DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
1 - IL DEPUTATO ERNESTO CARBONE E LA POLEMICA SUI SOCIAL: «IL MIO "CIAONE"? NON MI SCUSO, SU TWITTER SERVE SINTESI»
Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
L' inventore dell' hashtag #Ciaone - il deputato Ernesto Carbone da Cosenza di anni 41: ex prodiano, ex dalemiano, ex lettiano, ora arruolato tra i guardiani del renzismo - se ne frega delle polemiche («Il tweet contro i promotori di quell' inutile referendum sulle trivelle lo riscriverei identico»), le polemiche anzi lo esaltano, gli viene da ridere, dice che in politica ti attaccano quando sei nuovo, vincente, quando piaci e del resto anche lui è sicuro di piacere con la sua camicia bianca aperta fino al terzo bottone (pure a Montecitorio, se fa caldo), il petto villoso, la barba curata e una padella di orologio prezioso al polso che consulta - talvolta nervosamente - se i lavori parlamentari vanno un po' troppo per le lunghe e all' hotel Locarno, invece, l' aperitivo è già partito.
ernesto carbone in versione canterina
Due spritz al tavolo 3. Pizzette e pistacchi al 4. Ernesto dov' è? Sarà mica andato al bar del Fico?
Va così: sempre in giro - tra impegni di partito e Roma godona (cit. Dagospia) - e poi la domenica pomeriggio che resta a casa, accende il computer, apre Twitter e combina un pasticcio.
Ha cinguettato (mentre cominciava ad esser chiaro che il referendum non avrebbe raggiunto il quorum): «Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l' importante è partecipare #ciaone». Polemiche, bufera mediatica in un miscuglio di indignazione e rabbia. «Veramente io polemizzavo con i promotori del referendum, con Emiliano, con Salvini, mica con chi stava andando a votare...».
ernesto carbone federica de denaro
Non si capiva.
«Sa, su Twitter hai a disposizione solo 160 caratteri..».
Sono 140.
«Ecco, appunto, anche meno: mica potevo scrivere i nomi e i cognomi di tutti».
Però non si fa: lei rappresenta le istituzioni, un po' di garbo, no?
«Garbo? No, scusi: io rivendico il diritto di non votare e di polemizzare».
È ancora in tempo: chieda scusa, capita a tutti di scrivere un tweet sbagliato.
«Ah ah ah! Ma allora non ha capito? Non-ci-pen-so-pro-prio».
#Ciaone, comunque, fa innervosire. Come le è venuto? «Oh, beh… è semplice. Me l' ha insegnato mia figlia. Da qualche settimana, ci salutiamo così». Da domani, anche all' Hotel Locarno. Ciaone di qua, ciaone di là.
ERNESTO CARBONE E IL SUO CIAONE AL REFERENDUM
E lui, Carbone, come sempre senza un filo di imbarazzo. Anche perché, come ripete spesso, «Siam mica qui per asciugare i capelli con l'Iphone» (che in sé non è una battuta pazzesca: ma al secondo gin-tonic, forse, lo diventa). Wikipedia: Ernesto Carbone, membro della segreteria nazionale del Pd, dove è responsabile pubblica amministrazione e Made in Italy.
Un paio di vicende giudiziarie concluse brillantemente, una curiosa precisazione sul sito www.romanoprodi.it : «Carbone non è mai stato assistente del Presidente Prodi alla Commissione Ue né è mai stato responsabile della "Fabbrica del programma"». Mai smentita la storia che sia diventato amico di Matteo Renzi perché gli prestava la Smart. Una stupida perfidia. Agli aperitivi, un classico. Al tavolo 3 vogliono un altro spritz. Al 4 aspettano ancora le pizzette. Avete visto Ernesto?
2 - LA POLITICA DEL "CIAONE"
Francesco Merlo per “la Repubblica”
Dice "ciaone" il vincitore renziano che non sa vincere, risponde "irresponsabile cialtrone" lo sconfitto antirenziano che non sa perdere. Nell'epoca del turpiloquio più sbracato, il "ciaone" cadenzato su 7 tweet da Ernesto Carbone non sarebbe neppure offensivo se non ci fosse dentro la pacchianeria dei vincitori che irridono i vinti, i quali, per di più, sono i loro compagni di partito, i loro fratelli di sangue politico.
Ma, dall' altro lato, nel sentirsi così tanto offesi c' è l' eccesso ridicolo dei perdenti che si perdono nell' indignazione perché non sanno perdere. É infatti sorprendente che il professor Miguel Gotor, storico medievalista che ha studiato il linguaggio delle Brigate rosse durante il sequestro Moro, trovi l' uso del "ciaone" sul Twitter e che Nicodemo lo bolli addirittura come «odio per il Pd».
C' è insomma la doppia faccia del macchiettismo come esito della gloriosa Storia della sinistra italiana nel ciaone esibito dai renziani come variante grottesca del saluto militare in divisa da parata, e nel ciaone subìto dagli antirenziani come l' affronto della sfilata della Wehrmacht sotto l' arco di trionfo di Parigi il 14 giugno del 1940.
