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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
1. RENZI INCASSA IMPEGNO JUNCKER SU INVESTIMENTI, ORA UE CAMBI GIOCO
(AGI) - In Australia, lontano dai tavoli europei, tutto e' rovesciato: oltre al fuso e alle stagioni, anche il ruolo giocato da Italia e Germania al grande tavolo dei leader. Se a Bruxelles l'osservato speciale e' il nostro Paese, a Brisbane e' la Germania ad essere alla sbarra come responsabile di una politica miope dal punto di vista della crescita. Matteo Renzi lo sa bane e, quando scende a sorpresa nel Media Center, pone gli investimenti come condizione necessaria e sufficiente per dare il "calcio d'inizio alla ripresa economica".
VAN ROMPUY E JUNCKER A BRISBANE
La definizione e' di Jean Claude Juncker, sul quale pende la spada di Damocle di uno scandalo finanziario e sul quale grava il peso delle speranze dei leader extra euro. In mattinata il neo presidente della commissione europea ha dato prova di voler onorare la promessa dei 300 miliardi di investimenti, spiegando che il pacchetto sara' lanciato entro fine anno e che sara' accompagnato dalla creazione di un Hub, una cabina di regia europea che sovraintenda agli stanziamenti.
Insomma, sembra dire Juncker, si fa sul serio. E Renzi sembra disposto a crederci, cantando vittoria. "Tra i leader c'e' la comune convinzione che l'austerita' non serva, che quello che ci vuole sono gli investimenti, ha sottolineato il premier. "Dobbiamo crescere a tutti i costi", ha aggiunto.
Crescere tutti, "l'Italia fara' le riforme, ma l'Europa deve cambiare gioco". Prendendo esempio, se ce ne dovesse essere bisogno, proprio dall'Italia. Il governo, rivendica Renzi, sta facendo molto, dalla riforma costituzionale a quella della giustizia civile passando per il jobs act e la scuola. "Non abbiamo cambiato governo, ma abbiamo cambiato passo". Una vittoria, dunque? Per il momento e' meglio considerarlo un buon vantaggio. Renzi non lo dice, ma sembra questa la sua posizione.
renzi mogherini a strasburgo parlamento europeo
L'insistenza con la quale anche oggi e' tornato a battere su investimenti e crescita lascia pensare che non si tratti di una partita chiusa e che quella "pressione esercitata dall'Italia" sui partner europei e in particolar modo sulla Germania debba continuare. Da questo punto di vista, devono essere state particolarmente apprezzate le parole del presidente americano - con il quale Renzi si e' soffermato in un breve colloquio prima dell'avvio della sessione plenaria - che ha sottolineato la necessita' di puntare sulla crescita e l'occupazione. E il premier italiano passa immediatamente alla cassa per fare tesoro del sostegno ricevuto: "Come ci hanno invitato a fare il presidente Barack Obama e il primo ministro britanico David Cameron, dobbiamo cambiare strategia in Europa" perche' "l'austerita' non basta, serve la crescita".
Parole che rappresentano piu' di un indizio su quale potrebbe essere il tenore dell'atteso faccia a faccia tra Renzi e Juncker domani, al termine di lunghe settimane di frizioni e veri e propri colpi bassi fra i due. Un summit come quello del G20, tuttavia, e' strategico anche e soprattutto per l'opportunita' di confrontarsi e convincere i leader dei Paesi emergenti che investire in Italia conviene a tutti.
Ecco, dunque, il colloquio con Tony Abbott, premier australiano e primo promotore di quella cabina di regia internazionale, quell'hub sugli investimenti che dovrebbe portare il Pil mondiale a crescere del 2 per cento in cinque anni; ecco spiegata l'importanza data da Renzi al bilaterale con il premier indonesiano Joki Widodo sui rapporti economici e culturali tra i due Paesi , anche in vista di Expo: ecco, soprattutto, il colloquio con Vladimir Putin sulle crisi in Ucraina, Siria e Libia, aree particolarmente nevralgiche per le ripercussioni in termini di approvvigionamenti energetici.
Ecco, infine, il breve incontro con il premier indiano Nerendra Modi. I rapporti tra i due Paesi, India e Italia, rimangono segnati dalla vicenda dei due maro'. Impossibile, al momento, anche solo immaginare una operazione come quella fatta con il Forum Italia-Cina e che ha portato a siglare protocolli di intesa tra aziende dei due paesi per un valore totale di otto miliardi. L'invito di Renzi e', quindi, a non 'stressare' la vicenda, avendo rispetto per l'India: "Noi faremo di tutto per arrivare ad una soluzione", promette.
