LETTA TENDE LA MANO A RENZI MA IL SINDACO È GIÀ PRONTO A ROTTAMARLO E A MANDARLO IN “ESILIO” IN EUROPA

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Goffredo De Marchis per "La Repubblica"

«Adesso si è capito chi voleva logorare Letta dall'esterno. Non ero io, era Berlusconi. Ha dettato l'agenda del governo su tutto e ha deciso anche quando doveva cadere». Matteo Renzi è ufficialmente in silenzio fino a domani, aspettando il discorso del presidente del Consiglio alle Camere. Ma segue da vicino la crisi che passa anche dal suo telefonino. Domenica sera il sindaco di Firenze ha chiamato Guglielmo Epifani.

«Dopo tanto tempo, il Pd ha finalmente una linea chiara, che i nostri elettori capiscono. Sono d'accordo con te, segretario. Non possiamo reggere l'urto di un Letta bis costruito sul tradimento di un pugno di Scilipoti». Ma un'altra chiamata è attesa nelle prossime ore. Per un'operazione politica complicata e inimmaginabile fino a poche settimane fa come lo strappo dentro il Pdl, Palazzo Chigi ha infatti bisogno della sponda di Renzi.

Letta potrebbe sentire il sindaco già oggi. Superando il gelo dei giorni scorsi. Sono in molti i parlamentari del Pdl che prima di scegliere la rottura con Berlusconi chiedono ai loro ministri e al Pd una garanzia sulle mosse di Renzi. «E se il sindaco fa saltare il banco?». Una domanda ricorrente, perché per attraversare il confine del berlusconismo i transfughi devono avere certezze sulla durata dell'esecutivo.

Almeno fino al 2015. Meglio oltre. Ma Letta a "Matteo" può proporre uno scambio dai tempi non lunghissimi, se vuole siglare un patto. «Ti prendi il partito che è il tuo obiettivo immediato, lo rimodelli a tua immagine e somiglianza e tra un anno e mezzo si vota, con te in pole position per la corsa alla presidenza».

Più o meno è questo il ragionamento che Letta si prepara a svolgere nel colloquio con Renzi. Quest'intesa è stata inseguita a lungo dai dirigenti vicini al premier nei mesi scorsi e anche più di recente come dimostra il sostegno a sorpresa di Dario Franceschini comunicato all'inizio di settembre. Ma è un accordo che Renzi ha sempre rifiutato. Lo ha fatto durante il colloquio a quattr'occhi con il premier a Palazzo Vecchio prima dell'estate.

E non è escluso che possa rispondere di no anche nelle prossime ore. I due non si fidano uno dell'altro e con una buona dose freddezza Renzi disegna per Letta, quando arriverà il suo momento, scenari lontani dall'Italia. Un esilio dorato, magari in Europa come commissario europeo. Fuori dal governo, però, e fuori dal Pd. Le premesse non sono incoraggianti per il patto tra i due "amici" del Pd. Il film che Renzi vorrebbe girare se avesse tutti i fili in mano non è lo stesso immaginato da Letta.

Invece di un governo che si regge sul tradimento di alcuni parlamentari del centrodestra, il sindaco preferirebbe la nascita di un governo di scopo, per la legge di stabilità e la legge elettorale. Ma solo il primo punto è realizzabile secondo Renzi. «Il secondo va detto, certo, ma mi sembra impossibile da realizzare». Questo esecutivo quindi dovrebbe portare alle elezioni a febbraio- marzo.

Il Pd avrebbe così il tempo di celebrare il congresso l'8 dicembre. Renzi non rinuncia all'idea di conquistare la segreteria. «Il congresso si deve fare - spiega la renziana Maria Elena Boschi -. Ne ha bisogno il partito, va cambiata l'intera classe dirigente». Anche se il sindaco una larga parte del Pd l'ha già conquistata. E la prova potrebbe arrivare già domani, quando i democratici saranno chiamati a valutare la possibilità di un Letta bis, con il sostegno di uno spicchio di ex berlusconiani. Ipotesi che a Largo del Nazareno non intercetta grandi entusiasmi.

 

LETTA E RENZI berlusconi corna LETTA-RENZILETTA-RENZIGuglielmo Epifani PIERLUIGI BERSANI MINISTRO DELLINDUSTRIA NEL GOVERNO DALEMA Gianni Cuperlo