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Francesco De Dominicis per "Libero"
Papa Francesco prendete tempo e per ora non si azzarda a toccare lo Ior. Il G8 cardinalizio si è chiuso infatti con un nulla di fatto sull'Istituto per le opere di religione. Uno stop and go - peraltro non del tutto imprevedibile - sul quale hanno pesato soprattutto le acerrime spaccature fra gli otto porporati: i cardinali sono divisi fra quanti vorrebbero chiudere lo Ior (quindi vicini alla linea del Pontefice) e quanti, invece, preferiscono agire con prudenza viste le possibili ricadute sulle finanze vaticane. Il risultato delle crepe fra i cardinali è che a Jorge Bergoglio non hanno fatto toccare palla. L'attesa riforma della banca del Papa, perciò, è stata congelata e sarà affrontata ad aprile, salvo ulteriori rinvii.
Ma il dossier Ior resta sotto i riflettori. Se ne occupano giuristi ed economisti, dentro e fuori i Sacri palazzi. Una delle ipotesi sul tavolo, secondo quanto risulta a Libero, è la creazione, accanto alla nascita di una banca etica, di una sorta di bad bank. Il progetto prevede di «espellere» dai depositi Ior i fondi di dubbia provenienza (riciclaggio di denaro sporco e frutto di evasione).
La spazzatura finanziaria verrebbe spacchettata in tre o quattro blocchi e «ceduta» a grandi banche straniere. Circolano i nomi dei colossi Hsbc, Barclays, Deutsche Bank e di una italiana (le piste portano a IntesaSanpaolo e Unicredit). Incamerati i conti sospetti, le banche a quel punto gestirebbero gli ex clienti Ior secondo le norme antiriciclaggio dei loro paesi. Una soluzione che consentirebbe di completare l'opera di «pulizia interna» avviata con la misteriosa chiusura di 2.100 conti correnti nel 2012, sui quali né i vertici Ior né l'Aif (Autorità d'informazione finanziaria) hanno fatto chiarezza.
Il clima dentro le mura vaticane è rovente. C'è attesa per le prime mosse del nuovo superministro delle Finanze, il cardinale australiano George Pell, appena nominato dal Papa. Pell non avrà competenza sullo Ior, ma dovrà rivoluzionare la gestione immobiliare e contabile della Santa sede. In tanti, poi, si chiedono come mai il vescovo Giorgio Corbellini, designato il 30 gennaio alla presidenza Aif, non abbia ancora preso il controllo degli 007 finanziari. Corbellini non ha mai incontrato il direttore, René Brülhart. Lo sceriffo svizzero, così, è solo sul ponte di comando Aif mentre è in corso la prima, discussa ispezione sullo Ior.
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