LE REAZIONI AL CIAONE DI ERNESTO CARBONE
Ma ripartiamo dai renziani che hanno pompato d' aria il ciao, lo hanno gonfiato di boria proprio perché non sanno vincere. Hanno in realtà cominciato usando il ciaone sul Twitter per sbotto di scherno, per mancanza di stile. Un po' come le corna di Vittorio Gassman mentre corre e strombazza sulla sua spider rossa, "ciaone al quorum" è stato il primo tweet di Carbone appena si è capito il risultato del referendum. Nulla di strano.
Carbone, che è famoso per la sua spavalderia (oltre che per gli aperitivi tra semivip), non ha resistito all' euforia da Sorpasso sporgendosi in corsa dal suo Twitter, più veloce del pensiero. E però quando l' avversario Nicola Fratoianni gli ha risposto "cialtrone", Carbone ci ha preso gusto e, come Sordi che nei Vitelloni fa il gesto dell' ombrello, "ciaone a chi ha promosso un referendum inutile" ha twittato.
É a questo punto che i "mi piace" e i retweet hanno preso il ritmo degli scarponi chiodati e i ciaone sono diventati una marcia: "ciaone a chi ha gettato i soldi degli italiani". E poi: "ciaone ai masanielli e ai tribuni". E ancora ecco i nomi e i cognomi: "ciaone a Michele Emiliano e Piero Lacorazza".
E va bene che il Twitter ormai legittima aggregazioni culturali, fonda protocolli, alimenta ideologie, è la risposta al malessere dello stare al mondo, e surroga la sfera fideistico- religiosa, ma nessuno si aspettava che lì nascesse "il Ciaone" come sottocorrente di partito, l' avanguardia social dei monellacci renziani sopra le righe: Carbone appunto, e poi, come Ciaone alla carriera c' è Davide Faraone che è il sottosegretario all' Istruzione, miss Ciaone è la Picerno, e ça va sans dire è ciaone Michele Anzaldi, e chissà quanti altri … Carbone è fiero di guidarli tutti; con la sua camicia bianca aperta sin quasi all' ombelico è diventato leader sul campo di battaglia del Tié.
LE REAZIONI AL CIAONE DI ERNESTO CARBONE
Alla fine, dunque, di questo referendum sulle trivelle e del dibattito sulla legittimità costituzionale del non voto, della dialettica tra il diritto all' ambiente e il diritto al lavoro, e della legittima contesa sulla natura, il costo e la durata delle concessioni, rimane solo la guerra del ciaone nel Pd. É vero infatti che quella della sinistra italiana è una lunga e ricca storia di divisioni feroci con sconfitte trasformate in vittorie, dispetti, duelli, lacrime e passioni.
MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI
Ma la deriva del "ciaone" è una novità che né Marx, né Weber avevano previsto, è il grado zero della scrittura politica profetizzato da Barth, un imprevedibile lessico tutto romano e dunque di Palazzo. Ed è ovviamente orecchiato perché - mi spiegano i filologi - "ciaone" è dialetto bimbominkia, che non esiste né al Sud né al Nord, nonostante l' assonanza con il piemontese "ciao neh". Insomma è italiano de Roma più che romanesco.
Avesse usato il romanesco storico popolare e non fighettaro da T-shirt, il cosentino Carbone avrebbe detto "ciao core" a Gotor, a Emiliano e a tutti gli altri.
Il significato ovviamente è lo stesso. Ciaone è il vaffa aggravato dal sentimento, l' impossibile addio a qualcuno che ti sta a cuore, ai compagni appunto, che hanno litigato per la scala mobile, per il nome della Cosa e per la scelta tra la lotta ed il governo, ma non si erano mai guastati così stizzosamente, così inutilmente.
Antiche solidarietà si ruppero per l'Ungheria, per la Nato, per la guerra umanitaria, per i genocidi etnici. E ancora oggi non si sa se contro Berlusconi avessero ragione i resistenti girotondini di Moretti o la realpolitik dei baffi di D' Alema. E si sono scontrati per la falce e il martello, per la Quercia, per il palazzo di Botteghe Oscure sostituito con un loft, per il destino dei giornali di partito…
Sempre quelle epiche battaglie si concludevano con qualche scissione, perché i legami in politica si sciolgono anche se, come diceva Nenni, «ogni volta è un grande dolore la separazione fra compagni che hanno sulle spalle un comune bagaglio di sacrifici e di lotte».
Ma sempre separarsi è il modo più civile di liberarsi. Ciaone, invece, è l' incapacità di lasciarsi, di "dire addio al cortile / e andarsene sognando" come cantava Luigi Tenco. Non inganni dunque il rafforzativo. Tutti questi litigiosissimi ciaone non valgono un ciao. Somigliano agli spintoni e agli sputacchi.
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