
JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA…
Ernesto Galli della Loggia per "Style - Corriere della Sera"
Almeno sulla rete, i commenti degli italiani all'elezione dei presidenti della Camera e del Senato sono stati in grande maggioranza entusiasti: «Pietro Grasso e Laura Boldrini sono la dimostrazione che i pachidermi della politica sono finalmente destinati all'estinzione»; «Due personaggi che la politica non l'hanno fatta nelle aule parlamentari ma tra le gente»; «Candidati non legati a logiche di partito»; «Una classe politica di naufraghi sta finalmente passando la mano».
E così via su questo tono. Un tono e un punto di vista che testimoniano come, in Italia, sia ancora oggi diffusissimo un modo di guardare alla vita pubblica, e dunque anche alla politica, di un semplicismo, per non dire di un'ingenuità, disarmanti.
Nessuno, tanto per cominciare, sembra chiedersi come mai Grasso e Boldrini si trovassero quel sabato 16 marzo nelle aule del Parlamento. Ovviamente perché eletti. Ma da chi? E come? E perché? La risposta altrettanto ovvia è che entrambi sono stati eletti solo grazie ai «pachidermi della politica», cioè proprio grazie ai vecchi partiti, a quella classe politica di «naufraghi», i quali, evidentemente, sono stati anche quelli che a suo tempo hanno scelto Grasso e Boldrini, e li hanno messi nelle liste in una posizione tale da dare loro l'assoluta certezza di riuscire.
Se qualcuno se ne fosse dimenticato ricordo che infatti, con l'attuale legge elettorale, non sono i cittadini che scelgono i parlamentari, ma le segreterie dei partiti. E tanto più non sono eletti ma nominati dall'alto quei candidati, come Grasso e Boldrini, paracadutati in collegi a prova di bomba: dove in pratica chiunque, assolutamente chiunque, presente in una collocazione come la loro nelle liste del Pd o di Sel, sarebbe stato eletto.
In secondo luogo è opportuno ricordare al «popolo della rete» che, di nuovo, senza la designazione da parte dei «pachidermi della politica» anche l'elezione di Grasso e Boldrini all'alto incarico che ricoprono non avrebbe mai potuto esserci. I due sono oggi Presidenti del Senato e della Camera solo perché il Pd, cioè il suo «pachidermico» segretario, ce li ha voluti.
Altrimenti sarebbero rimasti parlamentari di seconda o terza fila (specie Laura Boldrini, direi) assolutamente sconosciuti ai più. Il che, come si capisce, suscita inevitabilmente una domanda di non poco conto: di quale margine di reale autonomia, politica e no, godono i protagonisti della vita pubblica che arrivano al proscenio attraverso questa trafila? Qual è il loro effettivo, personale, peso politico, pur occupando cariche di tale importanza? E possono non essere considerati anch'essi dei semplici «notabili a disposizione»?
In verità, nonostante a molti italiani piaccia vedere nei nuovi presidenti delle Camere l'espressione di chissà quale «rinnovamento», «aria nuova», eccetera, è assai più fondato, mi sembra, scorgere nella loro elezione il sagace tentativo del vecchio gruppo dirigente del Pd, riunito intorno a Pier Luigi Bersani, di assicurarsi un futuro applicando la vecchia regola nazionale secondo la quale «tutto deve cambiare perché nulla cambi».
Ad esempio, avendo la possibilità (parlo dei vecchi oligarchi e dei «giovani turchi» del segretario), grazie a Grasso e a Boldrini, di prepararsi da oggi in avanti agli appuntamenti del futuro, come l'inevitabile duello con Matteo Renzi o delle eventuali elezioni anticipate, vestendo proprio loro i panni del «nuovo».
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