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Barbara Palombelli per "il Foglio"
PROTESTA PITTORI PIAZZA NAVONA
Rottamare Roma. Chiuderla, vincolarla, renderla inaccessibile. Farla diventare come quelle città finte di Las Vegas o di Macao: orrendi bar, terribili pizze vendute con cartelloni sandwich che ti impediscono di camminare, camerieri che ti spingono verso quegli antri puzzolenti tanto alle cinque di pomeriggio che alle due di notte.
Pullman ovunque, masse che si riversano senza sapere nulla davanti a monumenti presidiati da ogni tipo di camion-wurstel, venditori di vomito plasticato colorato che ti lanciano sui piedi ogni genere di schifezza, bolle di sapone rancido che ti esplodono sulla giacca. Un incubo? No, la pura realtà. Sembra una follia.
E’ il progetto del sindaco e del suo misterioso e ombroso assessore al traffico (aridatece Walter Tocci. Progettò tutti i treni, gli autobus elettrici e tutte le metropolitane che ancora devono essere conclusi, nessuno ha mai fatto più di lui per noi). Non c’è niente da fare. L’idea della folla in canottiera che sputa nelle fontane deve piacere moltissimo in Campidoglio. Fateci caso. Ovunque spariscono le macchine, arriva l’orrore. Un esempio per tutti, piazza Navona. Era un salotto.
La domenica ci si trovava per un cappuccino, al sole. Un paradiso. I miei figli hanno imparato ad andare in bicicletta sull’immensa spianata (c’era un meraviglioso ciclista che noleggiava e aggiustava…), era un luogo tranquillo e amato. Ora è il ricettacolo di ogni ambulante senza arte né parte: improbabili pittori, pupazzi imbiancati, mostri e accattoni di ogni genere. Levi le auto, arrivano le fisarmoniche, gli scippatori, i venditori di fiori inutili, si viene assaliti da falsari di borse e di ogni genere di prodotto.
I marciapiedi e le strade, appena liberati dal traffico, vengono attribuiti alle gang di malavitosi con una geometrica precisione: la geopolitica dell’imbroglio trionfa da un’etnia all’altra (naturalmente a capo di tutti i racket ci sono sempre italiche connivenze con le cosiddette forze dell’ordine). Lo stesso si potrebbe dire per la casina Valadier e Villa Borghese: inarrivabili, diventeranno il far west di pericolosi risciò e di ogni zozzeria, come già accade.
Le auto, regolate e usate con parsimonia, sono pur sempre una garanzia di sicurezza. Il Tridente liberato diventerà un girone infernale, altro che Medioevo. Magari. Sarà impossibile avvicinarsi a piazza del Popolo o piazza di Spagna – indifesi e a piedi – mentre ogni categoria di questuanti ci seguirà per strapparci qualche euro o scipparci il portafogli. Nell’indifferenza generale, la marcia distruttiva su Roma prosegue senza sosta: i centri commerciali alle porte della città diventeranno la nuova capitale artificiale.
il sopralluogo di ignazio marino tra i cassonetti dei rifiuti 1
Quella originale, antica, sta cacciando gli ultimi residenti e gli ultimi uffici rimasti. Stanno traslocando tutti: un luogo inaccessibile diventa anche pericoloso. I miei nonni lasciarono via del Babuino, dopo quattro secoli di permanenza ininterrotta – fra i palazzi di famiglia – alla metà dei Settanta, con le prime chiusure al traffico. Avevano paura di restare isolati, di non vedere più i figli. Il loro sguardo di deportati non fu mai più lo stesso di prima. Una città che chiude e caccia i suoi figli compie delitti irreparabili.
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