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DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER…
Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"
Tre giornali molto diversi - per taglio politico, progetto editoriale, diffusione - negli ultimi giorni si scoprono «follower» del premier Mario Monti.
Chi, il manifesto e Financial Times (il quotidiano della City l'altro giorno addirittura titolava «The Full Monti», affettuoso e ironico gioco di parole che ricorda il titolo di un celebre film inglese del 1997, Full Monty-Squattrinati organizzati: ma di Ft parleremo dopo).
I toni, e i concetti, e le foto, dei tre giornali, sono comunque, ed è ovvio che lo siano, differenti.
Per capirci: il manifesto distende su due intere pagine un lungo intervento scritto da Alberto Asor Rosa. Il titolo è già abbastanza eloquente: «I sette pilastri della saggezza». Ma certo nell'editoriale ci sono passaggi che, davvero, destano stupore.
Tipo questo: «Quando Monti è apparso per la prima volta in televisione a Strasburgo accanto a Merkel e Sarkozy, mi sono sorpreso a pensare quanto fossero buffi il francese Sarkozy e la germanica Merkel di fronte all'eleganza dignitosa e riservata dell'italiano Monti. E il mio italico cuore non ha potuto reprimere un sobbalzo d'orgoglio».
Il cuore italico di Asor Rosa - 77 anni, inflessibile critico letterario, leggendario docente di letteratura italiana alla sapienza di Roma, ex direttore di Rinascita, ex deputato del Pci - ha avuto un sobbalzo. Proprio così.
(Al terzo squillo, il professore risponde ora al suo cellulare; è di eccellente umore, racconta d'essere in una pasticceria di Siena, davanti a un tè e a un vassoio di squisiti ricciarelli).
«Oh, beh... e a cosa devo questa telefonata?».
Al suo editoriale, professore.
«Mah, l'ho scritto con uno spirito preciso: perché, vede, io credo che sia lecito apprezzare anche quando non si condivide».
Ammetterà che questa sua ammissione desterà stupore.
«Può darsi. Tuttavia una cosa è sicura: se l'esperimento di Monti non è il mio, certo, ecco questo è certo... io lo osservo con notevole interesse».
In sintesi: Asor Rosa ritiene che «le colonne dell'esperimento Monti» siano «la sua "tecnicità "», la Presidenza della Repubblica, l'Europa di Bruxelles, la Chiesa di Roma, la Patria, il Grande Centro (e, su quest'ultimo punto, spiega: «Un governo il quale, per l'appunto, non è dichiaratamente né di destra né di sinistra, e cioè non è "un governo politico" nel senso tradizionale del termine, proprio perché è un "governo tecnico" può pescare consenso, oltre che tra ceti decisamente dominanti, nella grandi masse prive di identità ... Quel che strategicamente emerge è dunque una colossale pulsione neocentrista).
La conclusione, perciò, è che «presentato come necessario, indispensabile, inevitabile, l'orizzonte culturale del capitalismo finanziario aspira a diventare fondativo della "Nuova Italia". Mentre a sinistra il vecchio che è in noi supera quello che ci fronteggia e ci sovrasta».
Asor Rosa pone insomma, con dosi di fascinazione, una questione politica (si sarebbe detto così anni fa in una sezione del Pci); una questione che il settimanale di gossip Chi affronta, inevitabilmente, con taglio diverso.
Nel numero in edicola, il direttore Alfonso Signorini pubblica infatti la prima puntata della biografia del premier.
Titolo: «Storia di un italiano».
Servizio fotografico inedito.
Mario Monti a un anno (paffuto, ciuffetto ribelle).
Mario Monti a 3 anni (abbracciato alla madre Lavinia e alla sorella Claudia).
Mario Monti il giorno della prima comunione (in abito grigio doppiopetto, cravatta nera e fascia bianca al braccio, come usava).
Mario Monti adolescente (in bicicletta).
Carlo Ortolani, ordinario di Combustione e sicurezza presso il Politecnico di Milano, è il suo miglior amico («Ci conosciamo dalla prima media e sono stato suo compagno di classe, sempre al Leone XIII, fino alla maturità »).
Prima descrive un Monti buonissimo. («Fatto a botte? Mai litigato Mario e io»).
Poi un Monti con un talento per le due ruote. (Sulla fiducia, racconta: «Ricordo quella volta, al liceo, in cui pedalammo da Milano a Sankt Moritz: impiegammo due giorni, ma le nostre famiglie lo sapevano»).
Alfonso Signorini fa però rintracciare anche un altro compagno di Monti, padre Umberto Libralato, un missionario. Che regala una descrizione umana del ragazzo poi divenuto presidente del Consiglio: «Mario era umile, ma orgoglioso, garbato, tutto d'un pezzo e sempre pronto ad aiutare gli altri».
Come li aiutava? Padre Libralato ammette: «Passando i compiti durante le esercitazioni».
Monti si iscrive quindi all'università , alla Bocconi, e lì si laurea a pieni voti in Economia. (Ancora padre Libralato: «Scommettemmo che Mario sarebbe stato il primo a laurearsi. E, infatti, si laureò a 22 anni»).
In quegli anni Monti conosce anche Elsa, che sarebbe poi divenuta sua moglie. Ma, a questo punto, Alfonso Signorini rimanda tutti alla prossima puntata.
Che foto avremo? Che segreti ha scoperto? E poi: come mai il settimanale di proprietà della famiglia Berlusconi ha deciso di dedicare tanto spazio al nuovo premier?
La segretaria di Signorini, Claudia Cerea, prima dice che «il direttore è occupato».
Poi, dopo un'ora, riferisce: «Il direttore ringrazia per l'attenzione ma non ritiene di dover dare spiegazioni sulle iniziative editoriali del settimanale Chi».
Punto.
Inutile insistere.
Molto meno rigidi al Financial Times. Sul sito hanno pubblicato addirittura la versione integrale della loro intervista a Monti. Definito «a parenthetic revolutionary», un «rivoluzionario» ma «parentetico», visto che il suo esecutivo tecnico appare destinato a restare una parentesi nella vita politica italiana.
«Una parentesi? Forse» (e questa è di nuovo la voce del professor Alberto Asor Rosa).
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