1- IL GOVERNO CHE (NON) VERRÀ NON SARÀ IL GOVERNO DELLE BANCHE MA DELLA BANCA: LA GOLDMAN SACHS. SIA DRAGHI CHE MONTI ARRIVANO DALLA BANCA D'AFFARI AMERICANA 2- L’IPOTESI “NERA” CHE HA SEMPRE ALEGGIATO NELLA TESTA DI BELLA NAPOLI. UN DOPO-SILVIO CAPITANATO DAL SUO CONSIGLIERE GIULIANO AMATO. PIANO RIBALTATO DAL DUPLEX MERKEL-DRAGHI CHE HA IMPOSTO LA CANDIDATURA DI MARIO MONTI. PER ORA. PERCHÉ SE SABATO PROSSIMO SALTERÀ IL GOVERNISSIMO, NAPOLITANO HA GIÀ PRONTO NELLA MANICA L’ASSO CHE FARÀ BANCO: AMATO PREMIER E MONTI MINISTRO DELL’ECONOMIA 3- LA MOSSA QUIRINALIZIA PUÒ AVER SUCCESSO SE BEPPE PISANU RIUSCIRÀ A FARE UN GRUPPO AL SENATO, CON I “RIBELLI” (O “TRADITORI”, COME LI CHIAMA IL BANANA) DEL PDL 4- COL QUARTETTO DELL’AVE MARIA (NAPOLITANO-AMATO-MONTI-PISANU) IN AZIONE LA LEGISLATURA RISCHIA DAVVERO DI RAGGIUNGERE IL 2013. DOVE, DALLA CARROZZA DELLE PRIMARIE, SCENDERÀ IL CANDIDATO DEI CARDINALI SCOLA-BAGNASCO, ROBERTINO FORMIGONI

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DAGOREPORT/1
Il governo che verrà non sarà il governo delle banche ma della banca: la Goldman Sachs. Sia Mariuccio Draghi di carta che Tonti dei Monti arrivano dalla potentissima banca d'affari americana. Draghi è stato dal 2002 al 2005 vicepresidente e membro del Managemet Committee Worldwide della Goldman Sachs, International advisor della banca d'affari.

Per Drago Draghi con un aggravante in più: negli anni Duemila quando lui presiedeva Goldman Sachs, la Grecia entrava nell'euro presentando conti che poi sono risultati taroccati. Chi li controllava? Goldman Sachs (vedi articolo a seguire).

Aggiungere che Draghi è stato dal 1991 al 2001 Direttore Generale del Tesoro e presiede dal 1993 il Comitato per le Privatizzazioni, egli infatti è l'artefice delle grandi privatizzazioni statali (dall'IRI alla Telecom, Enel, Eni e altre grandi aziende dello Stato). Infatti fu uno dei privilegiati ospiti alla colazione (non da Tiffany) ma a bordo del panfilo reale della regina Elisabetta, il "Britannia". Siamo nel 1992, e ci troviamo al largo di Civitavecchia, ma non su territorio italiano ma inglese. Qui vennero decise le sorti economiche dell'Italia.

DAGOREPORT/2
Ecco l'ipotesi "nera" che aleggia da un pezzo nella testa di Bella Napoli. L'ex comunista (che già parlava inglese negli anni della guerra fredda) ha sempre caldeggiato un dopo-Silvio capitanato dal prediletto consigliere Giuliano Amato. Essì, non basta un tecnocrate sapientone ma c'è bisogno di un Dottor Sottile capace di muoversi tra le spire della politica politicante.

Il piano (vero) di Bella Napoli è stato ribaltato dal duplex Merkel-Draghi che ha imposto la candidatura di Mario Monti. Per ora, avanti con le consultazioni. Perché se sabato prossimo, come è facile immaginare, salterà il banco del governissimo Pdl-Pd, Bella Napoli ha già pronto nella manica l'asso che farà banco: Giuliano Amato premier e Monti ministro dell'Economia. Che intanto si è "imbucato" nottetempo senatore a vita.

Una mossa del cavallo quella quirinalizia che può aver successo se Pisanu riuscirà a fare un gruppo al Senato, dove la maggioranza è ancora nelle mani di Berlusconi, con i "ribelli" (o "traditori", come dice il Banana) del Pdl. Tanti illustri commentatori, infatti, in questi giorni hanno dimenticato che ancora nel nostro paese vige il "bicameralismo perfetto", cioè la fiducia va conquistata in entrambe le Camere.

Con il quartetto dell'Ave Maria (Napolitano-Amato-Monti-Pisanu) in azione la legislatura rischia davvero di raggiungere il traguardo del 2013. Dove, dalla carrozza delle primarie, scenderà il candidato del cardinal ciellino Angelo Scola, planato sul Duomo di Milano per tirare la volata a Robertino Formigoni, Vergine Celeste. Il tutto con la santa benedizione del cardinal Bagnasco che, intanto, avrà avuto tutto il tempo per varare la nuova Balena Bianca del terzo millennio.

