seif gheddafi

MA SÌ, TANTO È UN GHEDDAFI – IL TRIBUNALE ISLAMISTA DI TRIPOLI CONDANNA A MORTE CON UNA SENTENZA-FARSA SAIF GHEDDAFI E RENZI TACE INSIEME ALLA MOGHERINI – EPPURE SI SONO MOSSI L’ALTO COMMISSARIATO ONU E IL CONSIGLIO D’EUROPA PER PROTESTARE

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1.CONDANNA A MORTE FARSA PER IL FIGLIO DI GHEDDAFI

Gian Micalessin per “il Giornale

 

Saif al Islam Gheddafi può dormire sonni tranquilli. Per ora nessuno violerà la sua condizione di prigioniero di riguardo. Nessuno verrà a svegliarlo all'alba per trascinarlo davanti ad un plotone di esecuzione. 

SEIF AL ISLAM GHEDDAFISEIF AL ISLAM GHEDDAFI


Nessuno lo consegnerà al boia. E non soltanto perché la condanna a morte emessa nei suoi confronti da un tribunale di Tripoli è una sentenza farsa, ma soprattutto perché il figlio prediletto del defunto Colonnello è al sicuro tra le mura di Zintan. In quella città fortezza arroccata tra montagne e dirupi - 160 chilometri a sud della capitale - le sentenze di Fajr Libia, le milizie islamiste padrone di Tripoli, valgono quanto un soldo bucato. Lì l'unica legge è quella delle tribù guerriere del massiccio di Nafousa. Lì l'unico sentimento ammesso è l'ostilità per Tripoli ed i suoi alleati.

SEIF AL ISLAM GHEDDAFISEIF AL ISLAM GHEDDAFI


Saif Islam è, dunque, un prigioniero fortunato. Le stesse milizie che lo rincorsero fino agli estremi confini meridionali e gli tagliarono tre dita in segno di scherno sono oggi i suoi angeli custodi. Non a caso hanno stretto un'alleanza di ferro con quel legittimo governo libico costretto, nell'agosto 2014, all'esilio a Tobruk. Non a caso sono i migliori alleati di quel generale Khalifa Haftar che giura di voler buttare a mare i Fratelli Musulmani e tutti i gruppi jihadisti. 


Ma se Saif può tranquillamente farsene un baffo, gli ex fedelissimi di suo padre che non hanno potuto ascoltare la sentenza in contumacia hanno di che preoccuparsi. L'ex capo dei servizi segreti Abdullah al-Senussi, l'ex premier Al-Mahmoudi al-Baghdadi, il capo dell'intelligence estera Buzeid Dorda - e tutti gli altri ex gheddafiani condannati per aver coordinato la repressione delle manifestazioni anti regime - rischiano di venir fucilati sulla base di prove inesistenti e di giudizi sommari. E al pari del defunto Colonnello potrebbero ritrovarsi protagonisti di esecuzioni illegali e sommarie.

 

SEIF DALEMASEIF DALEMA

 Ma a preoccupare, a margine di in questa ennesima tragicommedia libica, sono anche i silenzi della rappresentante europea Federica Mogherini, del governo Renzi, del Pd e dei tanti esponenti di una sinistra prontissima in altre occasioni a trasformare la lotta alla pena di morte nella propria bandiera. 


Mentre l'Alto Commissariato per i diritti Umani dell'Onu definisce «profondamente preoccupanti» le condanne, mentre il Consiglio d'Europa ricorda che processo e sentenza spettavano soltanto al Tribunale dell'Aia, mentre «Amnesty International» e «Nessuno Tocchi Caino» si dicono indignati, il nostro governo e la nostra sinistra rispondono con un silenzio cieco ed indifferente. Un silenzio sconcertante. 


Dietro quei processi barzelletta non c'è infatti solo la mano di un governo privo di legittimità internazionale. Dietro quei processi ci sono la stessa ideologia, lo stesso cinico fanatismo di una coalizione islamista che garantisce totale impunità ai trafficanti di uomini e prospera grazie alle laute percentuali incassate per favorire l'arrivo di centinaia di migliaia di umani sulle nostre coste.

SEIF CAVALLI MARZOTTOSEIF CAVALLI MARZOTTO

 

Proprio per questo una parolina di condanna da parte di un governo che punta ad avere un ruolo in Libia e si prepara a guidare la missione europea contro i trafficanti di uomini sarebbe non solo utile, ma politicamente e umanamente indispensabile. Se non altro perché fu la fondazione di Saif Islam a garantire l'uscita di galera dei fanatici decisi oggi ad avere la sua testa.

 

 

2. QUEI RAMPOLLI UN TEMPO POTENTI FINITI NELLA POLVERE PER LA RIVOLTA

Fausto Biloslavo per “il Giornale

 

Dei figli del colonnello tre sono stati uccisi, due si trovano dietro le sbarre e Saif al Islam, il prediletto, ha una condanna a morte sulla testa. Solo tre si sono salvati compresa Aisha, l'unica femmina soprannominata «Claudia Schiffer del Nord Africa» per i suoi fluenti capelli biondi.

