SPARALA PIÙ GROSSA, VLAD - IL BOTOXATO PUTIN, PER COMPENSARE UNA POPOLARITÀ IN PICCHIATA, VA ALLA TV RUSSA A SCENEGGIARE UN CLASSICO DI SICURO SUCCESSO BY KGB: L’ANTIAMERICANISMO (“AVETE AMMAZZATO VOI GHEDDAFI. NON VOLETE ALLEATI MA VASSALLI”) - LA SPIA DIVENTATA PREMIER SE NE FREGA DELLE PROTESTE DEI GIOVANI RUSSI E MOSTRA I MUSCOLI ALL’OCCIDENTE PER ARRAPPARE LA MASSA DEGLI ELETTORI (QUELLI CHE FANNO VINCERE LE ELEZIONI) MENO LEGATA ALLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE E PIÙ SENSIBILE AI TEMI NAZIONALISTI…

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Fabrizio Dragosei per il "Corriere della Sera"

Un lunghissimo colloquio con ascoltatori radio e via web; qualche timida apertura agli indignati che contestano le elezioni del 4 dicembre, ma soprattutto una valanga di accuse nel solito stile che ricorda i vecchi tempi. Il primo ministro Vladimir Putin mostra di non avere dubbi: coloro che protestano, i terroristi che attaccano la Russia e i suoi personali avversari politici sono tutti finanziati dallo stesso centro «e non si rendono conto di essere usati».

Gli Stati Uniti dicono di volere degli alleati, «ma poi decidono tutto da soli senza consultare nessuno». Per Putin, in realtà, «non vogliono alleati ma vassalli».
Nelle quasi cinque ore di risposte a domande spesso assai dirette, il primo ministro ha pure accusato Washington di aver organizzato l'assassinio di Gheddafi: «È stato ammazzato senza inchiesta e senza processo.

Da chi? Alcuni droni, compresi quelli americani, hanno attaccato il suo convoglio; poi un commando che non doveva essere lì ha chiamato per radio la cosiddetta opposizione». Ricostruzione che ha provocato una immediata risposta del ministero della Difesa Usa. Ha detto il portavoce di Leon Panetta: «Accusa ridicola. La vicenda è stata molto ben documentata pubblicamente. I fatti parlano da soli. E poi gli Stati Uniti non avevano militari sul terreno».

Il tono di tutta la giornata sembra indicare che Putin non è tanto preoccupato di recuperare consensi nel settore dei giovani professionisti o della intelligentsia nelle grandi città. A lui interessa la massa degli elettori, quelli che sono più sensibili ai temi nazionalisti e molto meno alle questioni legate alla libertà di espressione. Così il premier ha concesso qualche cosa sulle accuse relative ai brogli, ma molto poco. Nessun annullamento delle elezioni ma invece la proposta di mettere telecamere in tutti i seggi per verificare quello che avverrà alle presidenziali di marzo.

In quanto alle proteste nelle strade, alla nuova manifestazione prevista per il 24, Putin non sembra curarsene molto. Per lui buona parte della gente vista in tv era stata «pagata» dal misterioso centro citato sopra. Così, rispondendo a una domanda, non ci ha pensato due volte a scherzare pesantemente sui nastri bianchi che molti indignati portavano al braccio sabato scorso: «Veramente in un primo momento li avevo presi per profilattici; credevo fossero per una campagna contro l'Aids». In contemporanea su Facebook il numero di coloro che si impegnavano a partecipare alla manifestazione del 24 (che per i russi non è la vigilia di Natale) saliva da 18.000 a 21.500.

Il voto del 4 dicembre, secondo Putin «riflette il vero equilibrio nel Paese». Quindi, se irregolarità ci sono state, non hanno influito sul risultato. In effetti bisogna ricordare che i sondaggi indipendenti più attendibili condotti prima della consultazione assegnavano al partito di Putin un risultato attorno al 50%. Poi, la sera di domenica, subito dopo la chiusura delle urne sono stati resi noti gli exit poll. Di nuovo Russia unita otteneva circa il 50%. E questo è stato alla fine il risultato dopo il conteggio dei voti. Quindi una perfetta corrispondenza.

Durante la giornata è emersa anche la questione della carcerazione di Mikhail Khodorkovskij, il magnate che aveva rotto con lo stesso Putin. Mikhail Prokhorov, il miliardario che ha annunciato la sua candidatura contro Putin, ha detto che se sarà eletto libererà Khodorkovskij. E il premier ha risposto a distanza con scherno: «Mi pare naturale che un oligarca liberi un altro oligarca».

Mentre ha usato parole durissime nei confronti degli Stati Uniti, Putin ha invece sostenuto la necessità per la Russia di integrarsi sempre di più con l'Europa. E il presidente Medvedev, che ieri ha incontrato diversi esponenti dell'Unione, ha detto che il suo Paese è pronto a intervenire finanziariamente per sostenere l'euro attraverso il Fondo monetario internazionale. Con quanto? «Almeno dieci miliardi di dollari», è stata la risposta del consigliere economico del presidente.

 

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