3- COME HANNO FATTO PAESI SCASSATI COME GRECIA E ITALIA A ENTRARE NELLA ZONA EURO? - GOLDMAN SACHS AVREBBE AIUTATO LA GRECIA A FALSIFICARE IL PROPRIO BILANCIO STATALE CON UN VERO E PROPRIO MAKE-UP DEL DEBITO SOVRANO, OTTENENDO IN CAMBIO UNA CUCCAGNA: 300 MILIONI DI DOLLARI DI PARCELLE - 5- QUANTO HA PAGATO IL GOVERNO PRODI-CIAMPI PER TAROCCARE I CONTI? AH SAPERLO...
Da "Blitzquotidiano" (Da Dagospia del 21 settembre 2011)

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-come-hanno-fatto-paesi-scassati-come-grecia-e-italia-a-entrare-nella-zona-29995.htm

Dure accuse contro i banchieri di Wall Street e alcuni governi europei, in particolare Grecia e Italia, sono state mosse dal quotidiano americano New York Times e il settimanale tedesco Spiegel. Secondo i due giornali e i loro siti internet che hanno rilanciato gli articoli in tutto il mondo, banche come Goldman Sachs e JPMorgan avrebbero aiutato i governi europei con le economie più scassate a mettere in ordine con della finanza i loro conti, in modo da consentire di passare sotto le forche caudine degli accordi di Maastricht sulla moneta unica e quindi di potere entrare nell'euro e di restarci senza pagare dazio.

Per le grandi banche di Wall Street, in cima alla lista Goldman Sachs e JPMorgan, era un'occasione troppo ghiotta quella di "entrare in una simbiosi ad altissimo guadagno con governi dalle tasche bucate. La sola Grecia ha reso alla sola Goldman Sachs qualcosa come 300 milioni di dollari di parcelle. Cosa abbia pagato il governo italiano non si sa, ma è certo che sono stati tanti soldi.

Le rivelazioni sull'Italia non sono una novità, ma finora erano state limitate a discorsi di specialisti come il professor Gustavo Piga e in entrambi i casi nell'ambito del Coucil of Foreign Relations, una quasi centenaria istituzione americana, molto addentro alle segrete cose del mondo, ma di scarso sex appeal per il grande pubblico. Se ne parlò nel 2001, ma l'aggiustamento dei conti risale agli anni 1996 e 1997, quando l'Italia doveva ridurre i propri debiti per aderire all'Euro.


All'epoca presidente del Consiglio era Romano Prodi, ministro del Tesoro era Carlo Azeglio Ciampi e ministro delle Finanze Vincenzo Visco.

Se ne occupò anche Financial Times, sempre nel 2001, scrivendo che, anche se nel 1996 l'Italia registrava un deficit di bilancio del 6,5 per cento del Pil, oltre il doppio di quello permesso da Maastricht, "nel 1999, anno del lancio della moneta unica, l'Italia aveva ridotto il deficit al di sotto del 2 per cento".

Secondo il rapporto pubblicato dal Council on Foreign Relations, il fenomeno avrebbe avuto connotati molto preoccupanti perche rivelatore della possibilità che altri artifici del genere sarebbero stati messi in atto ai tempi anche da altri paesi. Seguiva una esortazione a vigilare di più sul mercato dei derivati dal momento che "tali abusi potrebbero continuare".

Prodi fece il diavolo a quattro, disse che erano tutte balle. Berlusconi era tornato al Governo, ma cavalcare lo scandalo non gli conveniva, perché con il cerino in mano sarebbe rimasto lui. Dichiararono ufficialmente sia il Tesoro italiano sia le autorità di Bruxelles che l'operato dell'Italia aveva superato l'esame di Eurostat, cui compete la valutazione dei criteri per il calcolo del debito pubblico dei paesi europei che ne aveva certificato la regolarità. I giornali non capirono la vicenda. La storia morì lì.

D'altra parte lo facevano anche altri paesi europei. Anche se accordi di questo tipo erano guardati con sospetto negli ambienti governativi, ancora nel 2000 i ministri delle Finanze europei erano incerti e divisi sull'obbligo di dichiarare accordi sui derivati finalizzati a contabilità creativa. E nel 2000 la risposta fu no.

Solo a partire dal 2002 furono rese obbligatorie le informative su certi titoli, tipo quelli usati dai greci, ma il governo greco continuò a non includerli nei suoi bilanci. La cosa non passò inosservata a Eurostat, l'agenzia europea di statistica, che nel 2008 scrisse che "in varie situazioni, le operazioni di securitizzazione messe sotto osservazione sembra siano state pensate di proposito per conseguire un risultato contabile definito, senza riguardo al valore economico dell'operazione".

