DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA…
Estratto dell’articolo di Stefano Cappellini per “la Repubblica”
«La scelta alle elezioni del 25 settembre è chiara: o noi o Meloni». Enrico Letta è convinto di poter vincere la sfida con la destra. […] Lei dice: "O noi o Meloni". Ma noi chi? «Noi, il Pd, che sta organizzando una lista aperta ed espansiva: "Democratici e progressisti". Sarà il cuore del nostro progetto Italia 27, la data di fine legislatura. L'obiettivo è arrivarci dopo aver governato e trasformato il Paese».
[…] Non basta la vittoria di lista, si vince in coalizione e la destra parte avanti nei sondaggi.
«Nelle prossime due settimane parleremo con tutti coloro che sono interessati e disponibili a costruire un progetto politico vincente e che sia nel solco condiviso dalle forze che hanno dato la fiducia al governo Draghi. Ecco, il riferimento a Draghi è il perimetro della serietà e del patriottismo, la base di partenza».
[…] Le faccio dei nomi: Calenda?
«Calenda, di tutti i protagonisti possibili, è il più consistente dal punto di vista dei numeri e ha svolto in Europa un lavoro interessante e in parte condiviso. Discuteremo con lui con spirito costruttivo».
giorgia meloni enrico letta atreju
Speranza?
«È una delle personalità che spero possano candidarsi nella lista aperta del Pd. Glielo chiederò».
È il rientro degli scissionisti di Articolo 1?
«È il segno dell'apertura della nostra lista».
Di Maio?
«Tra le personalità che vengono dal M5S è la più influente e con lui sicuramente continuerà il dialogo già aperto».
Renzi?
«Parleremo con tutti».
Anche con i ministri ex Forza Italia?
«Certo. Lo dico anche a coloro che a casa mia storcono il naso. Non si tratta di far entrare Gelmini, Carfagna e Brunetta nel Pd, ma di tre persone che hanno dimostrato grande coraggio, lasciando il certo per l'incerto, e un seggio garantito, perché in dissenso con un centrodestra guidato dai nazionalisti e dagli antieuropeisti. Meritano apprezzamento».
Ma è davvero praticabile e auspicabile un cosiddetto fronte repubblicano, cioè una coalizione, per ipotesi, da Toti a Fratoianni? O il rischio è il bis della litigiosa Unione di Prodi?
giorgia meloni enrico letta foto di bacco
«Non voglio tracciare confini, dico solo che, se non convinciamo a votare per noi elettori che stavano con il centrodestra, magari anche alle ultime amministrative, la partita non si gioca nemmeno. Abbiamo in vigore la peggiore legge elettorale possibile, che obbliga ad alleanze elettorali, e anche dall'altra parte le divisioni sono evidenti.
Dobbiamo essere molto forti nell'identità, allo stesso tempo il raccordo con l'esperienza del governo Draghi è utile a convincere del nostro progetto i moderati del campo opposto. Tra le associazioni che hanno chiesto che Draghi continuasse ce ne sono molte vicine in passato al centrodestra. Non voglio che votino, che so, Forza Italia. Non deve ripetersi».
Che senso ha andare al voto sull'agenda Draghi? Draghi non c'è, e forse nemmeno un'agenda così ben definita.
«Usciamo rapidamente da questo tormentone dell'agenda Draghi. Si tratta di un punto di partenza e non del programma della coalizione […]».
[…]
Il Pd userà contro Meloni l'argomento del rischio fascismo?
«Certo potrei parlare di rischio fascismo, ma non farò una campagna sugli -ismi, bensì su fatti concreti. Chi ha fatto cadere il governo è già costato agli italiani una quattordicesima, perché è tramontato il taglio del cuneo fiscale che avrebbe dato ai lavoratori un mensilità in più a fine anno. Lo riproporremo nel nostro programma».
Teme un cambio in politica estera se vince la destra?
«Gli interlocutori europei di Salvini e Meloni sono Orbàn, Le Pen, il polacco Kaczynski e Abascal, il leader della spagnola Vox. Questo è il Pentagono internazionale di FdI e Lega. Sa cosa li accomuna? Hanno votato tutti contro il Next Generation Eu e sono sempre dalla parte opposta a tutte le scelte europeiste».
È possibile che l'Italia cambi linea anche sul sostegno all'Ucraina?
«Ho apprezzato la responsabilità di Meloni sul tema, non posso dire la stessa cosa di Berlusconi e Salvini, da cui sono arrivate solo condanne a mezza bocca o addirittura simpatia per Putin».
Può esserci una influenza russa dietro la caduta di Draghi?
«Spero che chi ha staccato la spina a Draghi non sia stato insufflato da voci da Mosca o dall'ambasciata russa. Ma non c'è dubbio che all'ambasciata, la stessa davanti alla quale il Pd organizzò una manifestazione già poche ore dopo l'invasione dell'Ucraina, si è brindato a vodka e caviale».
Grazie anche a Giuseppe Conte, il suo fresco ex alleato. C'è ancora una possibilità che faccia parte anche lui della coalizione elettorale?
«No. Il percorso comune si è interrotto il 20 luglio e non può riprendere, è stato un punto di non ritorno. Lo avevo avvertito che non votare la prima fiducia sarebbe stato lo sparo di Sarajevo».
Se Conte all'ultimo avesse votato la fiducia a Draghi l'avrebbe ripreso a bordo?
«Con i se non si ragiona. Conte ha fatto le sue scelte e i suoi calcoli. Ha aperto un varco per le elezioni e Salvini non aspettava altro. Ma non è successo tutto in un giorno».
Il Pd non dovrebbe fare autocritica per aver puntato da anni su una alleanza così inaffidabile e politicamente ambigua?
«[…] Senza il Conte due avremmo avuto Salvini primo ministro dopo il Papeete.
Anche oggi che il rapporto si è interrotto è evidente che non sono più i 5S del vaffa. Di questo percorso il Pd non può e non deve pentirsi».
[…] Si prepara una campagna all'insegna della demagogia. Berlusconi ha già cominciato: pensioni minime a 1000 euro e un milione di alberi da piantare.
«Non c'è nessuna credibilità. L'altro giorno, mentre andavo in aeroporto, ho pensato a quanto ci costò la campagna elettorale di Berlusconi nel 2008, quando affossò il salvataggio di Alitalia il conto fu di 3 miliardi. E aggiungo che di alberi la sola Regione Emilia Romagna ne ha già piantati un milione dall'inizio della nuova consiliatura. Di che parliamo? Siamo alla comicità, purtroppo Berlusconi ormai fa tenerezza. Mi sento di rivolgere un appello a chi gli sta vicino, affinché ponga fine a questo sfruttamento dell'icona Berlusconi».
Chi lo sfrutta?
«Berlusconi ha sciolto Forza Italia nella Lega consigliato da persone del partito che hanno deciso per lui e preso gli accordi con Salvini».
[…]
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