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1. INDAGATO DALLA PROCURA DI ROMA IL PADRE DI RENZI NELL’INCHIESTA SUGLI APPALTI CONSIP 2. COINVOLTI PER RIVELAZIONE DEL SEGRETO D’UFFICIO E FAVOREGGIAMENTO ANCHE IL MINISTRO LUCA LOTTI, IL COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI DEL SETTE E IL COMANDANTE DELLA LEGIONE TOSCANA DEI CARABINIERI, IL GENERALE SALTALAMACCHIA

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La Stampa.it

 

tiziano e matteo renzitiziano e matteo renzi

Concorso in traffico di influenze. È questo il reato contestato a Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del consiglio Matteo, indagato dalla procura di Roma nell’inchiesta sugli appalti in Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. Questa mattina i carabinieri gli hanno notificato nel comune di residenza, a Scandicci, in Toscana, un invito a comparire convocandolo a piazzale Clodio per l’interrogatorio. Non è escluso che l’atto istruttorio possa avvenire già all’inizio della prossima settimana. 

tiziano renzitiziano renzi

 

 

Il papà dell’ex inquilino di Palazzo Chigi ha confermato di aver ricevuto l’avviso di garanzia dai pm capitolini. «Ammetto la mia ignoranza ma prima di stamattina - ha commentato - neanche conoscevo l’esistenza del reato di traffico di influenze che comunque non ho commesso essendo la mia condotta assolutamente trasparente come i magistrati - cui va tutto il mio rispetto - potranno verificare. I miei nipoti sono già passati da una vicenda simile tre anni fa e devono sapere che il loro nonno è una persona perbene: il mio unico pensiero in queste ore è per loro». 

tiziano renzi luca lottitiziano renzi luca lotti

 

Il procedimento all’attenzione dei pm capitolini è uno stralcio dell’inchiesta avviata a Napoli e inviata a Roma per competenza territoriale. Nell’inchiesta risultano indagati anche il ministro Luca Lotti, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana dei carabinieri, il generale Emanuele Saltalamacchia. Nei loro confronti la Procura contesta i reati di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento. 

 

TIZIANO E MATTEO RENZITIZIANO E MATTEO RENZI

Il reato di traffico di influenze, contestato a Tiziano Renzi in concorso con altri, è stato introdotto nel codice penale nel 2012. Mira a colpire anche il mediatore di un accordo corruttivo al fine di prevenire la corruzione stessa. 

 

Nell’indagine, che di fatto viene coordinata da due Procure, il focus principale degli inquirenti è rivolto alla gara d’appalto, bandita nel 2014, denominata Fm4 (facility management) del valore di 2,7 miliardi di euro e che era stato suddiviso in una serie di lotti. In questa vicenda risulta indagato l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, con il quale Tiziano Renzi avrebbe avuto dei contatti sui quali si concentra ora l’attenzione degli inquirenti.

Matteo e Tiziano Renzi su CHIMatteo e Tiziano Renzi su CHI

 

I magistrati intendono anche approfondire i rapporti tra il padre dell’ex premier e l’imprenditore toscano Carlo Russo, coinvolto nell’inchiesta Consip e in contatto con Romeo. Agli atti dell’indagine anche decine di intercettazioni telefoniche acquisite nel filone napoletano dell’inchiesta tra Romeo e l’ex deputato Italo Bocchino, «consulente» dell’imprenditore: secondo i pm di Napoli l’esponente politico avrebbe dato, come si legge in un recente decreto di perquisizione, «indicazioni a Romeo su quando e come pagare e su come compiacere i rappresentanti della `cosa pubblica´ con denari e altre utilità». Circostanza seccamente smentita da Bocchino. 

renzi con il padre tiziano indagatorenzi con il padre tiziano indagato

 

Per l’inchiesta Consip, nel dicembre scorso, dopo aver ricevuto gli atti da Napoli, i pm capitolini hanno ascoltato il ministro dello Sport Lotti e il comandante generale dell’Arma, Del Sette. Entrambi hanno respinto le accuse, sostenendo di non aver mai rivelato ai vertici di Consip l’esistenza di indagini. In particolare Lotti, interrogato il 27 dicembre scorso, ha affermato di «non avere mai saputo nulla di indagini» relative alla Consip.

ALFREDO ROMEOALFREDO ROMEO

 

Riferendosi all’amministratore delegato della società, Luigi Marroni, che sentito come persona informata sui fatti dai magistrati di Napoli aveva fatto il nome dell’allora sottosegretario, Lotti ha detto di «non frequentarlo» e di «averlo visto solo due volte nell’ultimo anno».  

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