LACRIME NAPOLITANO: IL GOVERNONE DOVRA’ “TROVARE” 8 MILIARDI PRIMA DELL’ESTATE

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Roberto Petrini per "la Repubblica"

Emergenza lavoro, ingorgo fiscale, credito a rubinetti chiusi. Con la recessione che morde e tre milioni di disoccupati al nuovo esecutivo toccherà il compito di allestire una cura shock per l'economia. Ma subito servono misure-tampone.

Buona parte dei conti sono già fatti, il Documento di economia e finanza (Def) contiene i margini per i pagamenti dei debiti dello Stato alle imprese e porta il deficit-Pil al 2,9 per cento. Ma per ridare ossigeno al sistema non basteranno perché, una dietro l'altra si allineano, una serie di urgenze e priorità dalle quali non si potrà scappare.

Entro pochi giorni bisognerà recuperare circa mezzo punto di Pil, 7-8 miliardi, per scongiurare l'ingorgo fiscale estivo (ieri rilanciato da una nota della Uil servizio politiche territoriali): in prima linea c'è l'aumento dell'Iva che scatterà da luglio (dal 21 al 22 per cento) per il quale serviranno 1,9 miliardi;

nella seconda metà dell'anno bisognerà trovare un miliardo per neutralizzare la nuova Tares - rifiuti mentre sarà necessario mettere in cantiere (come hanno promesso i partiti prima delle elezioni e hanno suggerito i Saggi del Quirinale) una modifica dell'Imu (la proposta del Pd con una franchigia fino a 500 euro costerebbe 2,5 miliardi).

Se le tasse premono è l'emergenza lavoro - oggetto di un appello da parte di Cgil, Cisl e Uil ieri durante le audizioni parlamentari al Def - a preoccupare di più: le risorse per la cassa integrazione in deroga (per le piccole imprese industriali e commerciali) non basteranno per l'intero anno e dunque serve circa un miliardo e mezzo. Stesso clima di urgenza per i circa 150 mila precari della pubblica amministrazione i cui contratti scadono a giugno: si cercano circa 2 miliardi.

Con le missioni militari, per le quali è necessario mezzo miliardo, si arriva ad un pacchetto di misure che ammonta a circa 7-8 miliardi. Il provvedimento potrebbe essere il primo atto del nuovo esecutivo e potrebbe essere oggetto, fin dalla prossima settimana, di un emendamento al decreto saldadebiti in discussione nella Supercommissione e che sarebbe opportunamente trasferito nelle nuove ordinarie Commissioni Bilancio e Finanze.

Le prime misure di urgenza non saranno sufficienti a coprire l'intero spettro delle necessità e ad imprimere il colpo di reni che si cerca. Ieri la Cgil ha posto in cima alle priorità il lavoro e «la difesa del reddito dei più esposti alla crisi» mentre l'Istat parla di circa un milione gli italiani senza reddito: il documento dei Saggi, ma anche molte proposte dei partiti, guardano a varie forme di sostegno.

Si va dal reddito minimo di inserimento, destinato a chi accetta la formazione professionale (da finanziare con fondi europei) e alla proposta del credito d'imposta (anche con erogazioni monetarie) per i bassi salari e per i giovani (si ipotizza un costo di 2,4 miliardi per interessare circa 100 mila soggetti). Resta aperta la questione degli esodati: per quest'anno il fondo sarebbe garantito ma fin dalla legge di Stabilità di settembre bisognerà trovare nuove risorse.

Senza contare le imprese, una boccata d'ossigeno arriverà dai 40 miliardi del saldadebiti, ma resta il problema della stretta al credito: dovrà essere lo Stato a farsi carico di espandere l'operatività - come suggeriscono i Saggi - del fondo di garanzia che può attivare prestiti aggiuntivi per 30 miliardi alle piccole imprese.

Se queste sono le necessità, sul piano delle risorse spetterà al nuovo esecutivo risolvere il rebus. Oltre al solito armamentario di tagli e spending review all'orizzonte ci sono per ora i fondi strutturali europei (circa 11 miliardi che possono essere usati nella seconda metà dell'anno per formazione e sussidio al reddito).

Ma c'è già chi propone un ulteriore aumento della tassazione sulle rendite finanziarie (dal 20 al 25 per cento) o il rilancio del concordato con la Svizzera reso assai più difficile dalle ultime intese in sede europea.

Bisognerà attendere il 2014, sempre se ci manterremo entro il 3 per cento di deficit-Pil, per bissare la deroga avuta quest'anno da Bruxelles di uno 0,5 per cento del Pil destinato unicamente ad investimenti produttivi. Il resto è nelle mani del prossimo inquilino di Via Venti Settembre.

 

GIORGIO NAPOLITANO E FRANCO MARINI FOTO LA PRESSE Napolitano Enrico Letta ENRICO LETTA MARIO MAUROQuagliariello