SEIFSEIF


La prole di Muammar Gheddafi, ai tempi d'oro potente, temuta e bizzarra è stata decimata dalla rivolta che ha sprofondato la Libia nel caos.


Saif, 43 anni, chiamato «la spada dell'Islam», è il secondogenito in galera a Zintane, la roccaforte dei ribelli fra le montagne nella Libia occidentale. Lo hanno catturato il 19 novembre 2011, mentre cercava di scappare in Niger attraverso il deserto. Saif, che girava con gli occhialini trendy ed era abituato al belmondo fra Londra, Vienna ed i salotti italiani, si era fatto crescere il barbone islamico per non venir riconosciuto. A lungo considerato il delfino del colonnello e buon amico di Tony Blair, compariva alle udienze del processo di Tripoli, che lo ha condannato alla fucilazione, solo in videoconferenza.

 

Quelli di Zintan non consegneranno mai «la spada dell'Islam» ai nemici di Tripoli. Non certo per pietà, ma perché è l'asso migliore nelle loro mani, che può ancora rivelare, se non l'ha già fatto, come accedere ai conti di famiglia depositati all'estero in 40 anni di potere.


Dietro alle sbarre a Tripoli c'è Saadi Gheddafi, 42 anni, ex calciatore. Il Niger, dove aveva cercato rifugio, lo ha estradato in Libia il 5 marzo dello scorso anno. Grazie ai soldi di papà era stato ingaggiato in serie A dal Perugia, l'Udinese e la Sampdoria giocando pochi minuti solo con la prima squadra. Il colonnello lo considerava «la pecora nera» della famiglia.

renzi mogherini gelatorenzi mogherini gelato


Verso l'epilogo della rivolta aveva cercato di accreditarsi come mediatore, ma nessuno lo calcolava. Una volta tradotto in carcere a Tripoli gli hanno tagliato i capelli a zero davanti alle telecamere facendogli indossare la tuta da carcerato. In diretta tv ha chiesto scusa al popolo libico.


Tre figli di Gheddafi sono morti ammazzati nel crollo del regime. Il primo Saif al Arab, il pargolo più in ombra, eliminato nel bombardamento mirato della sua casa a Tripoli. Il raid puntava ad uccidere il padre, che si trovava nell'abitazione e scampò per miracolo alle bombe. Saif al Arab si era fatto notare solo per delle risse a Monaco, dove aveva studiato e sfrecciava con la sua Ferrari.


Il 29 agosto del 2011 un elicottero americano Apache ha incenerito la colonna di Khamis Gheddafi a sud di Tripoli. Il figlio militare del colonnello sarebbe morto bruciato vivo in uno dei mezzi colpiti. Khamis era il comandante della famigerata 32° brigata.

berlusconi e il rais muammar gheddafiberlusconi e il rais muammar gheddafi


Lo avevano dato per morto più volte e sulla sua fine aleggia ancora il mistero. Il fratello Saif avrebbe detto a chi lo ha interrogato, che Khamis è ancora vivo.


Mutassin è rimasto fino all'ultimo al fianco del padre nella sacca di Sirte, dove lo hanno catturato. Alcune immagini riprese con i telefonini dei ribelli lo mostrano spossato dalla battaglia, ma vivo mentre fuma l'ultima sigaretta. Poi è stato giustiziato a freddo con un proiettile in gola.


Mutassim Gheddafi era il Consigliere per la sicurezza nazionale della Jamaria. Nell'aprile del 2009, in visita ufficiale a Washington, è stato immortalato con il segretario di Stato americano Hillary Clinton.


Per un soffio è scampato al peggio Muhammad Gheddafi, per nulla interessato alla politica. Il primogenito del colonnello preferiva gestire la principale compagnia telefonica libica. A Tripoli invasa dai ribelli si è arreso, ma pochi giorni dopo i fedelissimi di Gheddafi lo hanno liberato. E adesso è uno dei figli sopravissuti, che vive in Oman.

PRODI GHEDDAFIPRODI GHEDDAFI


L'altro è Hannibal, il figlio scemo del colonnello noto alle cronache per aver fatto il diavolo a quattro negli alberghi di mezza Europa. Della prole di Gheddafi soppravissuta la più combattiva è Aysha, che arringava la folla a Bab Al Azizya, fortezza del padre nel centro di Tripoli. Avvocato, laureata alla Sorbona ed ex «ambasciatrice» dell'Onu per le cause umanitarie aveva difeso pure Saddam Hussein.

tony blair con gheddafitony blair con gheddafi


Il 27 agosto del 2011 è lei ad organizzare la colonna di Mercedes blindate con i familiari del colonnello, che arriva in Algeria dalla frontiera di Ghadamaes. Tre giorni dopo Aysha partorisce il quarto figlio.
Nel 2012 ottiene l'asilo politico dall'Oman per lei, i due fratelli e la madre, Safia Farkash, seconda moglie del colonnello.