DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Virginia Piccolillo per “Il Corriere della Sera”
IL FUORI ONDA DI MARIANO RABINO IN CUI DICE CHE RESTA A ROMA PER LA GNOCCA
Mai più microfoni o telecamere nascoste. Tutti gli audio o i video rubati non potranno essere trasmessi se non si vorrà rischiare fino a 4 anni di carcere. Lo prevede il testo del disegno di legge di riforma del processo penale, licenziato ieri dalla commissione giustizia alla Camera. Ma forse già vecchio. Perché dopo le proteste, durissime, dei 5 Stelle, che hanno manifestato in 50 in Commissione, contro quella che definiscono la «porcata due», è arrivata una parziale retromarcia da parte del Partito democratico.
Il responsabile Giustizia dem, David Ermini, ha spiegato: «Vogliamo solo mettere un freno a questo stato di terrore. Nessuno vuole fermare i giornalisti». E ha annunciato un emendamento che dovrebbe escludere i «professionisti» da questa norma, subito ribattezzata «salva-Iene». Anche se la sua collega di partito e relatrice Donatella Ferranti, sembra frenare. .
Lo stesso ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha manifestato dubbi: «Ho riserve di carattere generale, sulle sanzioni. C’è una riflessione da fare. Non è l’orientamento del governo prevedere la galera per i giornalisti. C’è ancora il bicameralismo, vedremo alla fine». Anche se, fa notare il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, «il diritto di cronaca è salvo perché se registri e pubblichi una notizia non finalizzata a screditare la condotta non rientri nella punibilità».
La norma contro i fuori-onda è contenuta nel disegno di legge di riforma del processo penale che la prossima settimana approderà in aula. Nel testo è stata inserita ieri mattina alle otto, con un emendamento presentato da Alessandro Pagano (Ncd) che adesso parla di «polemiche pretestuose». «Chiunque diffonda, al fine di recare danno alla reputazione, o all’immagine altrui, riprese o registrazioni di conversazioni svolte in sua presenza e fraudolentemente effettuate, è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni», si legge nel testo.
Immediata, dopo il sì della maggioranza, è stata l’irruzione in massa dei 5 Stelle nella commissione e poi ci sono state le manovre di ostruzionismo nella sala del mappamondo. «Quello che Silvio Berlusconi non è riuscito a fare lo volete fare voi» ha accusato Vittorio Ferraresi (M5S), mentre i colleghi gridavano: «Vergogna».
Poi le reazioni negative. Inclusa quella della Associazione nazionale magistrati che, con il presidente Rodolfo Sabelli, avverte: «Siamo fermamente contrari a qualunque intervento che possa comprimere o mettere a rischio il diritto di cronaca e a qualunque ipotesi di carcere (per di più a pene elevate come in questo caso), per attività che abbiano in generale un carattere informativo» .
La relatrice Donatella Ferranti rivendica la bontà della norma e precisa: «Specifichiamo: non si tratta delle intercettazioni giudiziarie, ma di conversazioni tra privati rubate». Ma perché vietarle? Una svista? «No. Né una svista, né una novità. Lo abbiamo riformulato assieme al governo, lo abbiamo depositato da venti giorni e nessuno ha avuto a che dire fino alla strumentalizzazione dei 5 Stelle».
Secondo la deputata del Pd la norma va bene così: «Si tratta di tutelare la privacy. E abbiamo aggiunto che verrà punito chi lo fa al fine di danneggiare. Questo già esclude il giornalista. Del resto non vedo perché se per registrare i colloqui tra due persone il magistrato ha bisogno di un’autorizzazione e un’altra persona no». Alla fine però non è categorica nell’escludere ritocchi: «Se arriverà un emendamento lo valuteremo». Più duro l’ex ministro Maurizio Lupi (Ncd): «È un principio di civiltà giuridica». Lunedì se ne riparlerà in Aula.
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