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LA LEGA TRACOLLA E S’ARROCCA – NELLE MARCHE IL CARROCCIO SCENDE AL 7,37% (NEL 2020 ERA AL 22,4%) E VIENE SUPERATO DA FORZA ITALIA, MA SALVINI E I SUOI “COLONNELLI” TIRANO UN SOSPIRO DI SOLLIEVO: LA VITTORIA DEL MELONISSIMO ACQUAROLI SCIOGLIE IL NODO DEL VENETO, CHE LA PREMIER LASCERÀ AL CARROCCIO (IN CAMBIO, CHIEDERÀ MILANO E LA LOMBARDIA) – LE MOSSE DI VANNACCI, CHE SI CONCENTRA SULLA “SUA” TOSCANA, DOVE SI COMPORTA DA PADRONE, ESTROMETTENDO CANDIDATI E COMMISSARIANDO SEZIONI. DAL NUMERO DI VOTI DELLA LEGA NELLA REGIONE ROSSA, I LEGHISTI DECIDERANNO SE DICHIARARE O NO GUERRA AL GENERALE...
stratto dell’articolo di Matteo Pucciarelli e Serena Riformato per "la Repubblica"
ANCONA - COMIZIO DI CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI ACQUAROLI
Il bicchiere dopo le Marche in via Bellerio è mezzo vuoto: calano i voti, cala la percentuale, Forza Italia sorpassa la Lega, Fratelli d'Italia ha abbastanza eletti da fare praticamente da sola nel prossimo Consiglio.
Eppure tutti nel Carroccio vogliono vederlo mezzo pieno: il centrodestra vince, non c'è un tracollo, il Veneto a questo punto dovrebbe venire riaffidato proprio alla Lega.
In sala Garibaldi al Senato, […] Roberto Calderoli, seppur scuro in volto, parlando con Repubblica, minimizzava il tonfo: «Il dato della Lega nelle Marche è buono».
Poco male per i quindici punti in meno in quattro anni. «Allora avevamo anche il 34 per cento a livello nazionale», taglia corto il ministro. Altri tempi, altri numeri.
matteo salvini roberto calderoli
E se Matteo Salvini, come da tradizione, canta vittoria di default dopo ogni elezione, anche i nordisti non si fasciano la testa: «Galleggiamo, andiamo avanti per inerzia: non affondiamo, e non è poco», ammette un critico della svolta nazional-sovranista.
I numeri, intanto. Nelle Marche la Lega prese il 17,3 alle Politiche 2018; il 38 per cento nell'exploit delle Europee del 2019, quelle di Salvini ministro sceriffo; alle Regionali del 2020 scese al 22,4.
Poi il vento a destra è cambiato. Politiche 2022: 7,9 per cento, Europee dello scorso anno 8,2, due giorni fa il 7,4. «Se avessimo avuto il candidato presidente avremmo avuto un altro risultato: ci sono fattori nelle regionali che sono evidenti, chi ha il presidente traina di più di chi non lo ha», dice Luca Zaia.
[…] Lo sguardo è sì alla Calabria ma soprattutto al Veneto: a giorni il centrodestra potrebbe chiudere su Alberto Stefani come candidato presidente, un lighista di stretta osservanza salviniana. Nel Carroccio si nega che il prezzo sia lasciare la corsa in Lombardia al partito della premier: «Non si fanno scambi, le regioni non sono figurine», è il commento infastidito di Calderoli.
Tra i meloniani, c'è chi lascia intendere che lo squilibrio nella suddivisione dei governatori sia ormai oltre la soglia critica. Luca De Carlo, senatore veneto di FdI, ieri a Palazzo Madama masticava amaro: «Quello che stiamo facendo per gli alleati è oltre la generosità, serve un termine nuovo per dirlo». Tanto più, continuava, «guardando ai risultati nelle Marche, dove si è visto che valiamo tre volte la Lega».
E poi, anche se la partita per il centrodestra sembra persa perlomeno lì, in casa Carroccio si guarda con interesse alla Toscana, dove il fenomeno Vannacci dovrà misurarsi coi voti: nel partito locale si è mosso come un padrone, estromettendo candidati e commissariando sezioni. Se il Carroccio andrà meglio del passato recente, sarà merito suo.
Se andrà peggio, il responsabile non potrà che essere l'ex generale che va promettendo "tsunami" elettorali in lungo e in largo. Parlando con Adnkronos, il vicesegretario analizza il risultato marchigiano col pelo del politico consumato: «In una regione dove il partito è andato incontro a tantissimi problemi, tradimenti, cambi di casacca, comportamenti opportunisti e faziosità ripartire con tre consiglieri regionali e una percentuale decisiva per la vittoria della destra è un risultato apprezzabile».
LA LEGHISTA SILVIA SARDONE IN CONSIGLIO COMUNALE
Di certo brucia parecchio il sorpasso ormai consolidato di FI, già sancito per un soffio alle ultime Europee. Che ci sia nervosismo tra alleati è cosa nota e anche a Milano, sulla vicenda stadio, la vicesegretaria Silvia Sardone ha lanciato pesanti strali agli azzurri. La Lega oggi insidia i voti della destra radicale a FdI, mentre i forzisti cercano di monopolizzare l'area moderata. Inevitabile scontarsi. Ma anche qui, ancora il bicchiere mezzo pieno: con questo modello alle Politiche del 2027, cosa mai accaduta in Italia, le forze di governo possono spuntarla di nuovo. Meglio non litigare troppo.
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