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Enrico Franceschini per "la Repubblica"
L'abito non fa il monaco, ma può avere la sua importanza, specie in luoghi dove la forma ha quasi altrettanto peso della sostanza, come all'università di Oxford, una delle più antiche e probabilmente la più prestigiosa d'Europa. Ora l'insigne cittadella del sapere ha deciso di cambiare abito, o meglio di abolire le diverse norme nel vestire prescritte da
secoli per gli studenti di sesso maschile e per quelli di sesso femminile. D'ora in avanti, in teoria, gli studenti potranno presentarsi agli esami e ad altre occasioni ufficiali indossando una gonna e le studentesse mettendo una specie di tight con farfallino bianco.
L'iniziativa, spiega un portavoce, è stata presa per non creare disagio alla pur minuscola comunità di allievi transgender, insomma a coloro che hanno cambiato sesso, o vorrebbero cambiarlo, o si sentono incerti sulla propria sessualità . Secondo le vecchie regole, i maschi avevano l'obbligo di indossare un abito scuro, calzettoni neri, camicia bianca, cravattino bianco, scarpe nere, sotto la tradizionale toga nera.
Le femmine dovevano indossare gonna o pantaloni scuri, camicia bianca, un nastrino nero a farfalla, calze e scarpe nere. Questo codice di abbigliamento veniva rigidamente fatto osservare dalle autorità universitarie, che avevano il potere di punire i violatori con multe, la sospensione dagli studi o addirittura l'espulsione. Ma adesso il rettore di Oxford, Andrew Hamilton, ha firmato un nuovo regolamento in materia, che abolisce ogni distinzione tra i due sessi cancellando qualsiasi riferimento a maschi e femmine.
Agli studenti, maschi e femmine, viene ancora richiesto di vestirsi in modo appropriato per esami e cerimonie formali, ma ciascuno studente, di qualunque sesso sia, è intitolato a scegliere la prima o la seconda "divisa" per gli appuntamenti ufficiali. La riforma è stata introdotta dopo una campagna condotta dall'associazione degli studenti di Oxford, in cui si sosteneva che gli studenti transgender, inclusi travestiti o giovani uomini e donne "sessualmente confusi", rischiavano un'ingiusta punizione se sceglievano l'abbigliamento "sbagliato".
Dice al Mail on Sunday il presidente della Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender and Queer Union, Jess Pumphrey: «Il cambiamento permetterà a un certo numero di studenti di essere meno stressati dai vestiti da indossare, eliminando la necessità per i transgender di mettere abiti che non rispecchiano il loro orientamento sessuale durante gli esami».
Pumphrey afferma che a Oxford esiste «un'attiva comunità transessuale » e che tutti i suoi membri sono sollevati dalla riforma. Qualcuno protesta, osservando che è un cambiamento assurdo, riguardante una piccolissima percentuale di studenti. Ma l'università difende il provvedimento come una svolta in linea con i propri ideali di libertà e uguaglianza.
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