Eva Avossa), che già in mattinata aveva discusso animatamente con il parroco del Duomo perché non aveva trovato il posto assegnato nella chiesa dove doveva celebrarsi il Pontificale.
PROCESSIONE SALERNO CONTESTATO IL VESCOVO
È stata una festa rovinata, dunque. Il clima era apparso teso già alla vigilia, quando la Curia salernitana aveva comunicato di volersi uniformare alle indicazioni della Conferenza episcopale, dettate dalla volontà di evitare celebrazioni sfarzose o omaggi alle case dei boss come accaduto in Calabria.
La processione di San Matteo si snoda nel centro di Salerno e prevedeva come tappe la caserma della Guardia di Finanza, corpo di cui San Matteo è protettore e il palazzo comunale, dunque il rischio di “inchini” a malavitosi non esisteva. Ma le paranze non hanno accettato di modificare il rito perché, hanno ribadito «questa festa appartiene al popolo e si fa così da sempre».
«Niente fermata nella caserma della Finanza, niente fermata in Comune: troppi stravolgimenti. Quasi quasi ci fanno perdere la fede» ha lamentato ‘O Vichingo, della paranza di San Giuseppe. I portatori hanno ritardato la partenza dopo un confronto con il vescovo. Quindi, una volta incamminati lungo il percorso, quasi tutte le paranze non hanno rinunciato alle “girate” delle statue dei santi, accolte dagli applausi dei fedeli e accom- pagnate dai fischi all’indirizzo dell’arcivescovo.
Più volte, durante il tragitto, i capi-paranza si sono fermati e hanno posato sull’asfalto le statue dei santi prima di ripartire. Il vescovo invece ha scelto di non fermarsi, portando come da tradizione la reliquia del santo e anticipando la processione diretta verso la cattedrale.
Non tutti però hanno approvato la contestazione: «Io come tanti altri salernitani sono rimasta delusa dal comportamento dei portatori — ha detto Giuliana Scarpetta, avvocato che, tra gli altri, ha rappresentato la famiglia di Elisa Claps — Noi cittadini siamo disponibili a portare sulle nostra spalle San Matteo pur di non renderlo oggetto di questa diatriba».
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