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Margherita De Bac per "Corriere della Sera"
Non è una scoperta dell'ultima ora. Da anni il ministero della Salute segue l'andamento della mortalità per malattia nelle zone dove sono presenti i cosiddetti SIN, i siti di interesse nazionale per la bonifica. Quarantaquattro aree con grandi agglomerati industriali. C'è anche l'Ilva di Taranto, naturalmente. E i dati, aggiornati in un secondo tempo e che abbracciano il periodo 1995-2008, sono pesanti. Confermano il rischio di gravi danni alla salute per la popolazione, lavoratori e abitanti in generale.
L'incidenza di tumori nei quartieri attorno al colosso della siderurgica è maggiore del 15% con un picco del 30% per il carcinoma al polmone. Lo studio completo, pubblicato sul sito di Epidemiologia e prevenzione, la rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia, verrà presentato a settembre. Si chiama «Sentieri» (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento).
L'Istituto superiore di sanità , sulla base di quel testo, ha presentato una relazione al ministro Balduzzi. Tra l'altro si legge che «incrementi significativi della mortalità rispetto al resto della Puglia si verificano per tutte le cause e tutti i tumori. Fra questi mesoteliomi pleurici, neoplasie epatiche, polmonari, linfomi, demenze e malattie ischemiche del cuore».
Ancora si chiarisce che «i nessi causali con le esposizioni ambientali presenti nel sito sono contraddistinti da diversi livelli di persuasività scientifica» specie per quanto riguarda tumori polmonari e malattie respiratorie acute e croniche. Nelle conclusioni il quadro di mortalità viene giudicato «molto critico» sia per gli uomini sia per le donne. Lo studio di aggiornamento, come già veniva evidenziato nel rapporto «Sentieri», mostra un aumento di eventi mortali già nel primo anno di vita dei bambini.
Dallo studio emerge anche un tasso di mortalità per malattie respiratorie del 10 per cento superiore alla media, mentre si registra un eccesso del 15% per gli uomini e 40% per le donne di mortalità per malattie dell'apparato digerente. Infine, un 15% in più di mortalità legata a malformazioni congenite. Allarme anche per gli animali: «Risultati di campagne di monitoraggio, effettuate dalla ASL di Taranto dal marzo 2008 a oggi, hanno segnalato che in alcune aziende zootecniche presenti sul territorio del Comune e della Provincia di Taranto è presente una importante contaminazione della catena trofica da composti organoalogenati».
Nel rapporto relativo al sito di Taranto colpisce un'affermazione. Esistono elementi epidemiologici sufficienti per testimoniare l'esistenza «di un ambiente di vita insalubre». Tra i suggerimenti dei ricercatori riguardo le attività da intraprendere «l'avvio di programmi di sorveglianza sanitaria ed epidemiologica basati sul monitoraggio biologico umano». Ci si domanda per quale motivo, di fronte a conclusioni tanto perentorie, non siano stati avviati interventi più incisivi.
La ricerca «Sentieri» censisce 44 su 57 siti con agglomerati industriali pericolosi. Gela, Porto Torres, Massa Carrara, Falconara, Milazzo. Anche a Porto Torres gli incrementi di patologie tumorali e respiratorie legate a emissioni di stabilimenti metallurgici sono all'ordine del giorno.
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