
DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO…
Ce. Do. per il "Sole 24 Ore"
Per ora c'è un solo punto fermo: ad aver venduto il 2,3% di Saipem, a poche ore dal profit warning annunciato dalla società a fine gennaio, è stato il fondo americano Blackrock, con un risparmio di 100 milioni di perdite (si veda il Sole 24 ore del 2 febbraio). Ma le certezze della Consob si fermano qui.
Perché le indagini dell'Authority guidata da Giuseppe Vegas continuano e l'obiettivo resta sempre lo stesso: cercare di capire se dietro la vendita, commissionata da Blackrock a BofA-Merrill Lynch, ci sia stata una «soffiata» sul taglio delle stime operato da Saipem e se dunque l'operazione configuri un abuso di mercato (insider trading).
L'istruttoria infatti è solo all'inizio. La Consob sta lavorando in stretto raccordo con l'omologa inglese (la Fsa, Financial Services Authority) per recuperare tutta la documentazione necessaria a far luce sull'operazione lampo e può contare su un rapporto molto rodato che potrebbe consentire di accelerare l'iter dell'istruttoria.
Se anche l'Authority, però, arrivasse in tempi relativamente brevi a dimostrare il «dolo» nel mega-collocamento gestito da BofA, non scatterebbero comunque immediatamente le sanzioni per Blackrock. Che è uscito dal radar della Consob a giugno 2012, quando ha scelto di avvalersi dello «schermo» previsto dal regolamento emittenti per le partecipazioni detenute nell'ambito dell'attività di gestione del risparmio e comprese tra il 2 e il 5 per cento.
La procedura sul «market abuse» è infatti garantista e prevede che, a chiusura dell'istruttoria, prenda avvio una nuova fase («contestazione») nel corso della quale tra Authority e sospettato si apre un vero e proprio contraddittorio. Che consente al soggetto chiamato in causa di rispondere alle contestazioni mosse dalla Consob per ben due volte.
La procedura fissa, infatti, una prima replica in apertura di questa seconda fase e poi eventuali controdeduzioni dopo la risposta della Consob. Solo a conclusione del doppio botta e risposta, il percorso entra nel vivo e gli uffici della commissione decidono se proporre o meno una sanzione all'Authority.
Che ha tempi contingentati per deliberare un'eventuale ammenda: 360 giorni nel caso di intermediari italiani, 540 giorni invece in presenza di operatori stranieri. Un cronoprogramma teorico, certo, che potrebbe anche essere modificato. Ma, al momento, vista la complessità del dossier, qualsiasi previsione è assolutamente azzardata.
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