DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
La regola di giornaloni e opinionisti e’ sempre la stessa: l'avversario e’ destinato alla polvere, la sua era e’ terminata o destinata a non cominciare, il popolo lo ha abbandonato o non lo ascolterà mai, i giudici lo assediano, si scalda ai bordi del campo il candidato progressista che vincera’ sicuramente. Poi si sbagliano clamorosamente, giustificano se stessi con spiegazioni sugli effetti deteriori della crisi e sull'analfabetismo funzionale che affligge il mondo, o ad altro e ricominciano da capo.
In realtà gli rode, eccome, che a Gerusalemme Bibi Netanyahu si appresti. al suo quinto mandato consecutivo come premier, stabilendo così un record. Certamente l'avversario principale, Benny Ganz, ha ottenuto un risultato importante, ma la sua coalizione non ha la maggioranza.
Normale funzionamento della democrazia, obiettivamente, governa chi prende più voti. Non fosse che per la maggior parte dei giornali delle Tv che hanno seguito l'ultima campagna elettorale in israele, a Netanyahu non sarebbe stata riservata semplicemente la sorte comune di vincere o perdere, ma quella di essere rimosso, con disonore, arrestato, imprigionato. E adesso? .
In campagna elettorale si sa che tutto è consentito, ma avversari come Gantz o come Ehud Barak hanno paragonato Netanyahu a dittatori come Erdogan e addirittura come Ceausescu, avvilendo e mortificando così come dei comuni traditori la democrazia della loro nazione, che già è tanto attaccata e mistificata.
Il Likud invece ha avuto 35 seggi, e più voti del 2015, e il migliore risultato elettorale dal 2003, quando con Sharon, ottenne 38 seggi. Ma in qualche modo Netanyahu ha pagato la campagna tremenda di delegittimazione.
Tutto il mondo è paese, si scatenano le procure nella convinzione che sia il modo più facile per sconfiggere un leader politico Eppure è dimostrato che non funziona più, troppo usurato il metodo, e d'altra parte il ricorso alle urne nei salotti radical chic del mondo viene ormai guardato con crescente sospetto. Un tempo era il popolo che parlava, ora il popolo infastidisce.
netanyahu e mike pompeo al muro del pianto
Verificato che il popolo di Israele conferma fiducia a Bibi Netanyahu, superato lo shock, ieri sera gli speciali italiani e non solo lo davano per sconfitto intorno alle 21:30, potete giurare che torneranno a dire e a lamentarsi che questa non è democrazia, che si sta marciando verso metodi e dottrine populiste, sovranista, razzista e fascista. Gerusalemme, anzi Tel Aviv, come si ostinano a dire, come Washington, e tra poco come Roma, dove incombe il perfido e incredibilmente popolare Matteo Salvini.
Tra i sostenitori intelligenti di Bibi Netanyahu fioriscono critiche sensate al tatticismo esagerato dell'uomo, e si preferirebbe un po' più di trumpismo e di capacità di rottura sulla riforma della Giustizia, la separazione dei poteri, argomenti che suonano familiari e orecchie italiane, e naturalmente su aree contese. Ma Israele è già terribilmente nell'occhio del ciclone, ricoperto di accuse quotidiane.
Lo scrive meglio di tutti i cronisti e analisti delle vicissitudini nella piccola nazione, avanguardia dell'Occidente e della democrazia in Medio Oriente, Giulio Meotti.
.“Avviso ai sinceri democratici: mentre il 'fascista' Israele votava, Ramallah entrava nel 15esimo anno di satrapia e Hamas sparava sulla folla”.
Certo, perché il leader palestinese Abu Mazen dal 2009 è presidente per grazia divina, e a Gaza gli ascari di Hamas finivano di reprimere le più grandi proteste popolari in dodici anni di dittatura islamista nella Striscia
Ma nel mirino del politically correct, e naturalmente dell'Unione Europea e del commissario Federica Mogherini, ancora per poco per fortuna, c'è . Israele,che è l’unico paese in Medio Oriente dove le donne hanno sempre potuto votare e gli arabi votano,e da sempre, e si oppongono ferocemente al sistema all'interno del Parlamento di Gerusalemme e senza aver mai ricevuto la minima sanzione.
matteo salvini benjamin netanyahu
Dall'altra parte, quella dei palestinesi la cui causa di persecuzioni e povertà è ritenuta sacra nelle cancellerie europee, Abu Mazen ha una ricchezza personale di cento milioni di dollari, sulla scia di Arafat, che aveva accumulato 1,3 miliardi. il capo di Hamas ha due miliardi nei conti nel Golfo.
Qualche breccia si apre, anche se L'Europa è solo di danno.Scrive su Israel Hayom il giornalista giordano-palestinese Mudar Zahran: “Noi arabi abbiamo dato ai nostri dittatori carta bianca per impoverire, opprimere e distruggere tutti noi in nome della ‘grande lotta araba per porre fine all’entità sionista’. Il risultato è chiaro: mentre Israele ha fatto dieci nuove scoperte nel campo del cancro e dei trattamenti cardiaci negli ultimi due anni, noi arabi abbiamo sviluppato nuove torture”.
La breccia più grande’ l’ha aperta negli ultimi due anni Donald Trump. A proposito, ricordate secondo i commenti del Partito Unico dei Media quali disgrazie e apocalisse sarebbero seguite all'insediamento della Ambasciata Americana a Gerusalemme con il riconoscimento di Gerusalemme come capitale? E’ li’, e non è successo niente.
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