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“LIBERO” INFILZA “BEATROCE” LORENZIN, ZOMPATA AL PD DI ZINGARETTI: “CON L'INFLESSIONE DI ACILIA RISCIACQUATA A ROMA NORD GRAZIE ALL'AIUTO DEL LOGOPEDISTA PAOLO BONAIUTI, MIGRA NELL’INTERNAZIONALE SOCIALDEMOCRATICA - ALLE MASSE PLEBEE CONOSCIUTE QUANDO LAVORAVA AL "GIORNALE DI OSTIA" HA PREFERITO L'AGIO MINORITARIO DELLE ÉLITE - LIBERALE CON BERLUSCONI, BERLUSCONIANA CON ALFANO, ALFANIANA CON CASINI, CASINIANA CON RENZI E ORA RENZIANA CON ZINGARETTI, DOMANI CHISSÀ”
Alessandro Giuli per “Libero quotidiano”
Una statista come Beatrice Lorenzin non la si può contare come gli altri: lei si pesa. Tutto sta a trovarla, mobile com'è nel continuo tentativo di trovare il posto propizio dal quale salvare l'Italia e corrispondere ai bisogni della "gggente", come dice Bea con l'inflessione di Acilia risciacquata a Roma nord grazie all'aiuto del logopedista politico berlusconiano Paolo Bonaiuti.
Perché Beatrice, che adesso migra nell'internazionale socialdemocratica di rito zingarettiano (ed è pur sempre un affare stracittadino perimetrato dal Raccordo anulare), modestamente berlusconiana lo nacque davvero e da ragazzina studiò perfino il liberalismo alla Fondazione Einaudi, ma soltanto per toccare più alti traguardi e fastigi di governo.
Circola adesso un delizioso video nel quale Lorenzin dice al Tg1 che «il Pd è l' unico partito in grado di arginare e contrastare la deriva plebiscitaria e illiberale della Lega di Matteo Salvini». Morale: «Ora dobbiamo lavorare tutti uniti per dare riposte ai bisogni degli italiani senza slogan ma con fatti concreti». Tutti chi? L'onorevole Claudio Borghi, che è un leghista mite e di mondo, le ha obiettato con garbo affilato: «Scusa Beatrice, che è la deriva plebiscitaria? Intendi l'orribile pratica di fare quello che la grande maggioranza dei cittadini si aspetta che tu, loro rappresentante, faccia? Intendi dunque abbracciare la comoda "deriva elitaria" dove si fa quello che dice Soros? Auguri!».
EX AZZURRA
Ed ecco toccato il punto essenziale: Beatrice alle masse plebee conosciute quando lavorava al "Giornale di Ostia" ha preferito subito l'agio minoritario delle élite. Coordinatrice dei giovani forzisti, poi deputata dal 2008, nel 2013 diventa ministro della Salute nella grande coalizione che sorregge il governo del francofono Enrico Letta.
Crollato il patto del Nazareno, resterà al proprio posto nei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, limitandosi a scambiare la casacca azzurra con quella del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Di lì in poi, atomo fra gli atomi, Lorenzin assisterà senza patemi d' animo allo scioglimento del gruppuscolo alfaniano, confluirà in Alternativa popolare e prenderà a orbitare intorno all' astro cadente del renzismo. Tempestiva, Beatrice, sebbene fino a un certo punto. Di certo non scema.
FORZA RENZI
L'ingresso nel mondo di Renzi le era valso un seggio centrista anche in questa legislatura, grazie ai voti del Pd ma sotto l' egida di una lista civica messa su insieme con Pier Ferdinando Casini. Adesso la consacrazione dell'approdo fra i democratici avviene proprio nel momento in cui il suo salvatore gigliato s'è fatto un partitino su misura.
Come altre e più blasonate quinte colonne di Rignano, anche lei assicura che non sarà ingrata nei confronti del fiorentino resuscitato, e tuttavia nel dubbio preferisce «un partito plurale organizzato sul territorio». Che tradotto significa: i pochi voti disponibili per una eventuale ricandidatura ora ce li ha Zingaretti, poi si vedrà.
Mai dire mai e meglio ancora tenersi sul vago fintantoché le elezioni saranno un miraggio "plebiscitario". In questa temperie c'è di meglio da fare: la resistenza nel Palazzo del potere contro il nemico principale e comune chiamato Matteo Salvini. Per perdere la Bastiglia c'è sempre tempo, intanto a Versailles c'è almeno un ultimo giro di danza da completare.
E se un invito a corte non si nega a nessuno, non sarà mai un problema per gentildonne come Beatrice Lorenzin: foss'anche il pieghevole invisibile dell' imbucata dall' amico giusto. Liberale con Berlusconi, berlusconiana con Alfano, alfaniana con Casini, casiniana con Renzi e ora renziana con Zingaretti, domani chissà. Le referenze non mancano, l'importante è tenersi a debita distanza dalle plebi. Da Acilia al Nazareno, sola andata.
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