DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alex Corlazzoli per il "Fatto quotidiano"
A settembre, gli insegnanti delle scuole comunali di Verona, torneranno in classe controllati dall’amministrazione: i progetti, gli spettacoli e i giochi volti all’educazione sessuale e affettiva, non dovranno parlare di omosessualità. I maestri che si permetteranno di raccontare fiabe o letture che violano il “primato della famiglia naturale” potranno essere segnalati dai colleghi o da altri genitori.
LA PROPOSTA, approvata con 17 voti favorevoli e 12 contrari dal consiglio comunale guidato dal sindaco Flavio Tosi, è arrivata dal consigliere Alberto Zelger che ha presentato un ordine del giorno con oggetto “Famiglia, educazione, libertà di espressione”. Dopo ore di dibattito, l’assemblea consiliare, ha detto sì all’iniziativa che invita il sindaco e la giunta a “vigilare affinché nelle scuole di competenza comunale, venga data un’adeguata informazione preventiva ai genitori sul contenuto dei progetti d’educazione all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sugli eventi ludici, che vengono proposti ai loro figli”. Ma non solo.
Zelger, convinto che “la crescente intolleranza di alcune frange estremiste contro chi sostiene il primato della famiglia naturale esige una ferma presa di posizione degli organi rappresentativi”, ha chiesto a Tosi e alla sua giunta di delegare al coordinamento servizi educativi del Comune l’onere “della raccolta delle segnalazioni dei genitori e degli insegnanti sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, che risultino in contrasto con i loro principi morali e religiosi”.
A Palazzo Barbieri dovranno organizzarsi perché l’ordine del giorno prevede anche la predisposizione di uno strumento di raccolta delle segnalazioni con apposito spazio sul portale del Comune ed eventualmente un numero verde. Una difesa a spada tratta nei confronti della famiglia naturale, come la chiama Zelger, vittima “di un’aggressione culturale – scrive nell’ordine del giorno il consigliere della Lista Tosi – senza precedenti, che vorrebbe equipararla alle unioni di persone dello stesso sesso, riconoscendo loro il diritto all’adozione e alla ‘produzione’ di bambini con l’utero in affitto. Un’aggressione culturale che arriva a minacciare persino i giornalisti, a condizionare gli insegnanti nel loro ruolo educativo, a indottrinare i bambini con spettacoli e opuscoli tendenziosi, a proporre la galera per chi dichiara di preferire l’unione tra un uomo e una donna”.
Pronta la reazione delle associazioni e dei gruppi lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e laici veronesi che in un comunicato hanno definito l’ordine del giorno omo – transfobico: “Come 19 anni fa, quando il 14 luglio 1995, furono approvate le ormai famose mozioni omofobe, anche stavolta noi gay, lesbiche, bisessuali e trans usciamo sconfitti dall’aula del consiglio veronese”.
Sul piede di guerra anche il coordinatore veronese dell’Unione atei e agnostici razionalisti. Più lieve il parere della presidente dell’Associazione Genitori del Veneto, Chiara Crivelli, che risiede proprio a Verona: “Non sono d’accordo sulle crociate! Credo, tuttavia, che sia opportuno che noi genitori riflettiamo sui contenuti che hanno i progetti di educazione alla sessualità a scuola”. E per il segretario provinciale del Pd, Alessio Albertini si tratta solo “di una boutade fatta da un’amministrazione in difficoltà”.
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