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Ugo Bertone per “Libero Quotidiano”
padoan, ministro dell'economia (d), con il presidente della bce mario draghi
Per mettersi in regola con i nuovi criteri «flessibili» accettati dall'Europa, l’Italia dovrà tagliare 4 miliardi sul bilancio di quest’anno. Lo ha annunciato ieri a Bruxelles il commissario agli affari economici Pierre Moscovici quantificando lo sconto ottenuto dall’Italia nel lungo negoziato degli ultimi mesi. «Per l’Italia - ha detto Moscovici - lo sforzo per rispettare l’obiettivo di medio termine s’abbassa dallo 0,5% allo 0,25%».
Di qui lo sconto, si fa per dire, nel rapporto deficit/Pil che minaccia di vanificare fin da subito l’effetto espansivo che può arrivare dal Quantitative Easing che Mario Draghi si appresta a varare. Certo, come sempre accade nelle faccende Ue, regole ed eccezioni si mescolano in un blocco solo.
Lo stesso Moscovici, dopo aver presentato il conto (salato) ha fatto presente che la nuova interpretazione flessibile delle regole Ue permette non pochi margini di manovra sulla base delle riforme purché attuate per davvero. «Potenzialmente - ha sottolineato Moscovici - l’Italia può usufruire di tutte e tre le clausole di flessibilità». E, con un tono ben diverso dai "falchi" del nord il commissario francese (anche Parigi e il Belgio devono affrontare a inizio febbraio un esame supplementare) Moscovici ha precisato che non ama le sanzioni «che rappresentano uno scacco, un fallimento della pedagogia delle finanze pubbliche. Meglio un buon accordo, quando è possibile».
MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN
Prendiamone atto, ma è difficile immaginare la ripresa in presenza di una politica fiscale restrittiva, sulla base di un’interpretazione delle regole altrettanto restrittiva: i tagli già decisi dal governo italiano, secondo Bruxelles, valgono solo lo 0,1% del Pil e non lo 0,3% previsto dai tecnici di Gian Carlo Padoan. Anche questo pesa sulla marcia di avvicinamento al Quantitative Easing accompagnato fino all'ultimo dal fuoco di sbarramento dei falchi tedeschi. Ieri la Bild, il tabloid più popolare, si è esibita in un allarme sui rischi che corrono i risparmi delle famiglie tedesche nel caso di attuazione del piano Draghi.
Intanto, secondo l’agenzia Reuters, la Bundesbank continua a esigere che le banche nazionali contribuiscano in maniera determinante agli acquisti di titoli governativi dei propri Paesi.
Un compromesso che, agli occhi di Hans Werner Sinn, il potente e intransigente economista che da sempre cerca di ostacolare in ogni modo Draghi, non offre alcuna garanzia ai tedeschi: «Che garanzie ci può offrire la banca nazionale greca - ha detto in tv - che già scoppia di debiti?». Insomma l'atmosfera resta così calda che la stessa Angela Merkel è scesa in campo per sostenere che «questa non darò la settimana per l'euro».
Una formula che tende a rassicurare i tedeschi ma che suona anche a preciso limite sugli spazi di manovra per Draghi, che si è intrattenuto con il cancelliere mercoledì, giusto il giorno prima del blitz della banca centrale svizzera. Il bazooka di Draghi, secondo le previsioni, scaglierà sui mercati 500 miliardi di euro.
Le modalità? Secondo lo Spiegel gli acquisti saranno a carico, per il 18%, della Germania che si riempirà di suoi titoli tripla A. Seguono la Francia (14%) l'Italia (12%) e la Spagna (9%). Per quanto riguarda gli importi, aggiunge giornale tedesco, nessuno potrà acquistare più del 20-25% del proprio debito, con l’eccezione della Grecia. Basterà? A giudicare dal rialzo delle Borse (Piazza Affari su tutte) si può pensare di sì. Ma il recupero dell’euro sul dollaro dimostra che i mercati temono che il freno imposto dalla Bundesbank rischi di compromettere l’efficacia del Qe. E nel frattempo, all’Italia tocca una nuova razione di tagli.
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