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Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
Il giorno dopo la sconfitta non è mai un buon giorno. E Milano non fa eccezione.
La distanza di Stefano Parisi dai partiti che lo sostenevano, soprattutto nelle due settimane prima del ballottaggio, ha lasciato uno strascico amaro tanto più aspro quanto più la vittoria pareva a portata di mano.
Il ruolo incendiario se lo assume Gabriele Albertini, già sindaco di Milano e capo della lista Parisi: «È stato fatto un errore grave: non puntare sulla lista civica. Questo per la paura di spostare voti verso il civismo e toglierne ai partiti. E così facendo, si è penalizzato il voto d' opinione. Un peccato». Per i partiti, un po' troppo.
Dato che nelle due settimane tra il primo e secondo turno raccontano di aver avuto difficoltà a raccordarsi con il candidato. Di non aver avuto più modo di interagire. Di essere stati tagliati fuori dal video della campagna elettorale. Di non spiegarsi il perché alcune iniziative annunciate (campagne telefoniche, brochure da inviare agli elettori) non abbiano poi avuto seguito.
E di Albertini viene ricordata la «genialata» (copyright by Roberto Maroni), l' aver definito la Lega «irrilevante» a 48 ore dall' apertura delle urne. E c' è pure chi segnala malevolo il fatto che Silvio Berlusconi non abbia chiamato Parisi. Ma è lo stesso ex candidato a sgomberare il campo: «Non mi ha chiamato ma mi ha mandato vari messaggi d' affetto dopo la sconfitta».
CORRADO PASSERA E STEFANO PARISI
Mariastella Gelmini non vuole trasformare l' incidente in incendio. «Però, alcune dichiarazioni come quella di Albertini sono apparse inopportune. E il continuo sottolineare la distanza dalla Lega, forse, non è stata la cosa più utile».
Giovanni Toti, il governatore ligure, è uno degli assertori del modello di centrodestra più inclusivo. Giovedì sera era venuto a Milano per la festa di chiusura della campagna di Parisi. E butta lì una battuta: «Forse prendere tanto le distanze non gli ha fatto benissimo...».
Poi minimizza: «Nelle ultime settimane c' è stato qualche attrito. La coalizione è uno strumento potente ma delicato. Qualche volta il prendere le distanze paga, qualche volta meno. Tra l' altro Forza Italia a Milano ha dimostrato una grande vitalità».
Chi getta acqua sul fuoco è Paolo Romani: «Sala ha preso 40 mila voti in più, Parisi 30 mila, ma al secondo turno hanno votato 30 mila milanesi in meno. Sala ha potuto contare sui 10 mila elettori di Basilio Rizzo e su molti dei radicali. E certo, i 5 Stelle non sembrano aver aiutato Parisi. Ma lui, e la coalizione, hanno fatto un lavoro eccellente. E non credo proprio che quel po' di frizioni che ci sono state siano comunque arrivate agli elettori».
In casa Lega c' è meno entusiasmo. Matteo Salvini ammette di essersi dovuto «mordere la lingua parecchie volte negli ultimi giorni», mentre il suo capolista Alessandro Morelli cesella amaro: «Parisi ha fatto la sua partita e purtroppo ha perso tutta la squadra».
L' interessato non si scompone. A Un giorno da pecora gli riferiscono di una battuta di Salvini sul fatto che «con i moderati non si vince».
maria stella gelmini e giovanni toti
«Nemmeno con i radicali, mi pare» ribatte. Più in generale, Parisi dice di non credere «di aver fatto errori. È stato un miracolo: è la prima volta che il centrodestra prende più voti al secondo turno che non al primo. Ma a sinistra si sono compattati. Hanno fatto un po' campagna dicendo che dietro di me c' era Hitler». Quanto alle possibili ambizioni nazionali, frenata brusca: « Il mio compito è qui a Milano. Fare il consigliere comunale, e probabilmente il coordinatore dell' opposizione: non ho nessuna intenzione di avere un ruolo nazionale».
berlusconi e salvini allo stadio per milan atalanta 5
E intanto Salvini deve affrontare le prime critiche interne. Il segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, su Facebook scrive: «Credo si debba tornare a essere un movimento-sindacato dei nostri territori: un movimento la cui priorità sono i nostri lavora-tori e le nostre imprese». Insomma: «Torniamo ad affrontare le questioni irrisolte del Nord».
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