Il New York Times ha fatto tesoro dello studio dell'economista italiano Piga, che ha scritto: «I derivati sono uno strumento finanziario molto utile se usati correttamente». Il giornale sentenzia: "Giochi contabili di quel tipo possono tornare utili a breve termine, ma nel tempo possono rivelarsi disastrosi".

Ora la Grecia è in crisi totale e ancora non si sa come andrà a finire e anche per l'Italia il passato ritorna perché il fantasma dei derivati è stato evocato dal caos della Grecia.
Con l'aiuto di JpMorgan,scrive il New York Times, «nonostate elevati deficit persistenti nel 1996, un derivato ha aiutato l'Italia a mettere il bilancio in linea: cambiando valuta con la banca a un tasso favorevole, e portando più disponibilità finanziarie nelle mani del governo. In cambio, l'Italia si era impegnata a rimborsi futuri che non sarebbero stati inseriti come passività».

Secondo il New York Times, la crisi greca rappresenta "la sfida più importante che si sia mai presentata finora alla moneta comune europea e all'ambizione di unità economica del continente. Il paese [la Grecia] è troppo grande perché lo si possa lasciar fallire. La Grecia deve al mondo 300 miliardi di dollari e le banche più importanti sono impiombate con gran parte del debito. Lasciare andare la Grecia in default avrebbe riflessi mondiali".

Così, prosegue il New York Times, "un'onda di terrore si estende sugli altri paesi in difficoltà economiche alla periferia dell'Europa, rendendo ancor più caro il debito per Italia, Spagna e Portogallo".

Segue un giudizio durissimo per noi e gli altri "periferici": "Per quanti benefici abbia portato l'unione dell'Europa sotto un'unica valuta, la nascita dell'euro è avvenuta con un peccato originale: paesi come Italia e Grecia sono entrati nell'unione monetaria gravati da deficit di quanto fosse permesso dal trattato che diede vita alla moneta. Purtroppo però questi paesi, piuttosto che aumentare le tasse o ridurre le spese, hanno ridotto i loro deficit con i derivati".

Anche la finanza pubblica greca si scopre, oltre che disastrata, anche poco trasparente, alla faccia delle regole condivise nell'Unione Europea. La storia ha avuto inizio otto anni fa e le sue conseguenze potrebbero pesare insopportabilmente sul futuro assai poco roseo delle finanze locali.

La banca d'affari statunitense Goldman Sachs avrebbe aiutato la Grecia a falsificare il proprio bilancio statale con un vero e proprio make-up del debito sovrano. A rendere possibile l'operazione sono stati alcuni derivati complessi conosciuti come cross-currency swaps. Attraverso di essi, la Grecia sarebbe riuscita a convertire in euro le sue emissioni obbligazionarie in dollari e yen.

Secondo il New York Times, una serie di meccanismi swap messi a punto dalle due banche hanno permesso alla Grecia di ipotecare alcuni settori della propria economia mascherando parte del debito alle autorità comunitarie di Bruxelles, perché le operazioni in questione, perfettamente legali, non appaiono come prestiti bancari ma come vendite con pagamenti differiti. In particolare, la Grecia avrebbe finanziato parte del suo deficit sulla sanità pubblica impegnando i futuri introiti sulle tasse aeroportuali, i pedaggi autostradali e gli incassi legati alle lotterie di stato.

Goldman Sachs nel 2001 costituì dei veicoli particolari uno dei quali denominato Eolo, come il dio dei venti, che assumeva le passività in cambio di impegni su introiti futuri del governo greco e consentiva di non farli contabilizzare nel bilancio pubblico. L'ex ministro delle Finanze George Alogoskoufis, criticò l'affare Goldman in Parlamento nel 2005 affermando che avrebbe pesato sui conti greci fino al 2019.

Anche quando la crisi era ormai vicina le banche americane di investimento erano alla ricerca di modi per aiutare la Grecia a procrastinare il giorno della resa dei conti. All'inizio di novembre - tre mesi prima che Atene diventasse l'epicentro del terremoto del debito sovrano nell'Eurozona - un'equipe di banchieri di Goldman Sachs arrivò ad Atene, secondo il New York Times, con una proposta per il nuovo governo che lottava per far fronte ai debiti e al deficit ormai al 12,7% del Pil.

I banchieri, guidati dal presidente di Goldman, Gary D. Cohn, proposero uno strumento di finanziamento che avrebbe ridotto il debito per l'assistenza sanitaria, utilizzando un metodo finanziario simile a chi garantisce i pagamenti della sua carta di credito con dei mutui ipotecari. Atene non accettò la proposta che avrebbe consentito di occultare il debito ancora per qualche tempo.

 

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