L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - GLI ITALIANI NON SFIGATISSIMI SONO DIVENTATI INVISIBILI: I TALK PARLANO SOLO DI TRAGEDIE - MA QUANTA DISPERAZIONE È INDOTTA E ACCAREZZATA PER (NON) FARE ASCOLTI?

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

OSSERVATRICE ROMANA

Barbara Palombelli per "il Foglio"

Immaginate - lo so, sembra impossibile - un talkshow serale che inizi in una stazione ferroviaria, o in un aeroporto nazionale. E che magari vi mostri un'inchiesta dove si racconta una giornata italiana. Iniziando poco prima delle sette di mattina. Il paesaggio? Uomini e donne piuttosto curati, eleganti, velocissimi e spesso perfino sorridenti. Partono per le loro giornate di lavoro e un attimo dopo l'imbarco sono ancora al cellulare per dialogare con colleghi - già svegli - e prendere accordi.

A bordo - di treno o di aeroplano - studiano e compilano offline densi documenti con intestata la sigla aziendale. Un attimo dopo lo sbarco si precipitano al taxi o alla metro, sempre dialoganti, sempre connessi. Li ritroveremo a sera, davanti a un aperitivo lavorativo e, perché no? Subito dopo anche a una tavolata di lavoro. Idem sulle autostrade, ormai le macchine sono diventate uffici e all'autogrill si corre pure per fare pipì. Vietato perdere tempo, qui il dovere chiama.

Autonomi, rappresentanti, donne sole, autotrasportatori: unico capriccio, un gratta e vinci alla cassa per pagare il caffè. Gli italiani non sfigatissimi sono diventati invisibili. L'immaginario collettivo (espressione orribile ma necessaria) prodotto dalle trasmissioni seriali che occupano gli spazi di palinsesto notturno ha cancellato il 70 per cento del popolo.

I non disoccupati e non esodati, i non sfrattati e i non disperati sono scomparsi. Vietato raccontare storie di successo, disgustoso mostrare chi fa magari il suo dovere, non è malavitoso, non in mano agli usurai, non al terzo tentativo di suicidio. E' vero, il numero delle persone che si tolgono la vita - 3.900 nel 2012, più 12 per cento rispetto all'anno precedente - è impressionante e supera quello delle vittime di incidenti stradali.

Eppure, è lecito chiedersi quanta disperazione non sia indotta, stimolata, accarezzata per (non) fare ascolti. In un paese in cui avere una pensione di tremila euro o una casa al mare sta diventando motivo di odio sociale - va detto che chi stuzzica i peggiori sentimenti spesso guadagna milioni di soldi pubblici e veste stile Caritas illudendosi di fregare il telespettatore, per fortuna che c'è Brunetta - il danno potrebbe essere irreversibile.

Dovremmo crescere, migliorare il pil, lavorare come pazzi anche di notte, spendere soldi che non abbiamo - e invece i dati raccontano che li mettiamo da parte per paura - indebitarci come incoscienti ma lanciare il cuore oltre lo spread... penso spesso al miracolo economico degli anni Sessanta e a uomini come Guido Carli e Donato Menichella, geni della politica monetaria, al meraviglioso Adriano Olivetti, agli editori Mondadori e Rizzoli, ai produttori cinematografici con la fuoriserie, ai palazzinari che però dettero vita al miracolo delle città, all'affascinante Enrico Mattei fino al visionario e meno ricordato Lorenzo Necci (padre di un'alta velocità di cui oggi si fanno belli in tanti), ma i nomi sono centinaia e ormai si leggono soltanto nei libri.

Le famiglie italiane povere, allora, vivevano nelle baracche. Nell'estremo nord e all'estremo sud erano tanti gli analfabeti e i più parlavano dialetti incomprensibili. La classe dirigente si impegnava a spendere miliardi non per fornire direttamente loro un pasto, ma per rilanciare un paese intero, senza guardare in faccia nessuno. Con il coraggio della speranza.

Se ogni sera avessimo mostrato in tv solo la fame e la miseria, che erano mille volte quelle di oggi, forse non avremmo mai costruito le autostrade, i porti, gli aeroporti. Se davvero le nonnine senza denti avessero fatto ascolto in prima serata come accade oggi, saremmo ancora nel Medioevo, fra paludi e stradine di sabbia.

 

DISOCCUPAZIONE GIOVANILE DISOCCUPATIDISOCCUPAZIONEEsodati ESODATI IN PIAZZA A ROMA autostradeautostradeENRICO MATTEIADRIANO OLIVETTI A IVREA