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Francesca Schianchi per “la Stampa”
«A maggio, ai tempi delle primarie, qui all' Università abbiamo organizzato un grande dibattito con gli studenti: su 400 americani, la metà votavano Hillary Clinton, l'altra metà Bernie Sanders, e uno solo Trump. Alla fine della giornata ci siamo resi conto che il 95 per cento del tempo lo abbiamo speso a parlare di cosa diceva, faceva, e che presidente sarebbe potuto essere Trump.
Ricordo che pensai: se non facciamo che parlarne vuol dire che dobbiamo stare molto attenti, è difficile che questa concentrazione su di lui non si trasferisca in voti», racconta l'ex premier Enrico Letta, oggi direttore di Sciences Po a Parigi.
ENRICO LETTA E BARACK OBAMA A WASHINGTON
Lei ha commentato via Twitter «la più grande rottura politica dalla caduta del muro di Berlino». Cosa è successo ieri notte?
«L'antipolitica ha spazzato via due partiti in un colpo solo, democratici e repubblicani, l'intero sistema politico americano, con l' arma del trumpismo. Ha completamente modificato lo scenario dell'unica superpotenza del mondo».
Va letto come il successo più impressionante dell' antipolitica?
«L'antipolitica ha avuto successi in molti Paesi ma non c'è Paese in cui il presidente sia così potente: il leader di questa antipolitica siede alla Casa Bianca, dispone dei codici nucleari e ha in mano le sorti del mondo».
Questo cosa comporta?
«Impone di rivedere tutti i paradigmi, a partire dal rapporto della politica con la gente, gli elettori. Mi interrogo sulla sconfitta della Clinton e penso che quel modello di politica - con carriere così lunghe - sia finita per sempre. Questo mi conforta anche nelle scelte personali che ho fatto, di lasciare il Parlamento dopo 16 anni. I partiti tradizionali, come li abbiamo concepiti, sono finiti».
Addirittura?
«C'è un rapporto tra élite ed elettori su cui bisogna interrogarsi. Mi ha molto colpito il voto di Washington D.C.: (dove ha sede l' amministrazione americana, ndr.) la Clinton è arrivata al 93 per cento. C'è uno spaventoso distacco tra Palazzo del potere e gente comune».
al smith dinner donald trump hillary clinton 17
Processo che si è visto anche in Europa. La prima a esultare è stata Marine Le Pen: secondo lei sarà la Trump di Francia?
«Non penso: è in politica da anni, è come i leghisti in Italia, in Parlamento da una vita. Manca la logica dell'outsider che ha reso forte l' impatto di Trump».
Quanto ha influito la figura della Clinton in questa vittoria dell' antipolitica?
«La forza di Trump è stata anche la debolezza della Clinton. Il voto non è stato un giudizio su Obama, ma su di lei: gli elettori non votano sul bilancio del passato, ma sul futuro. Lei ha faticato anche contro Sanders durante le primarie, e i democratici americani non si sono resi conto di cosa stava succedendo: candidare lei è stato come sventolare un drappo rosso davanti al toro dell' antipolitica. Non c' era bersaglio migliore».
al smith dinner donald trump hillary clinton 13
Come sarà l'America di Trump?
«Isolazionista e imprevedibile. Isolazionista perché a un certo punto si concentrerà su come fare a essere rieletto, quindi tornerà ai temi di campagna elettorale per parlare ai suoi».
Imprevedibile in che senso?
«La sua caratteristica è quella di farsi nemici in continuazione. Il populismo si nutre di nemici, e allora di volta in volta sono stati nemici Bush, Rubio, Cruz, Obama, la Clinton… Ma se costruisci nemici in politica estera scoppiano le guerre, è una logica devastante».
E per l' Europa cosa può significare?
«Questa elezione è per l'Europa una sveglia, l'ultima occasione per dimostrare di esistere. Oggi ci ritroviamo più soli anche sulla difesa di certi diritti, come sull' ambiente. L'Europa deve guardarsi allo specchio e rendersi conto che siamo adulti: non potremo più fare affidamento all' America come finora.
terzo di battito tra hillary clinton e donald trump 7
E non mi si faccia il paragone con Reagan, che a differenza di Trump era uno statista».
Lei è molto critico col neopresidente. «Non mi iscrivo tra quelli che dicono - vedrà, arriveranno presto - "viva Trump, in fondo non è male". Il suo cinismo, gli insulti, le bugie per me lo rendono inquietante. Le sue idee sull' immigrazione, il cambio climatico, il rapporto con le donne: è su tutto all' opposto di quello che penso».
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