2. RIVEDERE ANCORA I CONTI? RENZI PRONTO AL NO
Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
matteo renzi e agnese landini scendono dall aereo di stato
Quando il premier australiano pronuncia il verbo «deliver», consegnare, mettere in pratica, legandolo all’attesa della gente, parla di posti di lavoro e di crescita: invita i colleghi a crederci e fare sul serio, l’obiettivo è una crescita del Pil mondiale di 2 punti nei prossimi 5 anni. Il vertice è dedicato a questo: Renzi in qualche modo gongola, Obama dice che l’Europa «deve cambiare strategia», Cameron è sulla stessa linea, che al tavolo dei 20 è ampiamente maggioritaria.
La prima giornata ha due punti focali: la crisi con la Russia e il dibattito sulla crescita. Putin è in qualche modo isolato, ma anche la parola austerity, tanto cara alla cancelliera Merkel, che appare lontana mille miglia, non solo geograficamente, dall’amata Bruxelles. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ammaccato per lo scandalo dell’elusione fiscale, è in qualche modo sul banco degli imputati.
matteo renzi barack obama fotografati da filippo sensi
Oggi avrà un incontro di prima mattina con Renzi. Il primo dopo lo scontro dei giorni scorsi. Discuteranno del piano che il primo deve presentare entro la fine dell’anno. E anche delle richieste che sta facendo l’Italia alla Ue: 40 miliardi di euro di finanziamenti, ciò che Padoan ha messo nero su bianco due giorni fa, si traducono in un «piano strategico di investimenti», così lo chiama il premier, di circa 70/80 miliardi in tre anni, grazie ai meccanismi delle leve finanziarie e al coinvolgimento dei privati.
Se invece venisse toccato l’argomento di un’ulteriore correzione dei conti pubblici, in questo caso Renzi sarebbe fermo nel respingere qualsiasi novità: «Potremmo anche togliere il nostro consenso a Juncker se non arriveranno gli investimenti richiesti», dicevano ieri nel suo staff, cambiando discorso.
«Gli investimenti che chiediamo saranno il calcio di inizio della ripresa economica», ha detto Renzi, a margine degli incontri. Concetti che insieme a Hollande e Cameron ripeterà oggi nell’incontro che tutti i leader della Ue presenti, insieme a Juncker, avranno con Obama. Anche in questo caso ieri Renzi è stato più che esplicito, citando le parole sia del presidente americano che del premier inglese, contrari ad ulteriori dosi di austerity, «hanno detto espressamente che l’Europa deve cambiare strategia».
australiani si fanno il selfie con la merkel
Era il clima che a Palazzo Chigi si aspettavano, «la nostra linea è ampiamente maggioritaria su scala internazionale», e l’appoggio ulteriore che potrà arrivare da Obama, nel vertice Usa-Ue (ufficialmente dedicato al Trattato transatlantico di libero scambio), sarà benvenuto.
Forse produce già dei frutti, visto che ieri lo stesso Juncker ha voluto rimarcare che insieme al piano da 300 miliardi per gli investimenti nel Vecchio Continente sta anche studiando la creazione di una cabina di regia della Ue fondata sulla crescita, una sorta di hub, di centro di analisi e coordinamento, come quello che dovrebbe nascere in Australia, ma su scala globale.
angela merkel al g20 australiano
Ieri Renzi ha avuto anche un casuale incontro conviviale, erano seduti accanto nel pranzo del vertice, con il nuovo premier indiano: con Modi non si erano mai incontrati, il contatto sembra sia stato cercato e positivo. «Faremo di tutto per arrivare a una soluzione, ma bisogna evitare di rinfocolare le polemiche e rispettare quanto stabilito», la sintesi di Renzi.
Ma il primo argomento della giornata è rimasto quello del summit: «L’Europa deve cambiare verso come stiamo facendo in Italia, i risultati arriveranno, l’attrazione degli investimenti stranieri da parte dell’Italia è già iniziata. L’Italia si sta svincolando dai legami del passato, manca ora un piano più attivo di investimenti come hanno fatto negli Usa».
Ne discuterà oggi con Juncker, prima da solo, poi con Obama come alleato: «Noi siamo pronti, abbiamo pronto un piano strategico, ma che deve passare il via libera di Bruxelles».
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